CONTRO IL “BUDINISMO” DEL MOLLE HOLLANDE, LA FRANCIA AL FETICCIO DEL COMUNISMO
Alberto Mattioli per "la Stampa"
Oggi è un anno esatto dalla vittoria di François Hollande alle Presidenziali. Visto il doppio record raggiunto negli ultimi giorni, di disoccupati e di impopolarità , all'Eliseo non si festeggia. E poi la festa, a Hollande, l'ha già fatta ieri Jean-Luc Mélenchon, il leader del Front de gauche, riprendendo la Bastiglia per una clamorosa manifestazione contro l'austerità , i ricchi, la finanza, i licenziamenti e soprattutto contro il Président. La sinistra di lotta in corteo contro quella di governo: nella storia della Quinta Repubblica, è la prima volta.
E la gauche della gauche ha pure fatto le cose per bene. Annuncia di aver mobilitato 180 mila persone, che sono decisamente troppe perché la piazza della Bastiglia misura 32.250 metri quadrati e cinque persone al metro ci saranno magari nella metro di Pechino all'ora di punta, ma certamente non c'erano ieri pomeriggio a Parigi. La Polizia parla di 30 mila, forse esagerando all'opposto. Di certo i manifestanti erano tanti, quindi politicamente il colpo è perfettamente riuscito. Com'è riuscito il Mélenshow dell'ultimo politico di Francia e forse del mondo capace di fare un comizio.
Un po' tribuno e un po' trombone (un po' molto di entrambi), Mélenchon è un Vendola che sogna di essere Robespierre. In tivù, si è proposto come primo ministro di Hollande; sul palco, sciarpa rossa al collo, l'ha massacrato senza nominarlo: «Il periodo di prova è finito, i conti non tornano. Se lei non sa come fare, noi lo sappiamo», e giù applausi.
E poi amnistia per i «casseurs» che protestano contro i licenziamenti devastando gli uffici dei licenziatori, «referendum revocativo» per i parlamentari che tradiscono o vengono presi con le mani nella marmellata, «Sesta Repubblica subito» e «balai», la ramazza, contro i politici corrotti. Prima dell'Internazionale, Mélenchon cita Victor Hugo: «Niente è più potente di un'idea di cui è venuto il momento» (ma scoppia subito un'altra polemica, perché pare che Hugo questa frase non l'abbia mai detta né scritta, e dire che ne ha dette e scritte un'infinità ...).
Intorno, il passato che non passa: comunisti non pentiti, nuovi e vecchi sessantottini che invocano ancora l'Utopia, rossi antichi ancora traumatizzati dalla caduta del muro di Berlino, giovani indignati contro tutto e contro tutti, pugni chiusi e berretti frigi, scope e bandiere rosse. Gli slogan? «L'austerità non è la soluzione, è il problema», «La finanza fuori», «Ne hanno approfittato abbastanza, via tutti» e perfino «E adesso la pianificazione ecologica». Piace molto «L'humain d'abord», l'umanità prima, frase che non significa nulla ma suona benissimo.
La domanda sorge spontanea: chi paga? Insomma, per uscire dall'austerità bisogna trovare i soldi. La folla della Bastiglia non ha dubbi: pagano i ricchi. Come spiega il tizio simpatico che lancia i cori in piedi su un camioncino indossando una felpa con la scritta «In ogni caso nessun rimorso», in italiano.
Infatti è italiano, si chiama Luca Di Nella, è iscritto al Pcf e comunica che per farla finita con il rigore basta aumentare gli ispettori delle tasse e sguinzargliarli sulle tracce degli esiliati fiscali. D'accordo, ma per una volta che al potere c'è uno di sinistra, benché ipermoderato come Hollande, manifestargli contro non fa il gioco della destra? «No. Anzi, lo rafforziamo. La sinistra vince se fa la sinistra».
I sondaggi, però, danno in clamorosa crescita non il Front de gauche ma l'altro Front, quello national. Che è di destra che più di destra non si può.
HOLLANE VERSO SOLDATOlexpress hollande MélenchonROBESPIERRE