MEGLIO SPIATI O CRIVELLATI? - QUESTA È LA DOMANDA CHE PONE CAMERON, CHE VUOLE INTERCETTARE WHATSAPP E IMESSAGE. MA SE QUESTE APP SONO CRIPTATE, È COLPA PROPRIO DEGLI ABUSI DEI SERVIZI SEGRETI (AMERICANI)
Da “il Foglio”
Lunedì il premier inglese David Cameron era di ritorno dalla grande manifestazione di Parigi per Charlie Hebdo, aveva ancora in mente il massacro e la frustrazione delle agenzie di sicurezza francesi che si sono lasciate sfuggire dalle mani i terroristi islamici, e preso dallo slancio, in un discorso in cui invocava più poteri contro il terrorismo per le agenzie d’intelligence, si è andato a infilare in un pasticcio: ha dichiarato guerra ai sistemi di cifratura e di protezione delle comunicazioni online – che è un po’ come dichiarare guerra a internet.
Cameron ha promesso che se il Partito conservatore vincerà le elezioni di maggio nessuna comunicazione online dovrà essere fuori dalla portata del governo. “Possiamo consentire l’esistenza di un mezzo di comunicazione che non possiamo leggere?”, ha chiesto.
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“La mia risposta è: ‘No, non possiamo permetterlo’”. Basta comunicazioni segrete, basta zone d’ombra digitali in cui terroristi e criminali possono nascondersi, basta sistemi di cifratura che impediscono all’intelligence di fare il proprio lavoro. Se un terrorista comunica su internet, dobbiamo poter sapere cosa dice.
Il proposito era chiaro, ma chi ascoltava Cameron si è subito accorto che qualcosa non tornava: non sono cifrati anche i messaggi su WhatsApp? Non sono cifrati tutte le app e i siti che usiamo ogni giorno? Se Cameron vuole bandire le comunicazioni cifrate, deve bandire anche WhatsApp. E iMessage, e Snapchat, e dovrà anche chiudere il sito ufficiale del Partito conservatore, che usa dei sistemi di cifratura.
Dovrà bandire dal paese gli iPhone, che usano dei sistemi di codifica, e mettere in piedi un sistema di controllo delle comunicazioni digitali che a oggi, scrive Cory Doctorow sul Guardian, esiste solo in Russia, Siria e Iran. Probabilmente Cameron “non sapeva davvero cosa stava chiedendo”, ha scritto Doctorow, i suoi speechwriter non hanno molta dimestichezza con la tecnologia, e il governo inglese non chiuderà mai WhatsApp, come hanno titolato tutti i giornali.
Ma il premier inglese, che pure l’ha sparata troppo grossa, ha centrato un punto: c’è un problema con le comunicazioni protette su internet. La domanda è: abbiamo più paura che il governo riesca a controllare i nostri messaggi o che non riesca a vedere quelli dei prossimi fratelli Kouachi?
Le compagnie tecnologiche hanno scelto la privacy, e soprattutto dopo lo scandalo della Nsa hanno iniziato ad aggiungere ai device e alle app dei sistemi di protezione invalicabili, e in rete c’è tutto un revival della segretezza (si pensi ad app come Snapchat, dove il contenuto scompare dopo poco).
In autunno Apple e Google hanno promesso che i loro prossimi sistemi operativi saranno così protetti che nemmeno loro riusciranno ad accedere ai dati, e questo ha fatto infuriare il capo dell’Fbi James Comey, che ha promesso azioni legali.
Con uno smartphone di nuova generazione, un terrorista potrebbe essere al di sopra della legge, nemmeno con un mandato sarà possibile controllarlo. Ma se non riusciamo a controllare le comunicazioni dei sospetti terroristi, diceva Comey, come facciamo a difendervi?
I fautori della privacy dicono che la minaccia del terrorismo non deve compromettere la nostra riservatezza, ma dopo Charlie Hebdo in molti hanno rivalutato i controlli ossessivi della Nsa che tanto ci hanno scandalizzato un anno e mezzo fa. Le minacce ci sono, dobbiamo proteggerci, magari senza chiudere WhatsApp.