romano prodi mao cina

FCA? PRODI: “NON È ITALIANA” - È GIUSTO CHE UNA BANCA ITALIANA CONCEDA UN PRESTITO PER 6,3 MILIARDI DI EURO CON LA GARANZIA DELLO STATO (SACE-CDP) A UNA SOCIETÀ CHE NON PAGA LE TASSE IN ITALIA E CHE POTREBBE IMPIEGARE QUEI SOLDI FUORI DAL TERRITORIO NAZIONALE? - FUORI DALL’HUFFPOST DI ELKANN, LUCIA ANNUNZIATA SI TOGLIE UN SASSO DALLA SCARPETTA E SU RAI3 SCATENA PRODI CONTRO IL "REGALO" DI CONTE AGLI AGNELLI (CHISSA' ORA COME "REPUBBLICA" FARA' IL CANE DA GUARDIA AL GOVERNO) - AGGIUNGE BENZINA IL VICESEGRETARIO DEL PD ANDREA ORLANDO: “UN’IMPRESA CHE CHI CHIEDE INGENTI FINANZIAMENTI ALLO STATO ITALIANO RIPORTA LA SEDE IN ITALIA. ATTENDO STRALI CONTRO LA SOVIETIZZAZIONE E DOTTI SERMONI SUL LIBERO MERCATO”

 

https://www.money.it/prestito-fca-prodi-non-azienda-italiana-servono-garanzie-investimenti

 

Romano Prodi e John Elkann

FCA diventa un caso. Si è sollevata una polemica, nelle scorse ore, circa la richiesta di prestito - prima soltanto presunta, infine confermata - da parte del Gruppo per un prestito allo Stato italiano per 6,3 miliardi di euro. L’ex Fiat, poi FCA, infine FCA-PSA, ha progressivamente espanso la produzione fuori dall’Italia, e ha spostato la sede legale a Londra e quella fiscale in Olanda.

 

È giusto, si sono chiesti i critici, concedere un prestito a una società che non paga le tasse in Italia e che potrebbe impiegare quei soldi fuori dal territorio nazionale? Una risposta l’ha data l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, per il quale FCA non è assolutamente un’azienda italiana, ma non sarebbe questo a rappresentare un problema. Ma prima vediamo cosa è successo.

Carlo De Benedetti Lucia Annunziata Walter Veltroni

 

Il settore dell’automobile è uno dei più colpiti dall’emergenza coronavirus, sia per le limitazioni alla produzione che per il fatto che, essendo costretti a limitare gli spostamenti, molti potenziali acquirenti non hanno pensato ad acquistare un nuovo mezzo di locomozione. Per questo Giuseppe Conte ritiene che FCA sia legittimata ad usufruire nel prestito.

 

Prodi

“Se ne può beneficiare è perché evidentemente risponde alle prescrizioni di cui al decreto, quindi non stiamo parlando di privilegi concessi a qualcuno. Le società sono Italia, sono fabbriche italiane, lavoro italiano, producono in Italia, e occupano tantissimi lavoratrici e lavoratori”.

 

Il vicesegretario del Partito Democratico Andrea Orlando ha subito scritto su Twitter: “Senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa: un’impresa che chi chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia. Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato”.

GAD LERNER LUCIA ANNUNZIATA

 

Anche Carlo Calenda, leader di Azione, ha manifestato perplessità: “Ovviamente la sede legale e fiscale torna a Torino. Perché altrimenti andremo sul surreale”.

 

Simile il parere di Romano Prodi, che, intervistato da Lucia Annunziata su Rai3 nel corso della trasmissione Mezz’ora in più, ha spiegato che “Fiat non è più italiana”, ma non sarebbe un problema finanziare imprese non italiane. Bisogna, però, “avere le garanzie che gli investimenti vengano fatti in Italia”.

 

andrea orlando 1

Al momento, ha detto Prodi, soltanto un quarto della produzione di FCA è in Italia, e “fra pochi mesi sarà un ottavo: bisogna assolutamente fare una politica molto chiara su questo”.

 

“Bisogna capire qual è la strategia della Fiat sul settore dell’auto, visto che per molti aspetti l’azienda è uscita dal settore e ha perseguito strategie alternative”, ha detto l’ex leader del centrosinistra. Bisogna segnare un cambio rispetto al passato: va bene “dare questi soldi, ma bisogna imporre il rispetto dei patti presi”. Cosa che non è mai stata fatta.

CARLO CALENDA OSPITE DI DIMARTEDI

 

Intanto l’affaire FCA è diventato un caso anche nel giornalismo italiano. Dopo la polemica sul prestito e il recente acquisto di GEDI, editore di Repubblica, da parte di Exor (che controlla FCA), Gad Lerner ha deciso di lasciare il quotidiano.

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