SMETTETE DI LECCARE: GLI USA NON VOGLIONO SALVINI E MELONI AL GOVERNO – AGITANDO DOSSIER, WASHINGTON CI STA DICENDO CHE NON È ACCETTABILE LA PRESENZA NEL FUTURO GOVERNO DI UN PERSONAGGIO COME IL TRUCE, INTERPRETE NUMERO UNO DELLA LINEA FILO-RUSSA. A MAGGIOR RAGIONE SE A PALAZZO CHIGI DOVESSE SALIRE UNA GIOVANE LEADER INESPERTA, A CAPO DI UN PARTITO NON DEL TUTTO IMPECCABILE NELLE SUE CREDENZIALI INTERNAZIONALI. VEDI IL VOTO DELLA MELONI, IN DUPLEX CON SALVINI, A FAVORE DEL PUTINIANO ORBAN - AMORALE DELLA FAVA: ANCHE SE VINCONO, IL LORO GOVERNO DURERA' LO SPAZIO DI UN MATTINO...
Stefano Folli Per “la Repubblica”
mario draghi riceve antony blinken 3
La telefonata del segretario di Stato americano, Blinken, al presidente del Consiglio ha reso ancora più chiaro lo scenario in cui si collocano le elezioni italiane del 25 settembre. E spiega il vero senso delle indiscrezioni sui finanziamenti russi in Occidente: quelle allusioni, quel dire e non dire circa i soldi che sarebbero arrivati da Mosca a partiti e movimenti, forse anche italiani.
IL CREMLINO E LE ELEZIONI ITALIANE
Tutto si lega, come è evidente: la guerra in Ucraina, la determinazione americana e quella dell'Unione (vedi il discorso della Von der Leyen), il ruolo di Draghi nella Nato e agli occhi di Washington. E ovviamente, anzi soprattutto, le incognite del prossimo governo. C'è un punto dunque in cui tutti i fili si uniscono. Un punto sottinteso in quasi tutti i commenti e analisi che hanno affrontato il tema delle ingerenze russe, ma quasi mai emerso in superficie in modo esplicito.
E si capisce: si tratta della questione più delicata per il momento che stiamo vivendo. Riguarda, certo, eventuali finanziamenti opachi arrivati dall'est a partiti, fondazioni, testate cartacee o via web. Tuttavia tale aspetto, pur molto grave e tale da configurare dei reati, è persino secondario rispetto alla collusione politica tra il governo di Mosca e qualche protagonista o comprimario della politica occidentale. Di quella italiana, in particolare.
Questo è il nodo che s' intravede dietro l'attivismo americano e il gioco delle mezze notizie. Sono avvertimenti, senza dubbio. Ma non sono generici. L'alleato ci sta dicendo tra le righe che non è accettabile la presenza nel futuro governo di un personaggio come Matteo Salvini, interprete numero uno della linea filo-russa. Non è il solo, ovviamente: sappiamo quanto siano stati scarsamente trasparenti, a dir poco, i rapporti di Giuseppe Conte - e prima di lui Beppe Grillo - con Mosca e Pechino. Ma i 5S oggi sono lontani dall'area del governo e la questione non si pone con urgenza.
viktor orban incontra matteo salvini a roma
Viceversa Salvini è il secondo partner della coalizione di centrodestra, è da anni al centro della vita politica, è stato ministro dell'Interno: nell'opinione di un osservatore esterno, egli appare una figura in grado di condizionare la politica estera del centrodestra. A maggior ragione se a Palazzo Chigi dovesse salire una giovane leader inesperta, peraltro a capo di un partito non del tutto impeccabile nelle sue credenziali internazionali.
Di sicuro non è sfuggito, a questo osservatore esterno, il distinguo pro-Orban da parte di Lega e FdI mentre il Parlamento europeo condannava la carenza di democrazia in Ungheria. Sarebbe tuttavia ingiusto dire che Blinken non ha fatto distinzioni tra Salvini e Giorgia Meloni. Le ha fatte. Ed è per questo che l'obiettivo della campagna in atto è proprio il leghista. Non tanto la Lega e ciò che rappresenta rispetto a un rilevante segmento di opinione, quanto il suo capo che continua a chiedere la fine delle sanzioni con argomenti graditi al Cremlino.
Del resto, non ci vuole molta fantasia per capire che a Washington sarebbero lieti di un altro governo Draghi, magari per l'intera legislatura. Non potendo ignorare che in Italia si vota tra poco più di una settimana, ecco che si appellano alla solidarietà atlantica in un frangente drammatico, mentre l'Europa è scossa da una guerra la cui intensità era ignota dai tempi del secondo conflitto mondiale. È anche questa un'ingerenza?
Il partito filo-russo non perderà l'occasione di proclamarlo. In realtà la sovranità italiana comprende anche gli obblighi nel sistema internazionale delle alleanze. In definitiva, il passo di Blinken e gli elogi a Draghi sono anche un modo per informare Giorgia Meloni circa la contraddizione che l'Italia atlantica ed europea non può permettersi. Una contraddizione che si chiama Salvini, come dovrebbero sapere anche i timidi dirigenti del Carroccio vissuti all'ombra del "capitano".