TOGHE ROTTE – MA QUANTO FA PAURA IL PREMIER TWITTATORE! – I MAGISTRATI SI SPACCANO SULLA RIFORMA DELLA RESPONSABILITÀ CIVILE E ALLA FINE DECIDONO DI NON SCIOPERARE – ANDRANNO SUL COLLE IN PROCESSIONE DALLA MUMMIA SICULA
Francesco Grignetti per “la Stampa”
L’incubo è di passare per una delle tante caste di questo Paese. E perciò la maggioranza dei magistrati ingoia faticosamente il rospo, ma non se la sente di proclamare sciopero contro il governo Renzi sul ddl che modifica la Responsabilità civile dei giudici. Eppure è stato necessario un interminabile pomeriggio di discussioni e liti al vertice dell’associazione nazionale magistrati, perché una combattiva minoranza, invece, lo sciopero lo voleva eccome.
«Lo sciopero - si affanna a spiegare il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli - sarebbe stato un errore strategico. Pur consapevole che la riforma voluta dal governo è sbagliata e avrà pesanti ricadute, uno sciopero avrebbe il valore di una testimonianza disperata e impotente. Nel peggiore dei casi sarebbe additato come la chiusura di una casta che difende i suoi privilegi». Appunto. I magistrati hanno sperimentato sulla loro pelle quanto siano efficaci i sarcastici twitter del premier.
La Camera voterà martedì la riforma. Un passaggio quasi epocale, considerando che si ritoccano le regole della legge Vassalli risalente al 1988. «Il testo - dice Danilo Leva, Pd, relatore - è molto rigoroso ed equilibrato. Garantisce l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, confermando il sistema della responsabilità indiretta, ma allo stesso tempo supera le inefficienze evidenziatesi nel tempo».
In vista di questa scadenza, alcune correnti della magistratura - Proposta B, Magistratura indipendente, Autonomia e Indipendenza - avevano spinto per proteste eclatanti. Secondo Andrea Reale, leader di Proposta B, «questa proposta di legge è scandalosa: un potere dello Stato è sotto attacco, lo sciopero non è un isterismo, ma un segnale irrinunciabile». Gli altri gruppi, maggioritari, però, non la pensano così. Secondo Anna Canepa, leader di Magistratura Democratica, «se lo ritenessimo utile, fruttuoso per il nostro obiettivo, potremmo anche praticare lo sciopero. In passato ne abbiamo fatti. Non mi spavento. Ma in questa fase non lo ritengo utile. Molti colleghi non lo farebbero, neanche in forma di sciopero bianco. Ciò che conta, in uno sciopero, è la sua riuscita, altrimenti diventa un boomerang». Stessa posizione per Unicost.
L’Anm non rinuncia a protestare. Chiederà un incontro con il nuovo Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per evidenziare quelle parti della riforma che ritengono «incostituzionali». Hanno scritto anche un documento, una sorta di lettera aperta ai parlamentari e ai cittadini: la legge è «incostituzionale» e «punitiva». Nulla - conclude l’Anm - «ci impedirà di continuare a chiedere alla politica di assumere le proprie responsabilità: perché affronti i veri problemi che risiedono soprattutto in una domanda incontrollata di giustizia, con sopravvenienze ingestibili».