luigi di maio matteo salvini

''SIAMO COME UNA COPPIA, E IL GOVERNO VA AVANTI, LO VUOLE IL MARITO''. DI TUTTE LE FRECCIATE TRA SALVINI E DI MAIO, QUESTA È LA PIÙ VELENOSETTA. MA LA DOPPIA PARTE IN COMMEDIA DEI DUE VICEPREMIER È DIVENTATO UNO SHOW CONTINUO, CHE NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LE EUROPEE MA HA AZZERATO OGNI ALTRA OPPOSIZIONE

 

Mario Ajello per ''Il Messaggero''

 

LA STORIA

«Siamo due menti senza un singolo pensiero». Così dicevano di se stessi, Stanlio e Ollio nei «Figli del deserto». Luigi e Matteo non raggiungeranno mai i vertici di questa coppia comica. Però s' impegnano in uno show h24 che, a seconda dei gusti, diverte o deprime. E guai a rispolverare l' immagine celeberrima dedicata ai ministri Formica e Andreatta che sono passati alla storia per tante cose ma anche perché si comportavano l' uno contro l' altro come «due comari sul ballatoio».

 

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO BY LUGHINO

Di Maio e Salvini infatti più che accapigliarsi su un ballatoio a colpi di sfottò anche raffinati («Formica? Ah, quel commercialista di Bari...», diceva il suo avversario) sono impegnati in una guerra (anzi guerricciola) di cielo, di terra e di mare. Di cielo: «Ora ho capito perché Salvini fa più comizi di me in giro per l' Italia. Perché viaggia gratis con i voli di Stato, io invece solo normali aerei di linea» (Di Maio).

 

«Io, al contrario di altri, lavoro. E solo 43 volte, unicamente per viaggi istituzionali, ho preso voli di Stato» (Salvini). Di terra, o di terra-terra: «E i morti sul lavoro aumentati? Di Maio se ne occuperà quando avrà finito di insultare chi governa con lui». «Salvini? E' inumano fare campagna sui morti». Di mare: «Nella lotta a sbarchi non bisogna esagerare» (Di Maio), «Ma Di Maio cambia sempre idea su tutto?». Ieri l' ultima scaramuccia. «Siamo come una coppia, io sono il marito», dice il leghista.

«A me Salvini pare un pugile suonato», replica il pentastellato. E via così.

 

GALLI NCOPP A MUNNEZZ

luigi di maio versione stalin

«La commedia teatrale», la chiama Pier Ferdinando Casini. O forse è la rissa dei galli ncopp a munnezza (quella di una Paese sfibrato e incredulo davanti allo show), come la chiamerebbero a Napoli? La parte seria dello spartito infinito e ridondante («Matteo straparla», «Ma che cosa gli è successo a Luigi, ha perso la testa?») riguarda il contesto. Quello di una campagna elettorale tutta giocata sul bisticci dei due, e la lite e la lagna («Se Di Maio non mi attacca ogni giorno non è contento, ma ora mi sono rotto le p...», «Salvini? Che delusione...») soverchiano, schiacciano, annichiliscono l' intero paesaggio politico. Non lasciano spazio a nessuno. Abbassano ogni tema al livello di offesa personale.

matteo salvini come donald trump

 

E l' Europa? Ma quale Europa!

E le ricette per l' Italia? Che?! Il corpo a corpo tra i due che un tempo venivano effigiati come amanti nell' atto del bacio sui muri di Roma, e che dicevano «c' è un' amicizia vera tra di noi, una stima reciproca», è quello che non lascia spazio a nessun altro protagonista in campo perché il bipolarismo maggioranza-opposizione lo incarnano loro, e su ogni tema uno fa l' oppositore e l' altro il governante e poi si scambiano la parte: io attacco e tu difendi ma poi tocca a te, tu attacchi e io difendo. Di lotta e di governo tutti e due, ecco. E non resta niente a nessuno altro.

 

Di Maio che incontrava i violenti dei gilet gialli ora dice che Salvini «se la fa con i fascisti e i filo-nazisti in Europa» (da incendiario a pseudo-responsabile insomma), e Salvini risponde: «Ah, questa gente che cerca fascisti, comunisti, nazisti, marziani, venusiani... i ministri sono pagati per lavorare».

 

salvini di maio

E da Siri al Salone del Libro, da Rixi forse condannato e forse no al Salva-Roma, dallo spread alla Tav, dalle buche stradali ai balconi (il balcone di Palazzo Chigi in cui Di Maio annunciò «l' abolizione della povertà» non piacque a Salvini, i balconi che sbeffeggiano Salvini con le lenzuola divertono Di Maio), dalla questione morale («La Lega si guardi dentro, per noi la corruzione è inammissibile») all' autonomia («A Salvini dico: ma che fretta c' è?») e a tutto il resto, l' effetto minestrone dilaga e rischia di non essere digeribile. A questo proposito, ecco la cena galeotta. Quale? Quella più adatta per litigare. «Ormai si sta buttando sempre più a sinistra Di Maio. Buon viaggio!». «Ah, io sarei quello di sinistra? Ma a cena con la Boschi io non sono mai andato, a differenza di Salvini».

luigi di maio matteo salvini san valentino

 

Il riferimento è a un party sulla giustizia in un locale di Via Tomacelli, in cui Matteo e Maria Elena erano entrambi ma a stento si sono salutati. E comunque: «Salvini è arrogante come Renzi, si vede che è in difficoltà».

 

«Di Maio non vuole aumentare il debito? Si vede che ha cambiato idea». Di Maio: «Non permetterò di far portare l' Italia fuori dalla Ue». Salvini: «Mi arrabbierei molto se il decreto sicurezza bis non avrà l' ok in consiglio dei ministri». «La verità è che Salvini vuole fare l' uomo solo al comando. Ma ne abbiamo già avuti...». Matteo come il Duce insomma.

 

TV DI PROVINCIA

 E il tema migranti che li univa?

«L' emergenza non è l' immigrazione, è la corruzione» (quella della Lega, ovviamente). Parola di Luigi. E o fa l' offeso il leghista: «Gli attacchi di Di Maio?

recessione di maio salvini

Non m' interessano». Oppure fa il permaloso il grillino: «Con Salvini non è tutto tranquillo, ma non sono io che insulto...».

 

 Il mondo salvato dai ragazzini?

 

Non è questo il caso. Qui la questione vera è che una campagna elettorale s' è trasformata in una sorta di seduta di autocoscienza, la mia contro la tua, in un duplice solipsismo da vicendevole recriminazione, nell' eliminazione di ogni altra voce perché i ruoli della commedia sono tutti occupati da quei due in una confusione e sovrapposizione dei ruoli: attaccante-difensore, vittima-carnefice, lotta-governo, maggioranza-opposizione, urlo e contro-urlo, broncio e contro-broncio. E il palcoscenico della normale fisiologia democratica sembra diventato uno dei tanti show, da tivvù di provincia, sulle coppie che scoppiano.

SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…