DA INDIGNATI A INCAZZATI - ANCHE NEGLI USA UNA MINORANZA BLACK BLOC DEL MOVIMENTO “OCCUPY WALL STREET” MANDA IN VACCA LA MANIFESTAZIONE DI OAKLAND, IN CALIFORNIA - E NEL GIORNO DELLO SCIOPERO GENERALE (IL PIÙ IMPORTANTE DEGLI ULTIMI 65 ANNI) UN GRUPPO DI DIMOSTRANTI SFASCIA BANCHE E NEGOZI: SCONTRI CON LA POLIZIA A E PORTO BLOCCATO (IL QUINTO PIÙ GRANDE D’AMERICA) - E DALLA NAFTALINA RISPUNTA ANCHE ANGELA DAVIS, STORICA ATTIVISTA DELLE PANTERE NERE...
Angela Vitaliano per il "Fatto Quotidiano"
C'è un elemento fondamentale che ha caratterizzato il movimento "Occupy Wall Street" sin dai primi giorni, nell'ormai lontano settembre, ed è stato quello di presentarsi sempre come un movimento assolutamente non violento, che oppone sempre e comunque resistenza pacifica alla polizia e rifugge alla debolezza di lasciarsi coinvolgere in qualsiasi tipo di provocazione esterna.
Perciò, nel giorno in cui a Oakland, in California, questa "linea di rigore" viene spezzata da un gruppo di dimostranti che si mette a lanciare oggetti pesanti contro la polizia e a vandalizzare un edificio, sebbene vuoto, rompendone vetri e ricoprendolo di graffiti, il 99% degli altri "occupanti" dichiara immediatamente la sua condanna e il suo scontento.
La violenza è scoppiata a margine di una manifestazione, per il resto pacifica e senza incidenti, che aveva portato alla chiusura temporanea del porto cittadino, il quinto più importante del Paese, soprattutto per il traffico merci con l'Asia. Nella serata di mercoledì, infatti, un migliaio di dimostranti aveva simbolicamente "dichiarato vittoria" quando l'occupazione del porto aveva determinato la sospensione delle attività commerciali in corso.
Quello di mercoledì, fra l'altro, era stato il primo episodio concreto di una dimostrazione di "occupazione " di un luogo commerciale; finora, infatti, a cominciare da Zuccotti Park per finire a tutte le altre città , Occupy Wall Street si è limitato a marce e occupazione di aree geografiche cittadine come, appunto, quella a ridosso della Borsa di New York. La protesta di Oakland, invece, si innestava in una giornata intera di sciopero generale dichiarata in città che aveva, peraltro, ottenuto la solidarietà di altre zone della protesta come appunto New York e Los Angeles.
Tuttavia, già nella giornata di mercoledì, gruppi di dimostranti, definiti immediatamente come "agitatori", aveva cominciato a danneggiare vetrine e sedi di banche cittadine; episodi di violenza che erano poi culminati nell'occupazione di un edificio vuoto, vandalizzato e devastato in poco tempo. La conseguenza, ovviamente, si è tradotta in uno scontro con le forze dell'ordine e con alcuni feriti, sebbene non in maniera grave, sia tra i dimostranti che tra i poliziotti.
La condanna della violenza, comunque, è stata immediata e totale, perché è ben chiaro a tutti che essa potrebbe fornire facili alibi a coloro che stanno provando a mettere a tacere la protesta. D'altro canto lo sciopero generale di ieri a Oakland è stato il più importante negli ultimi 65 anni e i settemila manifestanti che hanno sfilato nelle strade cittadine hanno catalizzato su di loro l'attenzione del resto del Paese.
Angela Davis, storica attivista del gruppo delle Black Panther, presente alla marcia di ieri, ha galvanizzato i partecipanti sottolineando che "gli occhi del mondo sono sulla nostra città anche se ora ci sono movimenti di "Occupazione" anche in Asia in Sud America e in Europa. Il 99% della popolazione si sta sollevando in tutto il pianeta". Vale la pena ricordare che il movimento delle Black Panthers, di cui la Davis fu un'attivista , nacque proprio ad Oakland negli anni Sessanta. Inizialmente il movimento aveva come obiettivo quello di salvaguardare i quartieri Afro Americani dalla violenza e dal razzismo della polizia.
Nel tempo, però, il movimento ottenne attenzione nazionale diventando un vero fenomeno di controcultura. Non stupisce, dunque, ritrovare una figura come quella di Angela Davis fra i dimostranti che mercoledì hanno "occupato" la città né tantomeno ci si può sorprendere se nella battaglia contro l'1% che gestisce il potere economico del Paese subentri anche un fattore "razziale", dal momento che gli Afro Americani continuano ad essere gli anelli più deboli della catena economica e quelli che più di tutti stanno pagando il prezzo di una crisi infinita.
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