FUGA DAL LINGOTTO - LANDINI AZZANNA MARPIONNE: “FIAT NON INVESTE IN ITALIA, INTERVENGA IL GOVERNO” E L’AD REPLICA: “FALSITA’” (MA NON FORNISCE ALCUN DATO)

Teodoro Chiarelli per "La Stampa"

Maurizio Landini attacca: «Gli Agnelli non investono in Italia, intervenga Palazzo Chigi». Sergio Marchionne risponde a stretto giro di posta da Detroit: «La questione degli investimenti è falsa. Abbiamo speso miliardi in Italia». La tensione fra il leader della Fiom e l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler rimane altissima. Il sindacalista, nonostante i risultati ottenuti e gli impegni ribaditi dal manager, non perde occasione per sparare sul gruppo presieduto da John Elkann.

Landini sollecita Palazzo Chigi. «Il governo deve intervenire perché la Fiat investa in Italia, dal momento che in tutta questa brillante operazione finanziaria di Marchionne emerge che la famiglia Agnelli non tira fuori neanche un euro». E insiste: «E' necessario che la Presidenza del Consiglio, che si preoccupa di portare in Italia investitori stranieri, si preoccupi anche e soprattutto che i grandi gruppi italiani non vadano via In un Paese serio, come è avvenuto negli Stati Uniti, Germania, Francia, la discussione su un patrimonio industriale deve essere al centro delle attenzioni del governo».

«Falsità», taglia corto Marchionne quando allo stand della Chrysler all'Auto Show di Detroit gli riferiscono delle dichiarazioni del sindacalista. Piuttosto, rinnova le preoccupazioni sulla situazione economica italiana. «L'Italia ha bisogno di una spinta», sospira. Il neo segretario del Pd, Matteo Renzi, potrebbe essere un asso nella manica per il Paese? «Non posso esprimere un'opinione Renzi, non lo conosco abbastanza - replica. Ma ben venga qualsiasi asso possiamo trovare per risolvere i problemi di questo Paese».

Poi torna ad affrontare il nodo della sede di Fiat-Chrysler, settimo gruppo automobilistico mondiale. «E' una questione difficile, ci sono tante tante implicazioni emotive. Nessuna decisione è stata presa, ma c'è una naturale propensione a spostarsi qui per il mercato efficiente, anche se non perfetto, e per le capacità di finanziarsi».

Il manager italo canadese, del resto, non ha da affrontare solo le preoccupazioni e le diffidenze in Italia. Anche qui negli Usa ci sono timori da fugare. Eccolo quindi sottolineare che nella nuova entità sopravviveranno sia il nome Fiat che quello Chrysler e rassicurare i dipendenti di Auburn Hills, quartier generale di Chrysler: «Sono insostituibili, resteranno negli Usa». Anche perché, sottolinea, il gruppo realizza più del 50% delle vendite in Nord America, e i brand Chrysler sono americani e lo resteranno. Quando si ha a che fare con aziende longeve come Fiat e Chrysler, che hanno una lunga storia e tradizione, spiega, è necessario trovare le giuste modalità per unirle.

Nel frattempo l'ad con il maglioncino nero incassa il plauso del governatore del Michigan, Rick Snyder, in visita all'Auto Show. «Sono felice della transazione che sta per essere completata fra Fiat e Chrysler - commenta mentre con Marchionne visita lo stand della Jeep - C'è un futuro brillante per tutti noi. Il nostro ruolo è creare il contesto giusto per gruppi di successo che continuano a fare sempre il meglio».

Gli obiettivi, d'altra parte, sono ambiziosi. Soprattutto per quanto riguarda i marchi più prestigiosi del gruppo, come Jeep. Il brand icona Usa negli ultimi due anni ha registrato record assoluti di vendite a livello globale: 731.565 unità nel 2013 e 701.626 del 2012. Marchionne annuncia che quest'anno punta a superare il milione di Jeep vendute, con un balzo spettacolare di quasi il 40%.

Intanto Marchionne ha iniziato a guardare a tutta la struttura finanziaria di Fiat E Chrysler. «A maggio - dice - con la presentazione del piano industriale triennale, avremo le idee piuttosto chiare su come finanziare tutta la baracca». Però non si sbilancia sulle trattative sul debito di Chrysler per togliere i covenant che daranno accesso alla cassa del gruppo americano.

«Stiamo cercando di vedere come sfruttare le opportunità disponibili sul mercato, un mercato che è estremamente liquido, e di sfruttare le capacità di Chrysler di finanziarsi e autorifinanziarsi. Ma ci sono dei covenant su una parte del finanziamento di Chrysler che non ci danno l'opportunità, a meno che non faccia dei pagamenti osceni, di rinnovare e rinegoziare il prestito fino al 2016. Quindi parliamo di due anni e rotti».

 

 

FORNERO MARCHIONNE PASSERA LANDINI FIAT Agnese-Landini-e-Matteo-Renzi.LANDINIFIAT CHRYSLER Sergio Marchionne fiatRENZI E LETTAfiat marchionne monti

Ultimi Dagoreport

peter thiel donald trump elon musk

DAGOREPORT – MUSK È IL “DOGE”, MA IL VERO BURATTINO DELLA TECNO-DESTRA USA È PETER THIEL. PER AVERNE LA PROVA BASTA VEDERE LA PARABOLA ASCENDENTE DELLA SUA “PALANTIR” IN BORSA: IN UN MESE, HA GUADAGNATO IL 65% (IL 39 IN UNA SETTIMANA) – COSA POTRÀ FERMARE L’AVANZATA DEI MILIARDARI TECH A STELLE E STRISCE? IL LORO EGO E GLI INTERESSI OPPOSTI. IN QUESTE ORE THIEL HA ASSISTITO AL “TRADIMENTO” DEL SUO EX PUPILLO ZUCKERBERG: È STATA “META” A DIVULGARE IL CASO “PARAGON”. E THIEL HA GROSSI ACCORDI CON L’AZIENDA CHE PRODUCE IL SOFTWARE PER SPIONI GRAPHITE – IL REGALONE A MUSK: CONTROLLANDO I PAGAMENTI DEL PENTAGONO, POTRÀ VEDERE I CONTRATTI DELLE SOCIETÀ CONCORRENTI A SPACEX…

michael czerny kevin joseph farrell bergoglio papa francesco vaticano pietro parolin matteo zuppi

PAPA FRANCESCO COME STA? IL PONTEFICE 88ENNE È TORNATO DAL BLITZ DI 9 ORE IN CORSICA DEL 15 DICEMBRE SCORSO CON UNA BRONCOPOLMONITE CHE NON GLI DA’ TREGUA: COLPI DI TOSSE, IL CONTINUO RESPIRO SPOSSATO, IN COSTANTE MANCANZA D'OSSIGENO - I MEDICI DELLA SANTA SEDE STANNO CURANDO LA BRONCOPOLMONITE CON DOSI MASSICCE DI CORTISONE. E CORRE VOCE CHE LO VOGLIONO PORTARE AL POLICLINICO GEMELLI PER RIMETTERLO IN PIEDI, MA LUI RIFIUTA (PREFERISCE IL FATEBENEFRATELLI) - I CARDINALI FEDELISSIMI DI FRANCESCO (TRA CUI MICHAEL CZERNY E KEVIN JOSEPH FARRELL) SI DANNO MOLTO DA FARE PER LA SALUTE DI BERGOGLIO. E TE CREDO: NELLA CHIESA VIGE UNO SPOIL SYSTEM RADICALE: IL GIORNO IN CUI IL PONTEFICE VOLA NELLA CASA DEL SIGNORE, TUTTE LE CARICHE DELLA CURIA ROMANA DECADONO…

daniela santanche giorgia meloni

LA “SANTA” NON MOLLA – DI FRONTE AL PRESSING SEMPRE PIÙ INSISTENTE DEI FRATELLI D’ITALIA, COMPRESO IL SUO AMICO LA RUSSA, E ALLA MOZIONE DI SFIDUCIA OGGI ALLA CAMERA, LA MINISTRA DEL TURISMO RESTA AL SUO POSTO. E OSTENTA SICUREZZA ANCHEGGIANDO CON PULCINELLA A MILANO. IMMAGINI CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA SEDIA I CAMERATI DI FRATELLI D'ITALIA, CHE CHIEDONO LA SUA TESTA ALLA MELONI. EVIDENTEMENTE, LA “PITONESSA” HA DEGLI ASSI NELLA MANICA SCONOSCIUTI AI PIU', CHE LA RENDONO SICURA DI NON POTER ESSERE FATTA FUORI…

donald trump xi jinping coronavirus mondo globalizzazione

DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI DELL'ORDINE GEOPOLITICO MONDIALE. UNO TSUNAMI MAI VISTO. DA ORIENTE A OCCIDENTE, SI STANNO CAGANDO SOTTO. TUTTI, ECCETTO UNO: LA CINA - AL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, L'UNICO ANTIDOTO È L’IMPERO DEL DRAGONE, LA SOLA POTENZA CHE OGGI PUO' RIBATTERE AD ARMI PARI AL BORDELLO NEO-IMPERIALISTA DELLA TECNODESTRA USA - DAVANTI AL BULLISMO DI TRUMP, XI JINPING È RIMASTO TRANQUILLO COME UN PISELLO NEL SUO BACCELLO. ALL’ANNUNCIO DEI DAZI USA AI PRODOTTI CINESI, LA RITORSIONE DI PECHINO È STATA IMMEDIATA - POCHI MEDIA HANNO SOTTOLINEATO QUAL È STATA LA DURA RISPOSTA DI XI JINPING SUL NAZI-PROGETTO TRUMPIANO DI DEPORTARE DUE MILIONI DI PALESTINESI: “GAZA È DEI PALESTINESI, NON UNA MERCE DI SCAMBIO POLITICA, NÉ TANTO MENO OGGETTO DI QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE IN BASE ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA" - RISULTATO: LE SPARATE DEL TRUMPONE STANNO RENDENDO INAFFIDABILE WASHINGTON AGLI OCCHI DEL MONDO, COL RISULTATO DI FAR SEMBRARE IL REGIME COMUNISTA DI XI JINPING, UN INTERLOCUTORE SERIO, PACIFICO E AFFIDABILE PER FARE AFFARI, A PARTIRE DALL'EUROPA. LA SVOLTA PRO-CINA DI URSULA CON SBERLA AL PRIMO BULLO AMERICANO...