NANI IN EUROPA – ITALIA E GRECIA VERSO UNA SONORA SCONFITTA SULLE QUOTE DI MIGRANTI DA RIPARTIRE – L’ULTIMA IDEA È QUELLA DI NON RENDERLE OBBLIGATORIE – 12 STATI SU 28 SONO CONTRARI ALLA NATURA VINCOLANTE DELLE QUOTE, GLI ALTRI SONO PER PERDERE TEMPO

Marco Zatterin per “la Stampa

 

Quarantamila sì, ma senza che lo ordini l’Europa. L’«ambizioso piano» con cui la Commissione di Jean-Claude Juncker ha proposto uno schema temporaneo di redistribuzione obbligatoria dei migranti che hanno diritto alla protezione internazionale - 24 mila presi in Italia e 16 mila in Grecia - si va arenando sul tavolo del Consiglio, il conclave dei governi nazionali.

 

juncker merkeljuncker merkel

«Le quote vincolanti non possono passare», assicura una fonte altolocata, che parla di «opposizione diffusa». Così si sta approntando un «piano B» che salvi l’onore dell’esecutivo e dell’Ue solidale. «Lavoriamo a un meccanismo su base volontaria - spiega il diplomatico - per mantenere l’impegno senza introdurre un principio che pochi vogliono». E sperare che il fine riesca a giustificare i mezzi.


L’ipotesi va declinata al condizionale anche se raccoglie conferme, del resto è chiaro che lo strappo in avanti del Team Juncker rischia di sbattere contro le resistenze di troppe capitali. L’ultima conta: dodici stati su ventotto s’oppongono alla natura vincolante della riallocazione, sette non digeriscono quella che chiamano «l’eccessiva attenzione al Mediterraneo». Sono i paesi baltici e dell’area centro-orientale, guidati dalla Polonia. Non vogliono che venga favorito il principio della ripartizione automatica. Per loro, la solidarietà si esprime quando qualcuno ne ha bisogno e se c’è la possibilità di farlo.

DONALD TUSK DONALD TUSK


Tutta questa pressione ha avuto l’effetto di rallentare i lavori sull’attuazione sulle «quote». Italiani e greci - i diretti interessati nonché le sole delegazioni integralmente favorevoli al progetto della Commissione - accusano la presidenza di turno lettone di aver frenato l’iter. Dal varo di fine maggio ci sono stati solo incontri tecnici e la prima riunione politica sarà oggi. Il Consiglio Interni di martedì, che poteva essere decisivo, sarà pertanto solo una tappa.

 

Il dossier finirà al vertice del 25-26 giugno, dove il banco è tenuto da Donald Tusk, polacco in cerca d’una soluzione che accontenti Varsavia e gli altri, senza che la spaccatura diventi troppo evidente. Un risultato ormai certo è che non si parte da luglio. Slittamento probabile ad agosto o settembre. Per l’Italia è ancora il male minore.

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Dalle parti di Tusk si stigmatizza che Juncker si sia «spinto oltre il mandato avuto dai leader in aprile» invece che attenersi a una redistribuzione temporanea per aventi diritto su base volontaria. Ne consegue che ci attendono settimane di discussioni accese, in cui molto dipenderà dalla capacità negoziale italiana e dalla volontà franco-tedesca di dare un senso compiuto al combinato disposto di solidarietà e responsabilità.

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Alla Commissione insistono che «la partita è aperta» e avvertono che la morte del loro piano «sarebbe l’inizio della fine dell’integrazione europea e condurrebbe ad un attacco di Schengen». Esagerato il primo concetto, azzeccato il secondo. Se l’Italia non sarà aiutata, è facile che faccia finta di niente e lasci filtrare verso il Nord un bel numero di migranti. Austriaci, tedeschi, francesi e altri potrebbero essere tentati dal chiedere il ritorno dei controlli di frontiera. Oltre il danno della solidarietà mancata e dei valori comuni traditi, sarebbe una beffa di cui pagherebbero il conto milioni di cittadini.

 

IL CENTRO  IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIAIL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIAIL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIAIL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIA

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