TONINO IN MEZZO ALL’ITALIA DEI LIVORI - NELL’IDV MONTA LA PROTESTA CONTRO IL PADRE-PADRONE DI PIETRO - TUTTI I BIG DEL PARTITO CONTESTANO L’ADDIO ALLA “FOTO DI VASTO”, L’APPIATTIMENTO SULLA LINEA “GRILLINA” E GLI ATTACCHI RIPETUTI AL QUIRINALE - PER TUTTA RISPOSTA TONINO HA ACCUSATO I DISSIDENTI DI PUNTARE A UN SEGGIO COL PD - “È DA QUANDO GRILLO GLI HA DETTO DI NO ALL’ALLEANZA, NONOSTANTE LA MEDIAZIONE DI CASALEGGIO CHE HA PERSO LUCIDITÀ E STRATEGIA DI LUNGO RESPIRO”…

Sara Nicoli per il "Fatto quotidiano"

Sulla carta si tratta solo di divergenze minimali, di "letture diverse di una stessa realtà", con una visione d'insieme che "comunque è più che concorde". Poi, però, si scava e si scopre, per dirla proprio con Antonio Di Pietro, che troppi indizi fanno una prova. Nell'Idv è in corso un bel maremoto. Messo in piazza, domenica, da una dura intervista all'Unità di Massimo Donadi, capogruppo dipietrista alla Camera. "Caro Di Pietro - ecco i termini del "dissapore" secondo Donadi - io non ti seguo. E nel partito non sono il solo".

La linea politica del segretario messa all'indice; nessuna voglia di mollare il Pd, perché "la foto di Vasto è un punto di partenza e può essere allargata ad altre forze politiche" e poi piano ad attaccare il Quirinale "il rispetto per l'istituzione non va perso". Ieri, poi, un altro "indizio". Elio Lannutti, presidente Adusbef, senatore e fondatore dell'Idv, che presenta a Di Pietro una lettera di dimissioni: "Caro Antonio, io con te ho chiuso; non condivido i suoi attacchi al Pd, alle istituzioni e primo tra tutti al presidente Napolitano; vuoi scavalcare a destra Grillo".

Lannutti, che resterà nel gruppo del Senato, da indipendente e non si ricandiderà, ha abbracciato le posizioni di Donadi in ogni suo punto. "Abbiamo fatto fuoco e fiamme per far venire Bersani a Vasto - ha raccontato il senatore - e poi non passa giorno che Di Pietro gli spari addosso; non si può andare avanti".

Come un fiume carsico, insomma, la fronda mina Italia dei Valori proprio ora che "toccherebbe tirare le file e chiudere l'alleanza a sinistra - sono sempre parole di Lannutti - e invece ci si perde a dire che il declassamento di Moody's è stato giusto solo per attaccare Monti, quando siamo stati noi per primi a sostenere la Procura di Trani che ha poi portato al rinvio a giudizio dei due dirigenti dell'agenzia di rating... si è dato più rispetto, in passato, ai Razzi e agli Scilipoti di turno...". Parole amare.

Che, però, non sono solo di Lannutti. Ci sono nomi che pesano nella "fronda" dipietrista. E sempre facendo conto che Franco Barbato, alla Camera, è già considerato una sorta di "apolide interno", con Donadi si è schierato anche il vice capogruppo, Antonio Borghesi assieme ad Aniello Formisano, segretario regionale campano dell'Idv.

C'è poi una "dissidenza" (ufficialmente negata) persino di famiglia, con Gabriele Cimadoro, il cognato di Di Pietro, che non ha mancato di manifestargli dissenso, sospinto nella critica da personaggi di spessore come Fabio Evangelisti, segretario regionale toscano, Sergio Piffari, segretario Lombardo, Augusto Di Stanislao, coordinatore a Teramo, Federico Palomba, uomo chiave in giunta per le autorizzazioni alla Camera e, in ultimo, Pierfelice Zazzera, ex coordinatore in Puglia.

Un gruppo che ieri, durante una delle due riunioni del partito, non ha lasciato nulla all'immaginazione del segretario. La tensione, a un certo punto, sarebbe stata tale da indurre Di Pietro ad accusare platealmente alcuni di puntare a un seggio Pd e il risultato è intuibile: "Tonino si è bevuto il cervello", è stata la battuta migliore, seguita da "è da quando Grillo gli ha detto di no all'alleanza, nonostante la mediazione di Casaleggio" che "ha perso lucidità e strategia di lungo respiro".

Invero, Di Pietro la strategia ce l'avrebbe molto chiara in testa; un'alleanza con Grillo, per fare il pieno di voti e strappare il ruolo di futuro ago della bilancia all'Udc (che già se lo sente in tasca). "Le fiammate contro Napolitano e contro Monti - racconta esasperato Lannutti - sono dettate dalla necessità di accreditarsi con Grillo di non far parte del sistema. Solo che una bella fetta del partito non lo segue; se vogliamo vincere dobbiamo stare con il Pd". La fronda si allarga, ma Di Pietro non molla. Anche a costo di lasciare qualcuno (più di uno) sul campo.

 

ANTONIO DI PIETRO ANTONIO DI PIETRO lapresse massimo donadiELIO LANNUTTIScilipoti GRILLO E DI PIETROBEPPE GRILLO ELIO LANUTTI ANTONIO DI PIETRO - Copyright Pizzi

Ultimi Dagoreport

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...