LA PACE (IM)POSSIBILE? - IL PRESIDENTE PALESTINESE ABU MAZEN DÀ UN'ASSIST A KERRY: "SÌ AI SOLDATI NATO IN CISGIORDANIA, GUIDATI DAGLI STATI UNITI"

Davide Frattini per il "Corriere della Sera"

Aveva accettato la proposta già nel 2008: soldati Nato da dispiegare in Cisgiordania (e se possibile a Gaza). Ovvero nella futura Palestina. Adesso Abu Mazen rilancia il piano che era stato tratteggiato dal generale americano James Jones e che non è mai piaciuto agli israeliani. Cambiano i governi, non cambia la dottrina militare: sei anni fa Ehud Barak, il ministro della Difesa, aveva reagito con scetticismo. Il suo successore Moshe Yaalon è ancora meno disposto ad affidare la sicurezza del Paese a una forza internazionale, anche se guidata dagli Stati Uniti.

Il presidente palestinese lo sa benissimo. Nell'intervista al New York Times in cui riprende il progetto racconta di averlo proposto al premier Benjamin Netanyahu qualche anno fa. «Gli ho detto: "Se non ti fidi dei tuoi alleati, di chi ti puoi fidare?". Mi ha risposto: "Solo del mio esercito"». Abu Mazen proclama al quotidiano americano di essere pronto a veder nascere uno Stato smilitarizzato, dove per le strade circola solo la polizia, anche se chi per ora comanda in una parte di quel territorio non è d'accordo: «La resistenza armata dei palestinesi è legittima, abbiamo diritto all'autodifesa» ribatte dalla Striscia di Gaza il portavoce di Hamas.

John Kerry, il segretario di Stato americano, vuole raccogliere qualche successo entro la fine del mese. Ha visitato Gerusalemme e Ramallah oltre dieci volte in un anno, ha bisogno di dimostrare che le trattative procedono. Le parole di Abu Mazen lo aiutano, anche quando il presidente alza a 5 anni - da tre - il periodo in cui le truppe israeliane possono rimanere in Cisgiordania a partire dalla firma dell'accordo. E concede: l'evacuazione delle colonie può seguire lo stesso calendario.

Il leader della Muqata non è invece pronto a compromessi su quella che sta diventando la richiesta più pressante avanzata da Netanyahu e dalla sua squadra di negoziatori: riconoscere Israele come lo Stato ebraico. «E' fuori discussione», ha ribadito al New York Times.

E ha mostrato il plico che si porta dietro da distribuire agli incontri diplomatici: le 28 pagine includono una lettera firmata nel 1948 dal presidente americano Harry Truman in cui le parole «Stato ebraico» sono cancellate e sostituite da «Stato d'Israele»; dichiarazioni di David Ben-Gurion, padre-fondatore di Israele. Da Netanyahu per ora non sono arrivare reazioni alla proposta di dispiegare le truppe Nato. Sul rifiuto del riconoscimento ancora una volta ha attaccato: «Una posizione assurda».

 

 

Hillary, Netanyahu, Abu MazenNetanyahu Clinton e Abu Mazen al vertice di Shar el Sheikh john kerry anvedi che botox In Palestina molti hanno trovato riparo nelle scuole SCONTRI FUORI DALLA PRIGIONE DI OFER IN PALESTINA

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