1. SONDAGGIO CHOC SU AL JAZEERA: L’81% DEGLI ARABI SOSTIENE LE CONQUISTE DELL’ISIS 2. DOPO SGOZZAMENTI, ROGHI UMANI, STUPRI E DISTRUZIONE DI OPERE D’ARTE, LA TV DEL QATAR LANCIA FRA IL SUO PUBBLICO LA DOMANDA “SOSTIENI LE VITTORIE DELL'ISIS IN IRAQ E SIRIA?”. IL RISULTATO-CHOC HA POCO VALORE SCIENTIFICO PERÒ MISURA LA POPOLARITÀ DELL'ISIS

1 - SONDAGGIO CHOC SU AL JAZEERA L’80 PER CENTO DEGLI ARABI È PER L’ISIS

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

 

dabiq la rivista isis  5dabiq la rivista isis 5

E dopo le decapitazioni, i roghi umani, gli stupri e la distruzione di preziose opere d’arte sopravvissute millenni, l’81% degli arabi sostiene le conquiste dell’Isis. Generalizzare in realtà è scorretto, perché ci riferiamo ad un sondaggio digitale condotto dalla televisione «al Jazeera» fra il suo pubblico, che ha un valore scientifico molto relativo. Però un’indicazione, una misura della popolarità del Califfato la offre.

 

«Al Jazeera» ha fatto in arabo sul suo sito questa domanda: «Sostieni le vittorie dello Stato islamico in Iraq e Siria?». Oltre 38.000 utenti hanno deciso di rispondere, e l’81% ha votato «sì». Naturalmente non è un vero sondaggio, e sappiamo che «al Jazeera» è basata nel Qatar, da dove sono partiti molti finanziamenti per l’Isis.

dabiq la rivista isis  1dabiq la rivista isis 1

 

Inoltre il suo pubblico è composto soprattutto da sunniti, e un rilevamento analogo condotto l’11 settembre del 2006 aveva riportato che il 50% dell’audience appoggiava Osama bin Laden. Di recente, l’intelligence americana ha classificato il capo della sede della televisione in Pakistan come un membro di al Qaeda e della Fratellanza Musulmana.

 

LEADER RELIGIOSI «TIMIDI»

palmira palmira

Il sondaggio di «Al Jazeera» in sostanza, non può essere preso come un’espressione equilibrata e scientifica dei sentimenti del mondo musulmano, e forse neanche dell’intera componente sunnita, ma pone un problema che esiste. Nella società islamica il Califfato gode di una certa popolarità. Gli stessi leader religiosi sono stati abbastanza timidi nella loro condanna, e fino a quando la società islamica non rifiuterà l’Isis, sarà difficile sconfiggerlo.

 

profughi in iraqprofughi in iraq

Secondo diversi analisti, il motivo principale sta nella storica disputa fra sunniti e sciiti, esplosa ora in tutta la regione. Ieri ad esempio le forze irachene hanno annunciato l’avvio della controffensiva per riprendere Ramadi, ma le truppe mobilitate sarebbero soprattutto milizie sciite legate all’Iran. Se fossero loro a riconquistare le città sunnite prese dall’Isis, fra ovvie distruzioni e violenze, la popolarità del Califfato aumenterebbe ancora di più tra gli abitanti della provincia di al Anbar.

 

IL FASCINO DELLA CRUDELTÀ

parata per la conquista di ramadiparata per la conquista di ramadi

Le atrocità dell’Isis hanno un doppio effetto: da una parte favoriscono il reclutamento, soprattutto fra i giovani e i militanti stranieri, e dall’altra inorridiscono i moderati. Finora, però, il primo effetto è stato chiaramente più forte del secondo, anche perché molti sunniti considerano l’Isis come il male minore, rispetto ad una dominazione sciita teleguidata dall’Iran.

 

Paesi in teoria storicamente alleati degli Stati Uniti, come appunto il Qatar, ma anche la Turchia e la stessa Arabia, sono stati ambigui o favorevoli al Califfato, perché serviva a contrastare Assad ed Hezbollah in Siria, e l’influenza iraniana in Iraq. Altri alleati, come l’Egitto, hanno preso posizioni diverse, determinate soprattutto dalla lotta alla Fratellanza Musulmana. Così però il consenso nella società e nei governi, aperto o velato, resta il principale pilastro dell’Isis.

la presunta spia impiccata al pontela presunta spia impiccata al ponte

 

2 - ISLAM MODERATO? OTTO ARABI SU DIECI STANNO CON ISIS

Fiamma Nirenstein per “il Giornale”

 

Nonostante il titanico sforzo dei leader mondiali, soprattutto di Obama, di spiegare che l'Isis è una perversione «random», casuale per quanto pericolosa, che il suo collegamento all'islam è marginale se non nullo, la realtà sovente si occupa di smentire questa pacificante osservazione, e ci getta di fronte a una cruda realtà. L'islam, specie se sunnita, non disprezza l'Isis almeno in gran parte. Ce lo fa sapere il Qatar, che dell'Isis è un amico segreto ma non tanto.

 

Ed è al Jazeera, la televisione che è stata il geniale strumento dei suoi emiri per disegnare a suo piacimento le convulsioni del mondo musulmano, che ci getta in faccia una realtà davvero scioccante, anche se con i dovuti dubbi e obiezioni: un'indagine della tv dimostra che l'81 per cento degli intervistati rispondono «sì» alla domanda: «Appoggiate le vittorie che organizzano lo Stato islamico in Irak e in Siria?» ovvero l'Isis. Decapitazioni, stupri, rapimenti, fucilazioni di massa, non hanno creato nel cuore del mondo musulmano quel rifiuto che si desidererebbe, secondo la tv.

AL JAZEERA USA images AL JAZEERA USA images

 

Naturalmente c'è da chiedersi, e non abbiamo dati precisi, con quali criteri sia stato costruito il campione per l'indagine, e anche con quali fini il Qatar (padrone assoluto della tv) l'abbia organizzata e distribuita. Al Jazeera è il network più popolare del mondo arabo, e lo è specie presso il mondo sunnita: la guardano nel mondo arabo circa 40 milioni di persone, e Al Jazeera li ha sempre orientati da Doha secondo una visione falsamente oggettiva, di fatto aggressiva e vittimista.

 

AL JAZEERA images AL JAZEERA images

Al Jazeera si nasconde sempre dietro un paravento di finta obiettività, ma di fatto tutto quello che fa è carico di simpatia per gli islamisti anche più estremi: persino dopo l'11 di settembre Bin Laden vi veniva considerato un profeta e una famosa indagine fra i telespettatori dimostrò che il 50 per cento sosteneva Al Qaida. La tv del Qatar come i suoi finanziatori è molto vicina a tutti i gruppi sunniti estremisti, compresa la Fratellanza musulmana, di cui è forse, insieme alla Turchia, il principale sponsor, ha fomentato le primavere arabe spingendo le opposizioni islamiste.

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Dunque, è facile che l'indagine abbia un significato politico, e come tutte le «neutrali» imprese di Al Jazeera di fatto nasconda un elemento di provocazione, per rendere forte un umore non trascurabile. Infatti il mondo islamico soffre di un pesante dilemma: da una parte l'Isis è invisa a tutto il mondo civile, ha all'interno del mondo arabo nemici agguerriti come l'Egitto, l'Arabia Saudita, i Paesi del Golfo.

 

Però l'Isis affascina, oltre che per i motivi perversi del piacere della crudeltà, per due motivi base: la frustrazione dei giovani alla ricerca di un'identità in un mondo che secondo loro li discrimina, e soprattutto l'amore per la sharia, la legge islamica, che ogni buon musulmano sa essere dura e tuttavia chiarissima: se vuoi essere un buon islamico, è tutto nel Corano. L'Isis offre la sharia come al tempo di Maometto, nella perfezione di un ritorno assoluto all'islam originale che dovrebbe garantire quel successo mai più ottenuto dopo la caduta dell'impero ottomano.

 

FIAMMA NIRENSTEIN ROSA CALIPARI FIAMMA NIRENSTEIN ROSA CALIPARI

L'islam è la risposta, è così che più del 90 per cento dei palestinesi, il 74 per cento degli egiziani, il 90 per cento degli iracheni vogliono la sharia secondo una credibile Pew poll. In Malesia, in Indonesia, in Kenya, in Etiopia, e anche il 15 per cento in Bosnia la reclama. L'Europa partorisce jihadisti, un forte spirito di rivendicazione e di vittimismo antioccidentale fanno sì che i francesi fra i 18 e i 24 anni abbiano per il 15 per cento un atteggiamento positivo verso l'Isis; in Egitto un terzo della popolazione tiene per Hamas, la Fratellanza gode della simpatia del 35 in Egitto e del 32 in Arabia Saudita.

 

Di fatto il Qatar sguazza nel mare del doppio gioco: la maggiore base americana dell'area è sua ospite, nonostante molti analisti assicurino che esso aiuta e finanzia Hamas, la Fratellanza musulmana, Jabhat al Nusra, alcuni gruppi di Al Qaida, gli islamisti libici e anche l'Isis.

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Le varie congiure della Fratellanza per rovesciare re Abdullah di Giordania, i regnanti sauditi, il presidente egiziano al Sisi, sembra abbiano sempre potuto contare sul Qatar, che pare distribuisca le sue grandi ricchezze con uno strano criterio di filantropia, dato che molti dei suoi clienti sono terroristi. Fra loro, il più affezionato è Hamas: Khaled Mashaal, costretto a lasciare Damasco, ha pagato l'ospitalità a Doha rilanciando la guerra con Israele quando l'Egitto aveva disegnato la tregua.

 

 

 

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