UFFICIO SINISTRATI - DA BERSANI-D'ALEMA ALTOLA’ A RENZI: “NE’ VINCOLI DI DISCIPLINA NEL PD, NE’ VERDINI” - MATTEUCCIO REPLICA: “PENSO ALLE ESIGENZE DEGLI ITALIANI, NON A QUELLE DELLA MINORANZA DEM”
G.C. per “la Repubblica”
La stampella-Verdini, il sostegno al governo da parte del forzista che ha appena divorziato da Berlusconi, è «inconcepibile » per la sinistra dem. Bersani, D’Alema, Speranza, D’Attorre e tutta la minoranza del partito danno l’altolà a Renzi. Non si fidano neppure dell’annunciato taglio delle tasse, di cui - attaccano - si avvantaggerebbero anche i ricchi.
Quindi Pierluigi Bersani, l’ex segretario, contesta: «Voglio far pagare le case di lusso, noi siamo di sinistra... vorrei capire bene anche nella sanità dove si taglia, non vorrei che facessimo guarire solo i ricchi». E poi: «Né vincoli di disciplina nel partito, né Verdini e mi fermo qui... sia chiaro che se entra un intruso, sono io che lo butto fuori, non sarà lui a buttare fuori me da casa mia».
Chiede rispetto per la minoranza, altro che “tribù dei musi lunghi”, secondo la definizione di Renzi: «Basta battute, con me può fare quello che vuole, ma Speranza, Cuperlo non deve trattarli come “musi lunghi” perché sono persone che cercano di tenere nel Pd gente a disagio ».
Rincara la dose D’Alema, l’ex ministro degli Esteri: «Chi sta uscendo dal partito probabilmente farà una lista difficile da rimpiazzare con i vari Verdini, Bondi...». Sul fisco: «Ridurre le tasse è un obiettivo giusto, noi lo facemmo, però non si parte levandole ai più ricchi...».
Sull’aiuto di Verdini al governo, è Roberto Speranza, l’ex capogruppo che si è dimesso perché in dissenso con il segretario, a usare parole dure: «Non commento le questioni giudiziarie, ovvero il rinvio a giudizio di Verdini per bancarotta, però lavorare a una stampella di trasformisti è una cosa gravissima».
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Ma Renzi va per la strada annunciata, rinviando al mittente le proteste, giudicate irrilevanti. «È arrivato il momento di buttare giù le tasse in questo paese - dice il premier al Tg5- di pensare alle esigenze degli italiani, non di D’Alema, Bersani, Fassina... Alla minoranza del Pd dico che abbiamo preso un impegno con gli italiani e lo manterremo».
Quindi all’orizzonte ci sarà il taglio delle tasse, grazie alla spending review e alle riforme, «piaccia o non piaccia».
Nessuna intenzione, ripete, di «passare il tempo calmando i dirigenti che hanno costruito la loro immagine mettendo il broncio » L’altro tema che irrita la minoranza del Pd è la disciplina ferrea che si vuole introdurre con la modifica dello Statuto del Pd. «C’è la Costituzione che parla chiaro e non c’è alcuna disciplina da invocare», sempre Bersani.
Il dissenso va ascoltato, non disciplinato: è il mantra. Contro l’apertura all’ex coordinatore forzista, chiede un referendum tra gli iscritti, Alfredo D’Attorre. Che pressa: se l’innaturale alleanza avverrà, allora andrà chiarito su quale base possa continuare l’esperienza di governo ».