prodi netanyahu

“NON È PIÙ ISRAELE CHE ABBIAMO AMATO. NETANYAHU HA SUPERATO OGNI LIMITE” – IL DISAGIO DI ROMANO PRODI DAVANTI ALL’ESCALATION DELLO STATO EBRAICO – FABRIZIO RONDOLINO, EX “LOTHAR” DALEMIANO: “PRODI HA RAGIONE, NETANYAHU È COME TRUMP, PUTIN, ERDOGAN. MA STA DENTRO UNA DEMOCRAZIA, UNA SOCIETÀ LAICA, DOVE I GIORNALI LO CONTESTANO, MENTRE CONTRO IL MASSACRO DEL 7 OTTOBRE NON MI RISULTA CHE ABBIA DETTO NULLA NEMMENO UN PALESTINESE DELLA CALIFORNIA”

Estratto dell’articolo di Concetto Vecchio per “la Repubblica” - Estratti

 

ROMANO PRODI

Nel kibbutz Fabrizio Rondolino si presentò con la kefiah. Chiese se era un problema, «nessuno» gli risposero, e lo misero a scartare le arance marce. «Era l’estate del 1978, avevo diciott’anni, studente figiciotto al liceo Alfieri di Torino, e il kibbutz mi parve l’unica esperienza di socialismo reale che valeva la pena di vivere», racconta ora l’ex portavoce di Massimo D’Alema a palazzo Chigi.

 

«Non è più l’Israele che abbiamo amato», ha detto domenica aIn mezz’ora , Romano Prodi. «Netanyahu ha superato ogni limite». Come vivete l’escalation, chiediamo all’avvocato Luciano Belli Paci, il figlio di Liliana Segre, che è tra i fondatori diSinistra per Israele: «Con disagio», risponde. Socialisti erano i fondatori di Israele. I laburisti a lungo governarono il Paese.

BENJAMIN NETANYAHU - MEME BY EDOARDO BARALDI

 

Quando Achille Occhetto andò a Tel Aviv nel 1991, si pronunciò così sul sionismo: «È stato il movimento di liberazione sociale e nazionale del popolo ebraico e affonda le sue radici nella storia e nei valori del movimento operaio ». Oggi Israele rischia l’isolamento, nella riprovazione morale per quel che accade a Gaza, per la polveriera innescata tra il Libano e l’Iran.

 

«Prodi ha ragione», dice Rondolino. «Netanyahu è come Trump, Putin, Erdogan. Ma sta dentro una democrazia, una società laica, dove i giornali lo contestano, i familiari scendono in piazza, mentre contro il massacro del 7 ottobre non mi risulta che abbia detto nulla nemmeno un palestinese della California».

 

 

Il rapporto con la sinistra però è fatalmente compromesso. Potrebbe essere diversamente?

benjamin netanyahu - discorso onu

Ci fu un tempo in cui il kibbutz era per molti ragazzi di sinistra la terra promessa. Emanuele Fiano, a lungo deputato del Pd, vi trascorse un anno, con la fidanzata che poi sarebbe diventata sua moglie, nel 1983.

 

«Ero un militante del movimento sionista socialista, finimmo a Sassa, a un chilometro dal confine col Libano. Io raccoglievo le mele, poi ho lavorato in falegnameria, ci si alzava alle sei. Tutto era condiviso, in cambio ti davano casa e cibo. Anche il papà della Schlein ha vissuto in un kibbutz, nel Sud. Molti cari amici sono rimasti lì».

 

Come Rondolino, che si innamora di Israele dopo essere arrivato convinto che Arafat fosse Che Guevara, anche Fiano coltiva il dialogo con i palestinesi. «Oggi siamo rimasti in pochi a pensare di poter conciliare le due cause: quel che vedo mi addolora molto», confessa Rondolino, ex inviato dell’ Unità .

 

La rottura avviene già con la guerra dei Sei giorni, nel 1967. Prima il Pci, poi anche il Psi di Craxi si spostano su posizioni filoarabe. La stessa Dc, Andreotti in testa, lo è. Il divorzio lo sancisce l’avvento di Netanyahu, che riduce la sinistra israeliana al lumicino: oggi ha quattro deputati. «Ciò è avvenuto perché la sinistra si è immolata sull’altare della pace», dice Belli Paci. Dopo gli accordi di Oslo, che istituì l’Autorità palestinese, si ebbero decine di attentati; il vuoto lasciato dal ritiro al Sud del Libano venne occupato da Hezbollah; dopo Camp David scoppiò la seconda Intifada; l’uscita da Gaza ha consentito ad Hamas di impadronirsi della striscia.

fabrizio rondolino foto di bacco

 

Per l’opinione pubblica ogni tentativo di fare la pace ha portato altro terrorismo. Netanyahu si spiega così. Ma non possiamo non continuare a batterci per due popoli due Stati, l’unica chiave per arrivare a una soluzione di pace». «Su Unifil non si spara», specifica Fiano, «ma va detto che non sta facendo quello per cui sta lì: fare indietreggiare Hezbollah».

 

 

(…)

Ultimi Dagoreport

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO, GIORGIA MELONI E JOHN ELKANN SONO IMPEGNATI A FARSI LA GUERRA - LA DUCETTA DIFFIDA (EUFEMISNO) DI YAKI NON SOLO PERCHE' EDITORE DI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NONCHE' AMICO DI ELLY SCHLEIN (GRAZIE ALLA DI LUI SORELLA GINEVRA), MA ANCHE PERCHÉ E' CONVINTA CHE FRIGNI SOLTANTO PER TORNACONTO PERSONALE - DI CONTRO, IL RAMPOLLO AGNELLI FA PRESENTE A PALAZZO CHIGI CHE LA QUESTIONE NON RIGUARDA SOLO STELLANTIS MA L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN TUTTO L'OCCIDENTE - E LA CINA GODE GRAZIE AL SUICIDIO EUROPEO SUL GREEN DEAL...

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

FLASH – COSA FARÀ LA CAMALEONTE MELONI QUANDO DONALD TRUMP, PER L’IMPOSIZIONE DEI DAZI, DECIDERÀ DI TRATTARE CON I SINGOLI PAESI E NON DIRETTAMENTE CON BRUXELLES? LA DUCETTA, AIUTATA DAL SUO AMICO ELON MUSK, GESTIRÀ GLI AFFARI FACCIA A FACCIA CON IL TYCOON, FACENDO INCAZZARE URSULA VON DER LEYEN E MACRON, O STARÀ DALLA PARTE DELL’UNIONE EUROPEA? STESSO DISCORSO PER L’UBIQUO ORBAN, CHE OGGI FA IL PIFFERAIO DI PUTIN E L’AMICO DI TRUMP: COSA FARÀ IL “VIKTATOR” UNGHERESE QUANDO LE DECISIONI AMERICANE CONFLIGGERANNO CON QUELLE DI MOSCA?

lapo e john elkann lavinia borromeo

FLASH! - INDAGATO, GRAZIE A UNA DENUNCIA DELLA MADRE MARGHERITA AGNELLI, INSIEME AI FRATELLI GINEVRA E JOHN  NELL'AMBITO DELL'EREDITA' DELLA NONNA MARELLA CARACCIOLO, LAPO ELKANN E' STATO COSTRETTO A RASSEGNARE LE DIMISSIONI DALLA PRESIDENZA DELLA FONDAZIONE BENEFICA DE "LA STAMPA", ''SPECCHIO DEI TEMPI'', PER LASCIARE LA POLTRONA ALLA COGNATA LAVINIA BORROMEO... – LA PRECISAZIONE DELL’UFFICIO STAMPA DI LAPO ELKANN: “LAVINIA HA ASSUNTO LA PRESIDENZA, MA LAPO RIMANE NEL CONSIGLIO DI ‘SPECCHIO’”