Marco Giusti per Dagospia
idris elba three thousand years of longing
Cannes. Ieri, tra l’uscita trionfale di “Three Thousand Years of Longing” di George Miller con Tilda Swinton e Idris Elba, che è arrivato con l’aereo privato con la mamma e la moglie, per Variety è un film già pronto per l’Oscar, l’eterna tassa del nuovo film di Arnaud Desplechin in concorso, “Frère et soeur”, dove Marion Cotillard e Melvil Poupaud sono due fratelli che si odiano da vent’anni e non si sono ancora ammazzati,
il complesso ma interessante “Boys From Heaven” di Tariq Saleh, in concorso, thriller con infiltrato del governo, interpretato da Tawfeek Barhom, nella potente scuola islamica sunnita Al-Azhar del Cairo proprio quando muore il Grande Imam, attesissimo e già lanciato ai massimi voti, ma un filo faticoso,
l’opera prima spagnola della Quinzaine,applauditissima, “El Agua” di Elena Lopez Riera dove la realtà di un paesino del sudest spagnolo, l’Orihuela, si confonde con i miti locali che legano l’acqua del fiume che esonda alle donne del posto, unite in un unico flusso, beh, insomma, alla fine ho concluso la serata con il film scandalo della sezione Acid, lo svizzero “99 Moons” di Jan Gassman con gli scatenati esordienti Valentina Di Pace e Dominick Fellman.
marion cotillard frere et soeur
E’ il film che si stanno comprando tutti i distributori presenti a Cannes, che lo descrivono, cito “Variety”, come il più sexy arthouse dai tempi di “La vie d’Adéle”. Due ore di sesso, amore, pasticche e musica techno. Isolo i distributori italiani non se lo sono ancora comprato.
ll film inizia con un’avventura di sesso violento alquanto violenta e sadomaso. A lei, la Bigne di Valentina Di Pace, ricercatrice universitaria di comportamento animale con dotto studio sui movimenti delle capre sull’Etna quando sta per arrivare un’eruzione che può essere utile per prevenire l’arrivo degli tsunami, piace infatti essere leccata da uomini mascherati, ma solo dopo che l’hanno assaltata per violentarla.
E’ quello che capita al povero Frankie, Dominick Fellman, sorta di gigolo con baffo nero e capello biondo tinto, scopatore, superpippato che gestisce anche un localaccio di musica metal, sesso e MDMA a gogo. Ma dopo il primo incontro, lui si è un po’ innamorato. Forse anche lei, che torna per altre sedute senza mutande. Il problema è la cucina di lui, veramente un cesso, sporca e piccola. Scoperanno per terra o in bagno, che non è messo tanto meglio. Lei lo vorrebbe sposare, ma lui è uomo libero.
Così fanno un’orgia a tre con un’amica di lui, mentre lei si fa di qualsiasi pasticca. E la musica pompa. Passano varie lune, da questo il titolo, e lei torna che si è sposata un professore mollaccione inscopabile. Magari ha messo la testa a posto. Ma quando Frankie la ritrova in un ristorante sul lago dove fa il cameriere mentre gli svizzeri cantano in tedesco “Yamme Yamme…”, se la tromba violentemente in macchina e a lei riparte la passione. La storia va avanti tra amore e scopate selvagge.
Diciamo che in fondo è solo una love story banale resa complessa dal conto delle fasi lunari, il 55 del titolo sta per otto anni circa, e per il fatto che sono du’ matti scoppiati e sesso-dipendenti, ma la prima parte è notevole, tutta ambientate nelle notti di follia svizzere (esisteranno…) e lei è un personaggio davvero clamoroso. Nel mare di film diretti e scritti da donne sulla tossicità maschile modello sub-Potere del cane, francamente, un film di scopate selvagge ci può stare.
Nello spagnolo “El agua” di Elena Lopez Riera, ad esempio, la giovane protagonista, Luna Pamiés, si ritrova alle prese con il mito locale del fiume che è innamorato di una ragazza e la inonderà completamente dentro. Così lei, come le mamme, le nonne hanno fatto nei secoli si ritroverà ad essere tutte le donne.
Il film, piccolo, indipendente, con attori sconosciuti, ha un suo fascino perché la regista riesce a costruire una situazione magica povera e le immagini reali delle esondazioni dei fiumi sono clamorose. E’ stato salutato come un evento del festival, Peter Bradshaw su “The Guardian” gli ha dato addirittura quattro stelle, “Corsage” di Marie Kreutzer, coproduzione franco-ungaro-tedesca-australiana -lussumberghese èresentata a “Un Certain Regard”, con Vicky Krieps protagonista, in pratica la versione femminista di una Principessa Sissi quarantenne sacrificata per ragioni di stato come fosse Lady D. E pure Sissi ce la siamo giocata.
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