“RISPETTO IL DOLORE DELLA FIGLIA, MA QUELLA DI ALDO MORO NON È UNA STORIA PRIVATA” – DOPO CHE MARIA FIDA MORO HA CRITICATO DURAMENTE LA SERIE “ESTERNO NOTTE” SUL RAPIMENTO DEL PADRE (“VILE USARE IL DOLORE ALTRUI PER FARE AFFARI”), ARRIVA LA REPLICA DELLO STORICO MIGUEL GOTOR, CHE È STATO CONSULENTE DEL REGISTA MARCO BELLOCCHIO – “LA LIBERTÀ ARTISTICA, CHE È LIBERTÀ DI INVENZIONE E DI CREAZIONE, È IL BENE SUPREMO DA TUTELARE. UN FILM CHE SCEGLIE COME ARGOMENTO DI PARTENZA UN FATTO STORICO È COME UN ROMANZO STORICO...” – VIDEO
Anna Corazza per “La Stampa”
La figlia di Aldo Moro, Maria Fida Moro, all'Agi ha rilasciato un durissimo sfogo contro Esterno notte, la serie di Marco Bellocchio da ieri sera su Rai1. «È già vergognoso infischiarsene del dolore altrui ed è doppiamente vile usarlo per fare affari», ha detto. Citando le parole del padre pronunciate nel ‘63 forse a Firenze: «Lasciamo che i morti seppelliscano i morti, noi vogliamo essere diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo oramai superato».
Abbiamo chiesto allo storico Miguel Gotor, che ha collaborato con Bellocchio e che è uno dei maggiori studiosi di quegli anni terribili della Repubblica, di commentare le parole di Maria Fida. E di contestualizzare la vicenda che più ha segnato l'Italia del dopo guerra.
Maria Fida dice che o siamo personaggi storici e allora si rispetta la storia, o siamo personaggi privati e allora ci si lascia in pace. Che risponde?
«Rispondo con le parole lapidarie con cui la famiglia Moro commentò a caldo l'omicidio del congiunto: "Sulla vita e sulla morte di Aldo Moro giudicherà la storia". Provo un grande rispetto per la sua persona e per il dolore che ha vissuto insieme con il figlio Luca e ho apprezzato i libri che ha scritto sul padre, che abbiamo utilizzato, tra gli altri, come fonte del racconto. Ma certo questa vicenda non è una storia privata».
miguel gotor assessore alla cultura foto di bacco (1)
Accusa il film di non rispettare la verità storica eppure lei è lo storico che più ha studiato quel periodo. Accusa chi strumentalizza il dolore suo e di suo figlio per fare soldi. Ma il caso Moro è strettamente legato alla tragedia della sua famiglia, è possibile raccontare quegli anni censurando gli aspetti privati?
«Un film è per definizione un'opera di finzione o, come si dice ora, di fiction. Credo che la libertà artistica, che naturalmente è anche libertà di invenzione e di creazione, sia il bene supremo da tutelare. Un film che sceglie come argomento di partenza un fatto storico è equiparabile a un romanzo storico, un genere anfibio su cui esiste un dibattito plurisecolare che è incentrato sui rapporti tra verità storica, verosimiglianza e invenzione».
Che importanza ha invece far conoscere la storia di Moro? Bellocchio dice che questa volta non è un film ideologico. E merito della sua collaborazione alla sceneggiatura?
«Vorrei chiarire che non ho collaborato alla sceneggiatura ma sono stato consulente storico del film. È stata una esperienza molto interessante perché mi ha permesso di seguire da vicino il processo creativo di un maestro dell'arte cinematografica come Marco Bellocchio e assistere alle diverse fasi di scrittura di una squadra di sceneggiatori molto bravi. Posso dire che tutto il lavoro è stato improntato al massimo rispetto non solo della figura di Moro, ma di tutti i protagonisti di questa tragedia».
Quanto sarebbe stata diversa la storia politica italiana se Moro non fosse stato rapito e ucciso?
«Non saprei dirlo anche perché è la storia italiana con la sua complessità e stratificazione che ha ucciso Moro. È la storia non è una favola nella quale cambi il finale a piacimento, ha un nucleo necessitante che costituisce il suo fascino proprio perché è anche sempre storia di libertà. Sono le scelte degli uomini che vanno comprese nel contesto in cui scaturiscono. Se la storia è una scienza lo è del contesto e dei rapporti di forza».
Avete avuto contatti con gli altri figli del presidente?
«Con Agnese e Giovanni Moro ci sono stati scambi di messaggi e un incontro. Consideri che per quanto mi riguarda stiamo parlando di due persone alle quali mi lega un rapporto di stima e di amicizia».
MARIA FIDA MORO CON IL PADRE ALDO
Pensa che i ragazzi di oggi conoscano la storia di quegli anni?
«La storia non si conosce mai abbastanza. Se un film come questo può accendere un interesse di un giovane di oggi nell'approfondire le dinamiche che hanno portato al rapimento e alla morte di Moro leggendo un libro di storia ne sarei contento. Ma non dobbiamo confondere le lingue: un film è un film che va giudicato per ciò che è. E questa serie per la televisione in tre puntate di Bellocchio è un'opera originale e di grande valore che ha il merito di rivolgersi al pubblico in prima serata con un prodotto che obbliga a pensare. Nel panorama attuale non mi pare poco».
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