NOSTALGIA DI QUEI NANNI – MORETTI CORRE A BOLOGNA DOPO IL FLOP DI CANNES PER IL RESTAURO DEL SUO FILM DOCUMENTARIO “LA COSA”, E RICORDA I BEI TEMPI DELLA BOLOGNINA: “IL CETO POLITICO ERA DI UN ALTRO LIVELLO RISPETTO A OGGI, ALLORA LE SEZIONI SI SPACCAVANO PER IL NOME DEL PARTITO. ORA…” - VIDEO
Francesco Olivo per “La Stampa”
NANNI MORETTI IN POSA MUSSOLINIANA A BOLOGNA - FESTIVAL DEL CINEMA RITROVATO
La Bolognina torna a Bologna dopo trent' anni che sembrano un secolo, «anzi, un millennio». Nanni Moretti, invecchiato a Cannes ringiovanisce a Bologna,dove ricorda i bei tempi delle sezioni che «si spaccavano per il nome del partito», con intorno «un ceto politico ben diverso da quello di oggi».
Il compagno genovese sa che si litigherà, ma crede ne valga la pena: «La gente deve discutere». Il militante romano infatti attacca: «Me sembra de senti' li preti». Il segretario vede crollare alcuni miti, ma non fa drammi: «Eh vabbè, ci stiamo dividendo». Il dibattito, insomma, stavolta sì. Di dibattiti se ne fanno ancora, ma è un'eccezione, mentre allora, quando tutto crollava, se ne fecero molti.
Nanni Moretti che aveva capito l'enormità di quel passaggio, arriva in piazza Maggiore invitato dal festival «Il Cinema Ritrovato», reduce dalla delusione di Cannes e rinfrancato da una platea colta e appassionata, ricorda quei giorni più lontani nella mente che nel tempo. Le differenze tra allora e oggi sono talmente chiare che Moretti evita di sottolinearle pubblicamente, «sembra passato un millennio», dice con nostalgia condivisa da un pubblico che lo applaude a lungo.
Davanti a San Petronio si proietta La Cosa, restaurato dalla Cineteca di Bologna, forse il film più politico (e più giornalistico e sociologico) di Moretti. Protagonista è la crisi della sinistra, non una delle tante vissute prima e dopo l'89, ma quella decisiva, che ha toccato l'identità nel profondo, fino al punto di cambiare il nome al grande Partito comunista italiano, per farlo diventare un'altra cosa, «una cosa più grande e più bella», come dice con vaghezza militante un dirigente locale all'inizio del film.
Per farlo Moretti si infilò nelle sezioni, lontano dalle dichiarazioni dei dirigenti, tra la carne viva dei militanti, la famosa base insomma si spaccò sulla decisione di Occhetto, ma dicendoselo in faccia. «Fu un'autocoscienza pubblica alla quale parteciparono gli iscritti - dice Moretti prima della proiezione - ma alla quale tutta l'Italia guardò con interesse e rispetto, ed è questa la grande differenza con i nostri giorni».
Quelle discussioni accese, passionali e sinceramente drammatiche risuonano in piazza Maggiore a Bologna, un luogo che ne ha viste tante, che stasera fa i conti di quel dibattito di allora, altamente irrisolto: «Chi siamo?». «L'idea mi venne partecipando a un'assemblea al Testaccio e mi colpì che nessuno fosse disturbato dalla presenza della nostra troupe, era troppo importante quello che stavano facendo», ricorda Moretti.
Il crollo del Muro di Berlino costrinse il Pci a fare quello che i partiti di oggi non hanno il tempo nemmeno di immaginare: fermarsi a pensare, «cosa siamo e cosa vogliamo essere?». «Un'altra cosa che mi colpì era il legame con l'Unione Sovietica che restava, anche nei più giovani, magari irrazionale, ma presente».
Morale della Cosa, a trent' anni di distanza: «Il ceto politico era di un altro livello rispetto a oggi», dice Moretti sussurrando. Tra il pubblico in piazza c'è anche Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna che con Moretti ha restaurato il film: «Tra i suoi film questo è quello più bolognese, i documentari spesso finiscono in fondo alla filmografia dei registi, ma La Cosa ha un grande valore.
ACHILLE OCCHETTO E MASSIMO DALEMA
Sentire questi militanti parlare lascia sbigottiti perché pur in un'epoca dove tutti dicono la loro, non siamo abituati sentire persone come noi che si dividono e dibattono pubblicamente su questioni molto importanti». Da un punto di vista tecnico Farinelli sottolinea «la meticolosità di Moretti, che a differenza di altri registi, ricorda ogni singola inquadratura e sa esattamente dove intervenire, perché il restauro sia conservativo e lasci intatti i segni del tempo».
BOLOGNINA TRENT ANNI DOPO PRODI OCCHETTO FASSINO
La giornata bolognese, con il patrocinio della Fondazione Gramsci dell'Emilia Romagna è ad alto tasso politico, è iniziata con la proiezione di Uomini e voci, cortometraggio girato a Livorno nel 1921, nei giorni della nascita del Partito comunista. Come finirà lo mostra Moretti qualche ora più tardi: «C'era verità e autenticità». Molti applausi e nostalgia.
NANNI MORETTI ALBA ROHRWACHER MARGHERITA BUYACHILLE OCCHETTO ENRICO BERLINGUER jpegLA COSA - NANNI MORETTI svolta della bolognina