Luigi Bolognini per ''la Repubblica''
Hanno segnato un' intera generazione, quella dei quarantenni e qualcosa, bambini negli anni 70 cresciuti con i film di Bud Spencer e Terence Hill, sceneggiati (allora non si diceva fiction) come Sandokan, Zorro, Orzowei e cartoni animati come Galaxy Express 1999 e Doraemon. Tutte produzioni accomunate dalle colonne sonore scritte da Guido (72 anni) e Maurizio (69) De Angelis, fratelli d' arte con il nome di Oliver Onions. Milioni di dischi venduti in tutto il mondo, musiche che basta pensarle per ricordarsele.
I De Angelis da una ventina d' anni avevano lasciato le scene, limitandosi a qualche lavoro in studio. Adesso, scatta la reunion: domani alla SportArena di Budapest, assieme a una band di 47 musicisti, tra cui l' orchestra sinfonica della capitale ungherese, per un concerto di quasi tre ore in cui saranno eseguite tutte le loro hit. Seguirà l' anno prossimo un lungo tour in Italia e in Europa.
Come nasce il tutto?
«Per un motivo triste: la morte di Bud Spencer. L' ondata di commozione ha colpito anche noi. Eravamo alla camera ardente e c' era questa striscia ininterrotta di gente che portava oggettini, ricordi, fiori piangendo disperata.
Poco dopo ci è stato proposto questo concerto per ricordarlo, ci sarà anche la sua famiglia. Ci ha sorpreso che fosse a Budapest, ma sappiamo bene di essere popolarissimi in tutto l' Est Europa. E la gente che qui ci abbraccia canticchiando questa o quella canzone ce lo sta provando. La vera reunion non è stata tra noi due, ma tra noi e il pubblico, e continuerà l' anno prossimo».
Difficile convincervi?
«Maurizio no, è restato nel mondo della musica. Guido un po' di più, ma alla fin fine è bastato uno sguardo: è come dire a un orso se vuole il miele. Ci è tornata subito l' adrenalina, come quando avevamo una doppia vita: i musicisti che componevano e incidevano e la band che con un nome falso andava in giro a presentare i dischi».
Parliamone, di questo nome. Un bel mistero perché abbiate scelto di chiamarvi come un bravo ma non notissimo scrittore inglese di storie di fantasmi della prima metà del Novecento.
«Molto semplice. All' epoca andava di moda camuffarsi con nomi stranieri. Qualcuno della Rca scelse Oliver Onions perché si pronunciava esattamente come si scriveva e quindi era facile da ricordare».
Un' altra epoca.
«In tutto. Senta questa. Nel 1974 ci chiamano in Germania: eravamo in vetta alla hit parade con la musica di Più forte ragazzi. Atterriamo ad Amburgo: ai piedi dell' aereo venti fotografi, pensavamo ci fosse un vip a bordo. Invece erano lì per noi. Spuntano due ragazze seminude e tinte d' oro con un disco d' oro come premio».
Questo conferma che gli anni 70 sono stati il vostro periodo d' oro.
«Lavoravamo tantissimo, altroché, il resto veniva di conseguenza. Non siamo quelli che rimpiangono i bei tempi andati, però ora sono cambiati i gusti, vanno colonne sonore più emotive ma decisamente meno memorabili ».
E perché le vostre invece vengono ricordate?
«Perché quei film e quegli sceneggiati erano espressione di genuinità e sincerità. Ed erano originali. Pensi agli spaghetti western, hanno inventato un genere. Sono stati la nostra fortuna: serviva una sottolineatura ironica in musica. Eravamo in un periodo di colonne sonore classicheggianti, noi mettevamo una vena country. Tutto nacque così ».
C' è una vostra opera che avrebbe meritato di più?
« Quoi? cantata da Jane Birkin, testo di Gainsbourg, prima in hit parade in Francia, bellissima ma non considerata altrove».
A parte il nome straniero e alcuni testi in inglese, voi siete sempre voluti restare italiani.
Pentiti?
«Poteva essere il 1977, dopo Sandokan comunque, un grande discografico ci chiamò in America e ci offrì di vivere lì. Ci si spalancavano le porte di Hollywood, del successo, del denaro a milioni di dollari. Ci guardammo negli occhi e pensammo la stessa cosa: "E papà? E mamma? E gli amici? E i parenti? E il bar?". E a New York preferimmo Monte Porzio Catone, il nostro paesino alle porte di Roma. Mai pentiti. La nostra musica ha girato il mondo per noi. Non ci siamo neppure pentiti di questi vent' anni senza suonare in pubblico: abbiamo fatto altro, ci siamo goduti le famiglie».
Fan illustri e insospettati?
«Migliaia. Ma questa è freschissima: ad aprile Obama è stato in Inghilterra e ha incontrato il principino George. La foto in cui il figlio di William e Kate non fila di pezza il presidente ha fatto il giro del mondo. Il vero motivo l' ha scritto un giornale inglese: George stava ascoltando una nostra canzone, la sigla del cartone animato D' Artacan ».
Non vi è mai mancato il cinema, diciamo così, serio?
«L' abbiamo avuto. Tre-quattro anni fa Maurizio va al festival di Venezia. Gli presentano Quentin Tarantino. Che dice "De Angelis… De Angelis… C' erano due fratelli che facevano musiche da film, bellissime, le ho copiate tutte nei miei film". Quando ha saputo che aveva di fronte uno di noi ha fatto una faccia incredibile».