1 - ALLARME BABY GANG
Franco Giubilei per "La Stampa"
Calano come barbari durante i weekend attratti dalle mille luci della Riviera, per poi seminare il panico muovendosi a gruppi, pronti a depredare ragazzi inermi e a scassare auto in sosta.
In questo scorcio di fine estate, il volto della violenza ha i tratti adolescenziali e induriti dalla vita di questi giovanissimi italiani di seconda generazione, fra i 16 e i 25 anni. Hanno origine marocchina, tunisina, egiziana, senegalese, ivoriana: il venerdì lasciano l'hinterland milanese e altre province del nord Italia come Lecco, Como, Brescia e Biella, per fare rotta verso la costa adriatica.
Fra le mete preferite Riccione, che mantiene un appeal speciale per un pubblico di piantagrane di cui la cittadina romagnola sperava di essersi sbarazzata con la fine delle notti di eccessi al Cocoricò.
Qui però non parliamo di ragazzi che si impasticcano, ma di baby gang abituate ad estorcere telefonini, scarpe e indumenti di marca ai coetanei che hanno la sfortuna di incontrarli per strada.
Sì, perché è la strada il loro campo d'azione, grigie distese d'asfalto che poche cose come l'hip-hop suonato da gente di quartiere come loro sanno riscattare dall'anonimato. Non può essere un caso se otto giorni fa, il motivo sia pure pretestuoso della loro esplosione di rabbia sia stato l'annullamento di un concerto di Baby Gang, rapper di origine nordafricana per cui si erano mossi dalla Lombardia che ha pure giustificato le loro gesta.
I due mondi si parlano molto da vicino in un linguaggio comune che fa riferimento agli stessi valori, quelli della strada appunto. E così eccoli per le strade di Riccione a depredare altri ragazzi come loro e a scassare finestrini d'auto in sosta.
Vetri in frantumi, bottigliate contro le vetrate degli alberghi e salti sui tetti delle macchine sono il conto di un fenomeno pericoloso che si fa fatica a controllare, se il sindaco di Riccione Renata Tosi invoca «l'intervento dell'esercito» per riportare l'ordine, in un'accusa implicita a polizia e carabinieri di non riuscire a tenere in pugno la situazione.
Le forze dell'ordine, da parte loro, non sono rimaste a guardare: nella notte fra domenica 22 e lunedì 23 i carabinieri della compagnia di Riccione hanno eseguito quattro arresti che vanno ad i aggiungersi ai sei effettuati a Rimini.
Sgominate due baby gang formate da ragazzi marocchini provenienti da Lecco e Biella. Una di queste, armata di coltelli, aveva appena rapinato due turisti brianzoli in spiaggia. Poco dopo sono stati fermati dalle forze dell'ordine.
La seconda gang aveva aggredito una coppia di 17enni, derubandoli di smartphone e soldi. Reati gravi che destano «forte allarme», aggiunge il sindaco, che oltre ad auspicare la presenza dei militari ha chiesto un incontro urgente col questore e il prefetto.
Non fosse per la natura predatoria delle loro scorrerie, queste incursioni del weekend ricordano quelle di certe bande londinesi che negli Anni 60 si riversavano sulle spiagge di Brighton per darsele di santa ragione, ma almeno allora il furore giovanile non veniva usato come propellente per veri comportamenti criminali.
Comportamenti che hanno trovato l'avallo di Baby Gang in un commento pubblicato sul suo profilo Instagram all'indomani dell'annullamento del suo show al Byblos, parole che gli sono costati foglio di via e divieto di farsi vedere a Riccione per tre anni: «Ancora una volta (...) il mio live è stato annullato, da oggi in poi tornerò a zanzare (in gergo derubare, ndr) i turisti in spiaggia a Riccione perché altrimenti non vado avanti. Non sto scherzando». La lista di precedenti di Zaccaria Mouhib alias Baby Gang, vent'anni, di Sondrio, spazia fra rapina, spaccio, furto e rissa.
2 - GIOVANI SEDOTTI DA LUSSO E VIOLENZA, QUELLA GALASSIA ATTORNO AI RAPPER
Monica Serra per "La Stampa"
Spaccano, danneggiano, distruggono. Qualcuno di loro è entrato e uscito dalle comunità, dal carcere minorile Beccaria. Ha alle spalle denunce o condanne per spaccio e rapina. Sono figli di seconda o terza generazione. Si ispirano più al modello delle banlieue francesi che ai gangsta rapper americani.
Esprimono un disagio sociale autentico, come autentica e innovativa è la loro musica. In grado di attrarre e affascinare tanti coetanei anche tra quelli più lontani dai loro testi e dalla loro vita. Fatta di ristrettezze economiche, di genitori assenti (a volte, perché in prigione), di famiglie numerose stipate in minuscoli bilocali, di «fratelli» con cui sono cresciuti per strada e sono pronti a dividere la bottiglia d'acqua come le spese per lo studio di registrazione.
E quel disagio che raccontano - tra pistole (finte), pesanti violenze e auto di lusso - diventa la loro vetrina. Nelle storie di Instagram, dove «vivono», e nei video delle loro canzoni. I nomi d'arte sono Baby Gang, Rondo da Sosa, Neima Ezza, Samy, Kilimoney, Vale Pain, Kero e Keta.
Si sono incontrati tra gli alloggi popolari del quartiere di San Siro, i palazzi dei ricchi da una parte e lo stadio dall'altra, dove molti di loro sono cresciuti. San Siro «Gotham city senza Batman» è la loro casa: la zona sette di Milano. Che dà il nome alla canzone-bandiera del «Perif team»: «7 Zoo», con milioni di visualizzazioni su Spotify.
Il fenomeno che rappresentano sfugge ai classici schemi «criminali» ma in alcuni casi criminale lo diventa. Gli analisti della squadra mobile di Milano lo stanno studiando almeno da quando si è manifestato con tutta la sua forza il 10 aprile, con trecento giovani che, sfidando le norme anticovid, si sono riuniti in piazzale Selinunte, per girare il video di Neima Ezza, il 19enne Amine Ez Zaaraoui.
E hanno finito per scontrarsi con la polizia tra urla e lanci di bottiglie. Neima ha alle spalle una denuncia per rapina, Baby Gang, protagonista dell'«assalto» di Riccione, due condanne.
Il 19enne Vale Pain (Marco Valerio Paini), padre italiano e madre peruviana, è l'unico mai finito nei guai con la giustizia. C'è poi il più noto Rondo da Sosa, il 19enne Mattia Barbieri. Nato e cresciuto a San Siro, varie denunce per lesioni, minacce, furto e così via, tre milioni di follower su Spotify e album registrati tra Milano, Londra e gli Emirati Arabi.
Martedì sera Rondo è stato raggiunto a Gallipoli (dov'era per una serata) dal primo Daspo d'Italia emesso nei confronti di rapper dal questore di Milano, Giuseppe Petronzi. Oltre a lui tra i destinatari c'è Baby Gang e altri quattro amici, in seguito a un episodio che risale al 12 luglio: minacce, botte e danneggiamenti con una trentina di ragazzi (non identificati) all'esterno dell'Old Fashion, dopo che la sicurezza del locale non li aveva fatti entrare.
Ora Baby Gang dovrà stare lontano dai locali della provincia di Milano, gli altri dai locali milanesi, se non per ragioni di lavoro o di salute. Una misura decisa per contenere un fenomeno che preoccupa soprattutto per il numero di ragazzi che riesce a movimentare.
Il tentativo delle autorità - e un primo passo lo ha già fatto il sindaco Beppe Sala che ad aprile ha incontrato Rondo e Sacky - è di riportare questi rapper a comportamenti più «istituzionali», per renderli «interlocutori privilegiati» di un disagio che si vuole evitare culmini in episodi di tensione più violenta.
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