NELLA GUERRA CONTRO IL POS I COMMERCIANTI FANNO I PARACULI. LO DICONO I NUMERI – MI-JENA GABANELLI SVELA I VERI COSTI DEI PAGAMENTI ELETTRONICI: “PER GLI ESERCENTI LA MEDIA DELLA COMMISSIONE CON CARTA DI DEBITO O BANCOMAT È DELLO 0,7%. FINO ALLA FINE DEL 2023 PAGOBANCOMAT HA AZZERATO TUTTE LE COMMISSIONI SOTTO I 5 EURO. VUOL DIRE CHE LA COLAZIONE AL BAR PAGATA CON BANCOMAT NON HA COSTI PER IL BARISTA” (CAPITO, SALVINI?) - “A ROMA, SU UNA CORSA DA 20 EURO, IL TASSISTA PAGA 10 CENTESIMI. E PER I COMMERCIANTI È PREVISTA UNA DETRAZIONE DEL 30%...” – VIDEO

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VEDI QUI IL VIDEO DI MILENA GABANELLI SUI COSTI DEL POS

 

Francesco Tortora e Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera”

 

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Il Pos è diventato un problema. Chi lo avrebbe mai detto! Il dispositivo che permette di accettare pagamenti elettronici è reso obbligatorio nel 2012 con il governo Monti. Gli esercenti si sono sempre lamentati delle commissioni troppo care, ma negli ultimi anni avevano un po' smesso, anche perché i costi si sono più che dimezzati. L'obbligatorietà non impone di accettare tutte le carte in circolazione, basta anche solo il bancomat e una carta di credito. Vediamo i costi imposti dalla filiera di pagamento e quanto incidono sull'incasso di un piccolo esercente.

 

Chi si spartisce le commissioni

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La commissione di ogni singola transazione viene ripartita fra tre soggetti: 1) la banca che emette la carta di credito o di debito si trattiene dallo 0,2 allo 0,3%; 2) il circuito su cui si appoggia la carta (PagoBancomat, Maestro, Visa, MasterCard), cioè il gestore che mette in comunicazione il Pos con la banca, si prende dallo 0,2% per la carta di debito, e fino allo 0,5 % per la carta di credito, perché si assume il rischio che i soldi sul conto non ci siano; 3) il Pos, cioè la macchinetta che legge quella carta e dà l'ok.

 

La banca o l'operatore che gestisce il pagamento applica una commissione che va dallo 0,3 allo 0,4%. Tirando le somme: la media per i pagamenti con carta di debito o bancomat è dello 0,7%. Fino alla fine del 2023 PagoBancomat ha azzerato tutte le commissioni sotto i 5 euro. Vuol dire che la colazione al bar pagata con bancomat non ha costi per il barista.

 

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Invece le commissioni delle carte di credito viaggiano mediamente sull'1,2%. Significa che su un conto di 20 in euro in pizzeria il margine per l'esercente viene eroso di 24 centesimi. A tutto questo bisogna poi aggiungere il canone per l'uso del Pos, in media 14 euro al mese.

 

Le offerte delle banche

Quello dei pagamenti digitali è un mercato dove c'è molta concorrenza e dove proliferano le offerte: dipende dal business che fai e quanti clienti ti vuoi tenere. Banca Intesa propone zero commissioni per i micropagamenti sotto i 15 euro e offre una percentuale media dell'1% per pagamenti sui circuiti Bancomat, Maestro, Visa, MasterCard e American Express, con canone mensile per il Pos a partire da 8 euro. UniCredit fa pagare una commissione unica dello 0,9%, ma sotto i 10 euro le commissioni sono zero, e il canone mensile è di 2,90 euro. Banca Sella propone commissioni dello 0,45% su circuito Bancomat e dello 0,95% sui principali circuiti internazionali e canone di 6 euro a seconda del terminale installato.

 

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Commissioni identiche le applica Banca Popolare di Milano, mentre il canone mensile parte da 10 euro. Poi c'è Nexi, la più grande piattaforma italiana di gestione dei pagamenti digitali: fornisce servizi a quasi tutte le banche, ma anche offerte per gli esercenti. Con la «Nexi Start» non si pagano commissioni per i micropagamenti sotto i 10 euro, e fino a 1000 euro di transato al mese. Poi si passa a una percentuale fissa dell'1,2%. Se una piccola panetteria con un incasso annuo di 70.000 euro volesse per esempio utilizzare questa offerta a fine anno pagherebbe di commissioni e noleggio Pos circa 254 euro.

 

Piattaforme e applicazioni

Tra le piattaforme digitali c'è il servizio Pos di Axerve, che propone un'offerta senza commissione fino a 30 mila euro d'incassi all'anno con canone mensile tra 17 e 22 euro, oppure una promozione senza canone con tutte le commissioni all'1%. La app di pagamento Satispay offre commissioni zero sotto i 10 euro e per tutti gli altri importi 20 centesimi a transazione, che incassa un solo soggetto perché viaggia su un suo circuito privato che l'esercente deve avere, e comunica via smartphone e non via Pos.

 

La riluttanza dei tassisti

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È la categoria che si lamenta di più, e non è raro incappare nel tassista che senza remore dice subito «non prendo carte». Se si va a vedere però, nella maggior parte dei casi le loro cooperative riescono a contrattare buone commissioni. A Milano il consorzio «Taxi Blu 4040», che gestisce circa 1.900 auto, offre ai propri associati in comodato d'uso un Pos per 15 euro al mese.

 

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Mentre l'accordo con Axepta (gruppo Bnp Paribas) prevede commissioni dello 0,37% su circuito PagoBancomat e lo 0,7% per le carte di credito Visa e MasterCard. Per American Express la percentuale sale a 1,5%. A Roma il presidente della Cooperativa «RadioTaxi 3570», che conta 3.600 tassisti, dichiara di aver sottoscritto un accordo con la piattaforma di pagamenti elettronici londinese MyPOS: le commissioni vanno dallo 0,5% per i bancomat all'1,5% per le carte di credito europee. Tradotto: su una corsa da 20 euro con carta di credito sono 30 centesimi, con bancomat sono 10 centesimi. Certo poi ci sono quelle collegate a carte aziendali o extraeuropee, dove la percentuale può anche arrivare al 3%, ma sono solo l'1% del totale, e su tragitti dall'aeroporto.

 

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Tasse: le commissioni si scalano

Con la legge di bilancio del 2018 il governo Gentiloni ha introdotto il credito d'imposta del 50% per i distributori di carburante, proprio perché hanno margini di guadagno molto bassi. A ottobre 2019, il governo Conte II ha esteso il credito d'imposta del 30% anche a tutti gli esercenti con ricavi annui sotto i 400 mila euro. Draghi lo ha poi alzato al 100% per le transazioni effettuate tra il primo luglio 2021 e il 30 giugno 2022 ed ha lanciato il bonus Pos, credito d'imposta fino a 320 euro per i commercianti che acquistavano «smart Pos» con memorizzazione e trasmissione telematica dei pagamenti elettronici.

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Il governo Meloni, a parte il bonus 50 euro destinato agli esercenti che acquistano registratori di cassa telematici a partire dal 2023, ha invece tentato un ritorno al cash inserendo nella bozza di legge di Bilancio la possibilità di rifiutare pagamenti con carta sotto i 60 euro. Tanto rumore per nulla: la norma ora è saltata. Anche perché l'esercente non ha alcun interesse a perdere clienti che non hanno contanti in tasca.

 

 

Europa: dove si paga di più

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Se ci confrontiamo con il resto d'Europa si scopre che in Italia le commissioni medie sono fra le più basse. Dall'analisi di Bankitalia e Prometeia, relativa al 2021, emerge che in Norvegia dove il 56% degli acquisti si fa con moneta elettronica le commissioni sono le più alte: l'1,5%. Nel Regno Unito il 66% dei pagamenti è fatto con carta e le commissioni sono allo 0,8%. In Italia, Francia e Spagna le commissioni medie sono rispettivamente dello 0,7, e 0,4%.

 

La spiegazione sta nel fatto che in questi tre Paesi è più elevata la presenza della grande distribuzione: facendo enormi volumi, il circuito di gestione dei pagamenti applica commissioni molto basse, che vanno poi a incidere sulle medie nazionali. Eppure le transazioni cashless in Francia sono del 48%, in Spagna del 34%, e in Italia del 32% . Dopo di noi la Germania, con il 23% e un costo medio in commissioni dell'1,3%, proprio perché la grande distribuzione è meno radicata, ma anche l'uso dei pagamenti digitali.

 

Il costo del contante

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Per un commerciante che non voglia evadere è più conveniente incassare contanti o moneta elettronica? Da un punto di vista della sicurezza è noto che meno cash c'è in cassa, più basso è il rischio rapina. Poi va considerato il tempo che serve per preparare la distinta dei contanti da andare a depositare nelle casse continue della banca (gli sportelli automatici sono sempre meno). Un'operazione che la banca ogni volta ti fa pagare.

 

Quel contante la banca lo deve rendicontare, e poi sostenere i costi del trasporto valori e assicurazione per mandarlo alla sua sede centrale, da dove verrà trasportato al caveau di Banca d'Italia. Il costo finale che la banca scarica sul proprio cliente è dell'1%. Inoltre la normativa antiriciclaggio prevede che se in un mese superi i 10 mila euro di deposito in contanti puoi aspettarti una visita della guardia di finanza. A conti fatti i vantaggi stanno a zero. Gli svantaggi invece per il sistema Paese sono devastanti: il cash è il motore dell'economia sommersa, che secondo l'ultimo rapporto Istat supera i 157 miliardi di euro.

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