Francesco Musolino per “il Messaggero”
Cos' hanno in comune Jo Nesbø, Margaret Atwood, Ian McEwan, Ethan Hawke e Donato Carrisi? Sono tutti scrittori bestseller che nel corso dell' ultimo anno, fra pandemia e smart working, hanno subito attacchi phishing via mail nel tentativo di rubare i loro preziosi manoscritti. E alcune volte i pirati digitali hanno fatto centro ma misteriosamente, quei testi inediti e magari pieni di refusi, sono spariti nel nulla, senza alcuna richiesta di riscatto. Un bel mistero, no?
Vi siete mai chiesti perché alcuni scrittori best-seller da milioni di copie, hanno completamente disconnesso il loro ambiente di lavoro? È il caso di John Grisham l' autore di legal thriller come Il socio, approdato al cinema con Tom Cruise - che ha dichiarato di aver ricavato uno studio separato dalla casa, scrivendo su portatile senza accesso ad internet.
E che dire di George R. R. Martin - il creatore della saga de Il Trono di Spade che ha svelato che il suo computer per scrivere è «un vecchio pc con sistema DOS, non connesso alla rete internet». Parliamo di fibra, 5G e cloud ma gli autori che ci fanno sognare, si rinchiudono in un eremo senza rete? Surreale.
PRECAUZIONI Sino a ieri era lecito pensare che fosse un vezzo o una semplice precauzione per non incappare nelle distrazioni in agguato nella rete ma oggi abbiamo una prospettiva diversa, difatti il New York Times ha svelato che da circa tre anni è in atto un massiccio attacco di hacker, una misteriosa truffa internazionale mediante il phishing (una truffa digitale per indurre il bersaglio a condividere informazioni e dati privati) che ha indotto scrittori, editori e agenti ad allegare manoscritti di libri inediti.
E nella rete sarebbero finiti grandi nomi dell' editoria mondiale fra cui Ian McEwan, Margaret Atwood, Dylan Farrow la figlia adottiva di Woody Allen - e persino l' attore hollywoodiano Ethan Hawke. Il caso più famoso riguarderebbe il manoscritto de Il coltello dell' autore norvegese Jo Nesbø (in Italia lo pubblica Einaudi): nel tentativo di rubarlo, il ladro ha inviato una mail dal dominio Salornonsson.com, un indirizzo internet progettato proprio per imitare Salomonsson, l' agenzia letteraria svedese.
Chiunque ci sia dietro queste truffe digitali, conosce gli indirizzi giusti e la costellazione di agenti, editori e redattori che possono avere accesso ai manoscritti inediti, prendendo di mira editori in molti paesi, simulando conversazioni abituali per non destare sospetti. A ciò si aggiunge la costruzione di server ombra che riproducono grafica e indirizzi delle case editrici originali, storpiandoli appena.
Abbiamo il crimine ma nessun movente, né la certezza che dopo il furto vi sia stata una richiesta di riscatto. Un altro caso celebre? Lo scrittore Donato Carrisi in libreria con Io sono l' abisso (Longanesi) - ha sventato un tentativo di phishing: «un giorno ho ricevuto una mail apparentemente innocua, tramite la quale una redattrice mi chiedeva una copia del manoscritto ha dichiarato a Il Messaggero ma al momento di inviarlo, mi sono insospettito, per fortuna». Spiega l' autore, «non era mai accaduto che una redattrice mi chiedesse le bozze, in quella prima fase lavoro a stretto contatto solo con il mio editor. È stato davvero scioccante».
LA DENUNCIA Dopo la scoperta e una denuncia alla polizia postale, sono partite le indagini che hanno condotto sino ad un server in Germania, lì dove gli hacker hanno fatto perdere le loro tracce. Ma il grande punto interrogativo è sempre lì.
Che fine hanno fatto i manoscritti rubati? Non c' è nessuna traccia nel dark web. Nessuno li ha pubblicati.
Perché costruire una truffa così sofisticata per mettere le mani sui manoscritti di autori bestseller, per poi sparire nel nulla? Il caso è talmente surreale che potrebbe persino trattarsi di un lettore ossessivo a caccia di rarità. E ciò che era banale come rispondere ad una mail, è diventato terribilmente complicato nel mond