LA MOSSAD DEL CAVALLO – L’UOMO CHE GUIDERÀ LA CACCIA AI VERTICI DI HAMAS IN TUTTO IL MONDO È DAVID BARNEA, A CAPO DEL SERVIZIO SEGRETO ISRAELIANO ESTERO DAL 2021 – GRANDE RECLUTATORE E MANOVRATORE DI AGENTI, NON AMA PARLARE NÉ APPARIRE IN PUBBLICO – È STATO LUI A TRATTARE A DOHA, CON IL CAPO DELLA CIA E GLI SCEICCHI DEL QATAR, PER LA LIBERAZIONE DEGLI OSTAGGI ISRAELIANI. E SEMPRE LUI HA DECISO QUANDO ABBANDONARE IL TAVOLO DEL NEGOZIATO: “ZERO TOLLERANZA PER I GIOCHI DI HAMAS”

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Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”

 

BENJAMIN NETANYAHU DAVID BARNEA BENJAMIN NETANYAHU DAVID BARNEA

Quando ne ha preso il posto al comando del Mossad, nel giugno di due anni fa, gli israeliani già sapevano che David Barnea avrebbe tenuto un profilo meno scintillante di Yossi Cohen, dalla parlantina brillante quanto i capelli neri sempre impomatati all’indietro.

 

Che avrebbe rimesso l’enfasi smorzata sulla parola «segreto» accompagnata ad agente. Come ha commentato Yossi Melman, esperto israeliano di cose d’intelligence: «Meno omicidi eclatanti e apparizioni davanti al microfono per le pubbliche relazioni, più operazioni clandestine effettuate nel silenzio».

 

[…]

 

DAVID BARNEA DAVID BARNEA

Dei trent’anni di carriera dentro l’Istituto, Barnea (nato nel 1965) ne ha passati ventotto all’unità Tzomet (crocevia) che si occupa di individuare, reclutare e manovrare agenti in tutto il mondo, si è concentrato sugli stranieri o le squadre locali da infiltrare tra l’Hezbollah libanese e gli alti ranghi iraniani.

 

Le capacità di persuasore e lettore di caratteri umani gli hanno permesso per un periodo di lasciare il servizio alle dipendenze dello Stato per arricchirsi in una grande banca d’affari.

 

DAVID BARNEA DAVID BARNEA

Da negoziatore è stato lui a viaggiare a Doha per incontrare di persona William Burns, il capo della Cia, e gli sceicchi del Qatar, diventati da sponsor finanziari e sostenitori di Hamas i principali mediatori nelle trattative per la liberazione degli ostaggi tenuti dai terroristi a Gaza. Quando la settimana scorsa ha capito che era impossibile andare avanti, se n’è andato e si è portato via pochi giorni dopo il suo gruppo rimasto a Doha. Qualche analista ci vede la mossa di chi abbandona il tavolo per tornarci in una posizione di forza.

 

Eppure le parole che ha lasciato trapelare — «zero tolleranza per i giochi di Hamas» — fanno ipotizzare che davvero avrebbe per ora esaurito i margini di contrattazione, suoi o stabiliti da Netanyahu che ormai sembra concentrato solo sull’eliminazione di Hamas.

 

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Come numero due di Cohen ha seguito in diretta dal quartier generale a nord di Tel Aviv alcuni dei blitz contro il programma nucleare voluto dagli ayatollah a Teheran e da lui ha anche ereditato il ruolo di messaggero segreto in Paesi con cui Israele non ha relazioni diplomatiche (il Qatar, tra gli altri). Da lui non ha ereditato la vicinanza politica con il primo ministro, durata fino alla rottura per le critiche di Cohen al piano giustizia portato avanti dal governo.

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