Stefano Mannoni per milanofinanza.it
Byung-Chul Han non è il nome dello chef di un ristorante stellato asiatico, bensì corrisponde al filosofo oggi più interessante della società dell’informazione. Nato in Corea ma formatosi in Germania, Han tuona da Berlino contro l’istupidimento della mente indotto dalla dipendenza dalla droga comunicativa dei dispositivi digitali. «Il baccano comunicativo distrugge il silenzio e sottrae alla lingua la sua capacità contemplativa». Verissimo, e non è a caso che ho scelto questa citazione come ouverture per un commento all’ultima notizia dal mondo della tecnologia digitale: ossia il lancio da parte di Apple di un iPhone dotato delle capacità dell’intelligenza artificiale.
La strategia di Apple per accontentare i mercati
Intendiamoci, la notizia di per sé non è uno scoop. Preoccupata dal lieve calo nella vendita dei suoi dispositivi, la Apple ha fatto ciò che molti si aspettavano da lei. Ovvero l’integrazione appunto delle funzioni dell’intelligenza artificiale in un dispositivo mobile.
È una buona notizia? Per il mercato sì, poiché contribuirà a movimentare un segmento importantissimo per l’economia digitale. Per l’utente no, giacché nella prospettiva di Han, questa funzionalità non farà che accrescere l’autismo intellettuale e cognitivo di individui sempre più isolati, e sempre più inclini a farsi cullare nella bolla di dati che vorticano intorno alla propria persona.
I rischi per la società
Ve n’era bisogno? Un professore universitario che deve combattere già ora per verificare se una tesi di laurea è stata scritta con l’intelligenza artificiale vi dirà senz’altro di no. E il filosofo rincarerà la dose, aggiungendo dall’alto della sua riflessione che la società neoliberale è già drammaticamente atomizzata, prigioniera di un legame onanistico con la tecnologia che taglia fuori qualsivoglia possibilità tanto di una emancipazione del pensiero soggettivo dai vincoli del conformismo, quanto di un agire comunicativo che crei legami tra i singoli individui.
La famosa sfera dell’agire comunicativo che secondo Jürgen Habermas è il caposaldo irrinunciabile della democrazia liberale è andata a farsi benedire. E con essa la speranza che la cosiddetta società civile si riscatti dalla propria apatia di fronte all’offerta continua di nuovi sistemi per solleticare il proprio spicciolo narcisismo.
Apple naturalmente, non ha fatto nulla di male, lanciando la nuova funzionalità. Ha seguito la corrente. Ma è proprio questa che preoccupa perché di tale passo la lobotomia dei cervelli catturati nelle maglie invitanti di dispositivi intelligenti e accudenti sarà ineluttabile.