LA SALUTE NON È UNA PRIORITÀ DEL GOVERNO MELONI - LE REGIONI PROTESTANO PER LE NUOVE NORME SULLA FARMACEUTICA, INTRODOTTE CON LA FINANZIARIA, A CAUSA DELLA QUALE SI PREVEDE UN AUMENTO DI SPESA DI 600 MILIONI DI EURO – LA MOSSA PER IL GOVERNO DOVREBBE AIUTARE A SEMPLIFICARE LA DISTRIBUZIONE DEI FARMACI, MA PER LE REGIONI SI TRATTERÀ SOLO DI UN AUMENTO DEI COSTIA GODERE SARANNO I FARMACISTI GRAZIE ALL’INTERRUZIONE DELLA COSIDDETTA “DISTRIBUZIONE PER CONTO”…

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Estratto dell’articolo di Michele Bocci per “la Repubblica”

 

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Spacciata come semplificazione prima dal sottosegretario-farmacista Marcello Gemmato (FdI), che ha dettato la linea, e poi da Aifa, che l’ha messa in atto, una nuova misura sui medicinali fa infuriare le Regioni. Non solo, anche altre novità nel campo della farmaceutica contenute nella Finanziaria hanno portato gli assessorati alla Salute a protestare e a denunciare il rischio di un aumento di spesa di almeno 600 milioni.

 

giorgia meloni al convegno della verita 2 giorgia meloni al convegno della verita 2

La Commissione salute della Conferenza delle Regioni prepara anche una lettera di protesta per il ministro Orazio Schillaci. Il nuovo sistema aumenta la remunerazione alle farmacie, favorite (insieme all’industria) anche dal meccanismo di distribuzione di alcuni medicinali che non saranno più comprati dalle Asl a prezzo calmierato.

 

«Favorire l’accesso in termini di prossimità attraverso le farmacie territoriali » ad alcuni farmaci. È questo secondo Aifa, e Gemmato, il motivo di uno dei provvedimenti discussi dalle Regioni. L’impatto economico della misura, al momento, non è alto ma si teme per il futuro. Si è deciso di interrompere, per alcuni farmaci, la cosiddetta “distribuzione per conto”, detta Dpc. È un sistema che prevede l’acquisto dei medicinali da parte delle Asl, attraverso gare nelle quali visti gli alti volumi si spuntano prezzi vantaggiosi.

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Le aziende sanitarie poi consegnano le confezioni alle farmacie, che le danno ai pazienti. Il sistema funziona bene ma in Finanziaria è previsto che vengano tolti, un po’ alla volta, molti medicinali dalla Dpc. Li acquisteranno direttamente le farmacie, che pagheranno un  prezzo più alto, rimettendo comunque il conto alle Asl. Si inizia con le gliptine, prodotti contro il diabete.

 

GIORGIA MELONI - ORAZIO SCHILLACI GIORGIA MELONI - ORAZIO SCHILLACI

Le Regioni spenderanno 35 milioni di euro in più per pagarle alle farmacie con il nuovo sistema, poi dovranno rivolgersi alle aziende produttrici per farsi restituire il valore del cosiddetto “sconto confidenziale” che veniva applicato nelle gare pubbliche e che l’industria dovrebbe comunque riconoscere. Così la spesa in più diventerebbe di 8 milioni. Ma tanti altri farmaci verranno tolti dalla Dpc, facendo lievitare costi e impegno amministrativo. I cittadini, poi, dovranno pagare il ticket sulla ricetta (dove c’è ancora) e il rischio è che sborsino ancora di più se sceglieranno il farmaco di marca invece del generico, usato finora per la Dpc.

 

L’aumento di spesa più importante deriva però dal cambiamento del tetto del payback per gli acquisti diretti dei medicinali da parte delle Regioni. Il sistema, adottato ormai da anni, fissa un tetto di spesa per i medicinali. Se viene superato, i maggiori costi li pagano per metà le Regioni e per metà le aziende.

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Si calcola che con la modifica del tetto decisa in Finanziaria le amministrazioni locali avranno una minore entrata di 400 milioni. Il governo ha inoltre cambiato il sistema di remunerazione delle farmacie per la distribuzione dei farmaci a carico del servizio sanitario e per gli assessorati questo comporterà un aumento di spesa di circa 190 milioni.

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