1 - E VENNE IL GIORNO DELLO SPINOTTO
Michele Serra per “la Repubblica”
Dopo molti anni di lentissima discussione, mentre in Africa si accumulavano intere cordigliere di rifiuti elettronici (scalate da bambini scalzi alla ricerca di qualche particola rivendibile), pare che l'Unione Europea abbia finalmente trovato un accordo sul caricatore universale per cellulari e altri aggeggi elettronici ricaricabili. Alla buon'ora!
Pensate a quanti caricatori, lungo la vostra carriera di consumatori, avete buttato perché inutilizzabili sui nuovi apparecchi, e avrete un'idea di quanti miliardi abbiamo speso globalmente, e quanti rifiuti evitabili prodotto, a causa del fatto che ogni azienda aveva il suo specifico accessorio da rivendere.
Nel conto, volendo, possiamo metterci anche le ore perdute a cercare, in fondo ai cassetti, il caricatore giusto, in mezzo a un groviglio di cavi. Per dire quanto assurda fosse la situazione, e quanto cinica la speculazione, ho sempre avuto cellulari della stessa marca, ma con ben tre caricatori di misura differente a seconda del modello.
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A giudicare dai lustri passati invano, verrebbe da dire che è più facile mettere d'accordo russi e ucraini che costringere l'industria elettronica a uniformare uno spinotto. Questo la dice lunga sulla potenza smisurata del mercato, difficile da ricondurre al principio di razionalità anche quando produce, palesemente, irrazionalità.
Fino a che l'irrazionalità crea profitto, e lo spreco è scaricabile sulle spalle altrui, perché mai cambiare? La misura (politica!) della Ue, benché molto tardiva, lascia sperare che la politica esista ancora, e possa dire la sua almeno sugli spinotti. È già qualcosa.
2 - IL CARICABATTERIE UGUALE PER TUTTI, SE UN SOLO CAVO MIGLIORA LA VITA
Marco Belpoliti per “la Repubblica”
Siamo affamati di elettricità. Chissà cosa direbbe un redivivo Nikola Tesla, il padre della corrente alternata, della polifase e dei motori elettrici vedendoci cercare spasmodicamente in ogni luogo dove ci troviamo una spina a cui attaccare il nostro smartphone, il tablet o il computer portatile.
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Le spine elettriche non sono uguali in tutto il mondo, per cui il viaggiatore che si rispetti porta con sé almeno le tre essenziali per poi aggiungere la spina ulteriore dell'alimentatore del nostro portatile, qualunque esso sia.
Il termine magico è un acronimo: Usb-c, che sta per Universal Serial Bus, lo standard industriale di comunicazione seriale: un cavo, un alimentatore di periferiche per dispositivi elettronici come tablet, fotocamere smartphone ma non ancora per i pc portatili.
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L'ora finalmente è giunta: ci sarà, per ingiunzione di una direttiva europea, un unico caricabatterie senza più nessuna distinzione e differenza tra produttori diversi. Lo sanno bene quelli che possiedono un dispositivo Apple, che ha una propria "identità" con successivi diversi cambiamenti degli alimentatori (cavetto e spina) nel corso degli anni.
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L'azienda di Cupertino ha asserito che questa uniformità si risolverà in una diminuzione della spinta all'innovazione. I dirigenti della Apple sono degli inguaribili pessimisti, perché l'invenzione o innovazione è come l'acqua: va dove trova la strada e non si arresta davanti a nulla.
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A questo passo ci siamo arrivati in ritardo, bisogna dire, perché l'universalizzazione è una necessità da almeno un secolo e mezzo, da quando la produzione industriale ha prodotto una standardizzazione crescente degli oggetti.
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Chi usa ancora la carta per stampare - uno spreco, si dice - sa bene come esista il formato A4. Era stato pensato da Georg Christoph Lichtenberg nel Settecento, ma adottato solo nel periodo tra il 1924 e il 1975 (l'ultima è il Kuwait).
In un suo pensiero, citato nella Treccani, lo scrittore Claudio Magris s'è dichiarato contro la standardizzazione: «La standardizzata altezzosità nei confronti della massa è un comportamento tipicamente massificato».
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Chi fa un mestiere nell'ambito industriale la pensa al contrario: per fortuna che c'è la standardizzazione stimolata e sorvegliata da enti sovranazionali. Basterebbe leggere un bellissimo libro di Simon Winchester, I perfezionisti (Hoepli) che racconta la storia di come la precisione abbia creato il mondo moderno.
Tra le tante innovazioni c'è quella della macchina di misura, il micrometro di Henry Maudslay, inventore e imprenditore inglese, il cui strumento era così accurato che egli fu subito soprannominato "Lord Cancelliere" perché nessuno avrebbe mai osato contraddirlo.
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Come avrebbe detto Primo Levi, che amava la tecnica, anche la standardizzazione ha una propria poesia, come sa bene ogni ingegnere degno di questo nome. Possiamo così ringraziare i solerti burocrati della Ue che hanno obbligato le aziende informatiche a fare un passo in avanti verso la semplificazione.
Forse la frase di Claudio Magris voleva indicare i rischi della standardizzazione in generale se applicata specificatamente alla vita umana. Forse pensando proprio a questo Winchester ha posto in esergo al suo libro una frase tratta da una delle opere di Lewis Mumford, autore tutto da riscoprire: «Dimentichiamo queste maledette automobili e costruiamo le città per gli amici e gli amanti». Ora che abbiamo i caricabatterie universali, basterà sostituire alla parola "automobili" il termine "cellulari" e il gioco è fatto.