E’ ARRIVATO IL PAGELLINO DA BRUXELLES! LA COMMISSIONE UE HA SPEDITO A RENZI I RILIEVI ALLA LEGGE DI STABILITÀ: TOCCA RIDURRE IL DEFICIT, RENDERE SOLIDE COPERTURE E ENTRATE E AVERE UN PIÙ CHIARO CALENDARIO DELLE RIFORME

Bisogna mettere le mani nel motore nel giro di una settimana. “Il clima nei confronti dell’Italia si è ammorbidito”, riferisce una fonte. Potrebbe bastare una “lettera di intenti” come base per risolvere la contesa. Ci si aspetta “uno sforzo verso lo 0,25 di correzione strutturale”…

Condividi questo articolo


Marco Zatterin per “la Stampa

 

“E’ partita, dunque è anche arrivata”, dice di buon’ora una fonte europea. Da questa mattina sul tavolo del governo italiano ci sono i rilievi tecnici che la Commissione Ue ha sollevato sulla Legge di Stabilità varata dal governo Renzi il 15 ottobre.

MATTEO RENZI AL TAVOLO CON BARROSO VAN ROMPUY HARPER HOLLANDE CAMERON OBAMA MERKEL E SHINZO ABE MATTEO RENZI AL TAVOLO CON BARROSO VAN ROMPUY HARPER HOLLANDE CAMERON OBAMA MERKEL E SHINZO ABE

 

In sostanza, hanno circoscritto tre gruppi di questioni da modificare o approfondire: il mancato rispetto dell’obbligo di ridurre di mezzo punto il deficit strutturale (al netto di ciclo e una tantum); la solidità delle coperture e delle entrate; gli effetti e il calendario delle riforme. «Non una è minaccia, ma l’avvio di una collaborazione», si assicura a Bruxelles. Vero a metà. Perché se il dialogo non avrà uno sbocco positivo, il 29 l’esecutivo potrebbe calare il suo asso di picche e chiedere la riscrittura degli impianti non in linea con le regole a dodici stelle. 

 

La decisione era attesa. Racconta una fonte diplomatica che, poco dopo il voto di fiducia incassato finalmente dalla nuova Commissione Ue di Jean-Claude Juncker all’Europarlamento, il plenipotenziario economico Jyrki Katainen ha confidato l’intenzione di inviare 5 lettere ad altrettanti Paesi entro ieri sera per «chiedere chiarimenti sulle leggi di bilancio». C’era un margine di incertezza e possibile ritardo legato alle trattative serrate in corso con le capitali, ma la decisione risultava essere presa. Austria, Italia, Francia, Malta e Slovenia dovrebbero pertanto ritrovarsi oggi un invito a spiegarsi meglio. 

RENZI E BARROSO RENZI E BARROSO

 

Per tutta la giornata la manovra da 36 miliardi del governo Renzi è rimbalzata al ritmo di «lettera sì, lettera no». Martedì l’invio era certo, poi i portavoce della Commissione hanno smorzato la tensione, hanno parlato di contatti in corso e di comunicazioni imminenti, senza specificarne la forma. La quale, alla fine, ha un valore limitato. Conta maggiormente la sostanza, le cose su cui la Commissione vuole vedere più chiaro. 

 

I tecnici del Tesoro tutto questo lo sapevano benissimo, ancora nel pomeriggio sono stati in videoconferenza con la controparte comunitaria, in un contesto piuttosto fluido. Si sente riferire il desiderio della Francia di evitare testi scritti, considerati potenziali pagelle e pericolosi mediaticamente.

 

van rompuy e renzi van rompuy e renzi

Il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, avrebbe inoltre suggerito al numero uno uscente Barroso, e al confermato Katainen, di non alimentare polemiche che potrebbero inquinare l’eurosummit in programma nella capitale belga (inevitabile). Infine peserebbe la mancanza di piena sintonia fra il vecchio e il nuovo, fra il portoghese dalla linea dura (dall’Italia vorrebbe tutto lo 0,5%) e gli uomini di Juncker, già generosi nel ripetere che «le regole cambiano, ma possono essere applicate con maggiore flessibilità». 

 

renzi con merkel cameron van rompuy harper renzi con merkel cameron van rompuy harper

Con un pezzo di carta o con un piccione viaggiatore che sia, il senso non cambia. Bisogna mettere le mani nel motore nel giro di una settimana. «Il clima nei confronti dell’Italia si è ammorbidito», riferisce una fonte. Potrebbe bastare una «lettera di intenti» come base per risolvere la contesa. Ci si aspetta «uno sforzo verso lo 0,25 di correzione strutturale». Il dato di riferimento è quello. Potrebbe essere accettato alla luce della difficile congiuntura e scontando l’efficacia delle riforme. Roma, con attenzione, diplomazia e 2-3 miliardi, ha ancora la possibilità di non sentirsi chiedere di riscrivere il bilancio. 

 

juncker merkel juncker merkel

E’ importante per sedersi a pieno titolo al tavolo della fase due, quella «politica» su flessibilità e investimenti. Juncker ha fretta. «Presenteremo il piano investimenti da 300 miliardi entro Natale e non a metà febbraio», ha annunciato all’Europarlamento. L’obiettivo è andare oltre il guado, «senza accumulare nuovo debito», ricordando «non si crea lavoro con la sola austerità, perché se così fosse la crescita sarebbe massiccia e invece no». 

 

Una task force Bei-Commissione presenterà l’elenco dei progetti possibili nazionali il 25 novembre. C’è l’ipotesi di un utilizzo di parte della dote del fondo salva-Stati (che non piace a Berlino) e la ricapitalizzazione della stessa Banca per gli investimenti. Si conta su un’approvazione al summit del 18-19 dicembre. Juncker vuole sia la priorità, per il lavoro, l’occupazione e oltre. «Questa commissione - dice - è l’ultima chance per l’Ue». Forse esagera. Ma forse no. 

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

SULLA RAI ELLY NON SI È FATTA INFINOCCHIARE – IL MOTIVO CHE HA SPINTO SCHLEIN ALL’AVENTINO, OLTRE ALLA MANCATA RIFORMA DELLA GOVERNANCE DI VIALE MAZZINI, RIGUARDA LO STATO DELL’ARTE DEL PD – IL DUPLEX BOCCIA-FRANCESCHINI PUNTAVA A PIAZZARE UN PRESIDENTE DI GARANZIA CHIAMATO GIOVANNI MINOLI. UN NOME SU CUI ERA STATO TROVATO UN ACCORDO CON GIORGIA MELONI, GRAZIE AI CONTATTI DEL MARITO DI NUNZIA DE GIROLAMO CON GIAMPAOLO ROSSI – MA LA SEGRETARIA MULTIGENDER SI È RIFIUTATA DI PRENDERSI IN CARICO UN “INAFFIDABILE” COME IL MULTI-TASKING MINOLI – IL PROBLEMA DI ELLY È CHE NON HA NESSUN UOMO DI FIDUCIA IN RAI. PIUTTOSTO CHE INFILARSI IN QUEL LABIRINTO PIENO DI TRAPPOLE, HA PREFERITO CHIAMARSI FUORI – LA MOSSA DI NARDELLA: HA LANCIATO LA SUA CORRENTE PER STOPPARE FRANCESCHINI, CHE PUNTA A PASSARE IL TESTIMONE ALLA MOGLIE, MICHELA DI BIASE...

DAGOREPORT - RICICCIANO LE VOCI SU UNA FUSIONE TRA RENAULT E STELLANTIS. MA QUESTA POTREBBE ESSERE LA VOLTA BUONA – E' MACRON CHE SOGNA L'OPERAZIONE PER CREARE UN COLOSSO EUROPEO DELL'AUTOMOTIVE (LO STATO FRANCESE È AZIONISTA DI ENTRAMBI I GRUPPI) E, CON IL GOVERNO DI DESTRA GUIDATO DA BARNIER, A PARIGI NESSUNO OSERA' OPPORSI - E JOHN ELKANN? NON GLI PARE IL VERO: SI LIBEREREBBE DI UNA "ZAVORRA" E POTREBBE VELEGGIARE VERSO NEW YORK O LONDRA, PER FARE QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE (E IN CUI È BRAVISSIMO): INVESTIMENTI E ACQUISIZIONI TRA LUSSO E TECH. TOLTASI DAI COJONI L'EX FIAT, NON AVREBBE PIÙ RAGIONE DI TENERSI “REPUBBLICA” E “STAMPA" E LE FAIDE CON IL COMITATO DI REDAZIONE

È ARRIVATA L’ORA DI PIER SILVIO? SEGNATEVI QUESTA DATA SUL CALENDARIO: APRILE 2025. POTREBBE ESSERE IL MOMENTO DELLA DISCESA IN CAMPO DI BERLUSCONI JR – “PIER DUDI” POTREBBE APPROFITTARE DI UNA SCONFITTA DEL CENTRODESTRA AL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA PER RIPERCORRERE LE ORME DEL PADRE: METTERE IN PIEDI UNA NUOVA FORZA ITALIA, APERTA A DIRITTI E MINORANZE, EUROPEISTA E ATLANTISTA. A QUEL PUNTO, LE ELEZIONI ANTICIPATE SAREBBERO INEVITABILI – ORMAI È CHIARO CHE IL GOVERNO MELONI NON CADRÀ MAI PER MANO DELL’OPPOSIZIONE, SPOMPA E INETTA, MA SOLO ATTRAVERSO UN’IMPLOSIONE DELL’ALLEANZA DI DESTRA-CENTRO - LA DIFFIDENZA DI MARINA, TERRORIZZATA DALL'IPOTESI CHE IL FRATELLO FINISCA FAGOCITATO DA BATTAGLIE MEDIATICHE E GIUDIZIARIE, COME IL PADRE...