Marco Conti per “il Messaggero”
La telefonata c'è stata ieri sera. Il premier Mario Draghi ha parlato della crisi afghana con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Il colloquio, ha riferito Palazzo Chigi, si è incentrato in particolare sulla questione dell'evacuazione dei connazionali e dei cittadini afghani vulnerabili, la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l'assistenza umanitaria a favore della popolazione. Draghi e Biden hanno inoltre discusso «le prospettive dell'azione della Comunità internazionale nei diversi contesti, a partire da G7 e G20, a favore della stabilità e dello sviluppo dell'Afghanistan».
Intanto, si muove anche l'Alleanza atlantica. «La priorità della Nato è far uscire le persone dal Paese», sostiene il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Linea condivisa dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio che partecipa alla riunione straordinaria dell'Alleanza mettendo però anche in guardia da possibili infiltrazioni di terroristi che potrebbero approfittare dell'apertura dei canali umanitari per l'accoglienza dei profughi. Intanto ieri in serata .
Washington, secondo il segretario generale della Nato, intende concludere l'evacuazione entro il mese e questo significa che dal 1 settembre sarà ancora più difficile decollare da Kabul. Sinora gli Usa hanno portato via circa 13 mila persone. Ne restano ancora 80-90 mila tra americani, circa diecimila, e collaboratori con le rispettive famiglie.
È per questo che Di Maio ritiene «fondamentale che l'aeroporto continui a funzionare per tutto il tempo necessario», e lo fa rivolgendosi al segretario di Stato Usa Tony Blinken, perché «la nostra priorità principale ora è la protezione dei civili», ma aggiunge Di Maio - «dobbiamo lavorare insieme affinché l'Afghanistan non diventi ancora una volta un terreno fertile per il terrorismo, minaccia per la sicurezza della comunità internazionale».
mario draghi joe biden al g7 4
È questa in sostanza la preoccupazione emersa al vertice dell'Alleanza Atlantica anche se Washington continua a sostenere che il terrorismo è stato sconfitto. Adesso si attende la riunione del G7 della prossima settimana, ma l'Europa intende allargare l'interlocuzione mettendo intorno allo stesso tavolo anche Paesi, come la Russia e la Cina, che non hanno mai cessato i rapporti con le milizie talebane. Il primo ministro turco Erdogan ha già avvisato l'Europa: «Non saremo deposito della Ue di migranti».
Trovare un'interlocuzione con i talebani diventa quindi inevitabile se si vogliono aiutare gli espatri. Ancor di più se si pensa di instaurare dei corridoi umanitari che ovviamente hanno bisogno dell'assenso del potere locale che invece ora rende complicato l'arrivo all'aeroporto. La stabilizzazione del Paese non sarà facile né breve, ma mentre gli americani sono impegnati soltanto nelle operazioni di evacuazione, l'Europa copre il vuoto politico e diplomatico cercando di mettere insieme tutti gli attori dell'area per evitare di subire le conseguenze delle fughe di massa. L'obiettivo è quello di andare oltre il format del G7 che il presidente di turno, l'inglese Boris Johnson, ha convocato per la prossima settimana.
Draghi - in piena sintonia con la tedesca Merkel - non esclude la possibilità di convocare un G20 straordinario a settembre, prima dell'evento di fine ottobre che concluderà la presidenza italiana. Draghi ritiene indispensabile coinvolgere tutta la comunità internazionale a diverso titolo coinvolta nella vicenda afghana. Quindi non solo i Paesi del G7 ma anche Russia, Cina, Arabia Saudita, Turchia e Pakistan.
Il presidente americano preferisce invece confrontarsi nel format del G7 senza dover rendere conto a Cina e Russia. Biden lo ha fatto ben comprendere ieri in conferenza stampa dicendo più volte che «gli alleati della Nato sono con noi» e il G7 servirà «per coordinare lo sforzo delle maggiori democrazie». Sull'Europa rischia però di scaricarsi un'ondata di profughi difficile da gestire e da controllare sotto il profilo della sicurezza. Migliaia di afghani sono già nei campi gestiti dalla Turchia sul confine siriano e solo il Regno Unito stima di doverne accogliere quasi 20 mila. Un primo passo verso la Cina lo ha compiuto ieri il ministro Di Maio parlando della questione afghana con il collega cinese Wang Yi.
talebani con occhiali da sole 3