A CHE PUNTO È LA NOTTE DELLE NOMINE: NEL TARDO POMERIGGIO, A MERCATI CHIUSI, SAPREMO FINALMENTE COME È FINITA LA TRATTATIVA-BORDELLO SUI VERTICI DELLE PARTECIPATE! – GIANNI LETTA E SALVINI SPINGONO PER IL TICKET SCARONI-CATTANEO ALL’ENEL. GIORGIA MELONI GIUSTIFICA IL SUO VETO CON IL NO DEL QUIRINALE ALL’EX AD DI ENI, MA LA VERITÀ È CHE IL DUO ELETTRICO SAREBBE VELENO PER DESCALZI, CHE NE USCIREBBE RIDIMENSIONATO – PONTECORVO-CINGOLANI A LEONARDO E LE SMANIE DELLA BELLONI PER ENI – MATTARELLA ATTENDE IL 25 APRILE E DRAGHI MUGUGNA PER  I PROGETTI EUROPEI DELLA DUCETTA, CHE RISCHIANO DI MANDARE ALLE ORTICHE IL SUO PIANO PER SOSTITUIRE CHARLES MICHEL…

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DAGOREPORT

CLAUDIO DESCALZI E GIORGIA MELONI CLAUDIO DESCALZI E GIORGIA MELONI

Ieri sera, dopo il consiglio dei ministri, il tavolo di maggioranza sulle nomine è durato fino alle 2.45 del mattino. Intorno al tavolo, c’erano Giovanbattista Fazzolari, Gianni Letta, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Giorgia Meloni, che però, a un certo punto della serata, ha levato le tende.

 

Grande assente, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in volo verso Washington per partecipare all’incontro del Fondo Monetario Internazionale.

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

La sua assenza ha inciso molto poco sulla discussione, confermando il teorema dei più: che il Don Abbondio della Lega non serve, né apparecchia. Quel cuor di coniglio di Giorgetti è talmente debole che non è riuscito neanche a nominare Marcello Sala alla direzione speciale per le partecipate all’interno del Mef (dopo il no di Turicchi).

 

Stamane Gianni Letta è tornato a spingere per portare Flavio Cattaneo all’Enel, nel ruolo di amministratore delegato, e a dargli manforte c’è Matteo Salvini, che ha ripetuto a più riprese a Giorgia Meloni che non può fare man bassa di tutte le poltrone che contano senza cedere nulla agli alleati.

 

Nel gioco dei veti, è iniziata una mediazione, orchestrata da Gianni Letta, che punta principalmente a spingere Cattaneo al posto di Donnarumma come ad di Enel, potendo contare sulla sponda di un pezzo di Fratelli d’Italia (che fa capo a La Russa, antico mentore del signor Ferilli.

 

L’altro nome messo sul tavolo è quello di Paolo Scaroni, nel ruolo di presidente dell’Enel, davanti al quale la Ducetta oppone lo scudo del no del Quirinale, per il suo ingombrante passato (gli accordi Eni con i russi di Gazprom). Quel che non dice Giorgia Meloni è che il nome di Scaroni è veleno per Claudio Descalzi.

flavio cattaneo foto di bacco flavio cattaneo foto di bacco

 

L’ad di Eni, che peraltro è stato un sottoposto di Scaroni quando il presidente del Milan era amministratore delegato del cane a sei zampe, si vedrebbe di fatto fortemente ridimensionato: la bravura manageriale del signor Ferilli, unita all’esperienza manovriera di Scaroni, sarebbero un enorme rospo da ingoiare.

 

PAOLO SCARONI - SILVIO BERLUSCONI - ALEXEY MILLER - VLADIMIR PUTIN PAOLO SCARONI - SILVIO BERLUSCONI - ALEXEY MILLER - VLADIMIR PUTIN

Il ticket Scaroni-Cattaneo all’Enel è stato spinto oggi anche da Giovanni Pons su “Repubblica”. Di sicuro, l’arrivo del duo elettrico al colosso dell’energia elettrica sarebbe una sconfitta bruciante anche per Giorgia Meloni: per sette mesi ha spinto fortemente il passaggio dell’ad di Terna, Stefano Donnarumma. E ora è costretta a mollare sul più bello?

 

Dettaglio da non sottovalutare: quando Flavio Cattaneo invitò a cena Giorgia Meloni, a gennaio, ventilò alla premier il progetto di fusione tra Eni e Enel, sottolineando tutte le sinergie che potevano nascere da un colosso congiunto, e mettendo sul piatto tutti gli sprechi e le attività sovrapposte su cui insistono le due aziende partecipate.

 

Paolo Scaroni and Vladimir Putin April jpeg Paolo Scaroni and Vladimir Putin April jpeg

Se il signor Ferilli, sospinto da Caltagirone e dal suo mentore La Russa (fu lui a portarlo dalla Fiera di Milano a Roma, per poi traghettarlo alla Rai nel 2003), riuscisse a conquistare la poltrona di Enel, quel progetto tornerebbe in pista? E cosa farebbe Descalzi, assurto in questi mesi a “cancelliere dell’energia” italica, a suon di accordi per la diversificazione e lo smarcamento dalla Russia?

 

Di certo c'è che Scaroni ha risposto in maniera un po’ sdegnata alla proposta di diventare presidente di Poste: vado a sostituire una signora di quasi 80 anni?  Il riferimento a Maria Bianca Farina, oltre che indelicato, sta a dimostrare che Scaroni non vuole un ruolo di secondo piano, di rappresentanza, ma desidera rientrare in pista a modo suo. L'ipotesi Poste, comunque, sarebbe sfumata anche e soprattutto per il veto dell'ad,  Matteo Del Fante, che vorrebbe tenersi più alla larga possibile da Scaroni.

 

l ambasciatore stefano pontecorvo foto di bacco (1) l ambasciatore stefano pontecorvo foto di bacco (1)

L’intesa, comunque, sarebbe stata raggiunta. Il “pacchetto”, scrive l’Adnkronos, è chiuso e le indicazioni dovrebbero arrivare nel tardo pomeriggio, a mercati chiusi, e “senza grosse sorprese”. Se dovessero emergere nuovi ostacoli le trattative proseguiranno fino a sera.

 

Che succede a Leonardo?

Come nasce il tandem Pontecorvo-Cingolani a Leonardo? L’ambasciatore, ex alto rappresentante della Nato in Afghanistan, è sempre stato vicino agli ambienti di centrodestra, ed è molto amico di Guido Crosetto, al punto che sognava di fare il ministro degli Esteri. Dietro la nomina del vanesio Roberto Cingolani, invece, c’è Claudio Descalzi: fu lui, in tempi non sospetti, a spedirlo a conoscere Giorgia Meloni, per presentarle le sue idee per una Leonardo ad alta tecnologia.

 

ROBERTO CINGOLANI ROBERTO CINGOLANI

L'ottimo Lorenzo Mariani tentenna davanti alla proposta di diventare direttore generale: i suoi dubbi sono legati alle profonde differenze sul futuro dell’azienda che lo separano da Roberto Cingolani.

 

Mentre l’ex ministro draghiano immagina una svolta hi-tech per il colosso della difesa, Mariani è più legato al core business della vendita di armamenti. L’attuale ad del consorzio Mbda Italia era fortemente sponsorizzato da Crosetto, che ci teneva a dire la sua, considerando che il ministero della Difesa è il primo cliente dell’ex Finmeccanica.

 

lorenzo mariani foto di bacco (2) lorenzo mariani foto di bacco (2)

A proposito di Cingolani: il suo ruolo da consigliere del ministro dell’ambiente e della “sicurezza energetica”, Gilberto Pichetto Fratin, è una “piccola storia triste”.

 

Pichetto, che fin qui si è distinto solo per le gaffe, fu scelto in quota Forza Italia, ma in quanto vicino a Licia Ronzulli. Il problema è che il pacioso commercialista dà il meglio di sé sui numeri, ma di energia capisce ben poco. E la “collaborazione” con l’esondante Cingolani si è interrotta dopo appena due incontri.

 

gilberto pichetto fratin konstas skrekas roberto cingolani gilberto pichetto fratin konstas skrekas roberto cingolani

 

 

E la Belloni?

Le voci che davano Elisabetta Belloni in movimento sulla presidenza di Eni sono vere, visto che l’attuale capo del Dis ha in più occasioni manifestato il desiderio di una poltrona pesante nella società del cane a sei zampe. Descalzi non è così entusiasta all’idea, perché non vuole intorno a sé nessuno in grado di fargli ombra.

 

meloni crosetto centenario aeronautica piazza del popolo meloni crosetto centenario aeronautica piazza del popolo

E visto che la Belloni, ai tempi in cui era segretario generale della Farnesina, spesso lo convocava per degli incontri di “aggiornamento”, l’ad di Eni si eviterebbe volentieri di dover rispondere a una signora così abituata a comandare. L’ipotesi più gradita a Descalzi sarebbe Giuseppe Zafarana, attualmente comandante generale della Guardia di Finanza.

 

Per quanto riguarda le Fiamme Gialle, che resteranno probabilmente senza vertice, considerando lo spostamento di Zafarana, Giorgia Meloni ha chiesto al viceministro Leo di far pervenire, dalla Guardia di Finanza, una rosa di tre nomi. Il punto è che la firma sulla nuova nomina la devono mettere Giorgetti e Crosetto, il quale peraltro oggi era misteriosamente assente alla festa della Polizia a piazza del Popolo (ha solo inviato un video di saluti e auguri).

elisabetta belloni foto di bacco elisabetta belloni foto di bacco

 

La bomba Forza Italia

Giorgia Meloni e il suo cerchio magico (guidato dall'ideologo Fazzolari che non concepisce compromessi e mediazioni politiche), in modalità marchese del Grillo, non hanno ancora ben compreso che, con l’ospedalizzazione di Berlusconi, Forza Italia è diventata una bomba a orologeria da maneggiare con grande cura.

 

Il decisionismo di Palazzo Chigi sta spingendo molti parlamentari azzurri su posizioni “ronzulliane”, anche se molti di loro sono personalmente distanti dall’ex infermiera prestata alla politica.

 

Il malessere nel partito del Cav può esplodere da un momento all’altro, anche perché l’atteggiamento muscolare della Meloni sta facendo nascere una reazione d’orgoglio in molti parlamentari azzurri, che non vogliono fare la fine degli scendiletto della premier. Il malessere cova anche nella Lega: come ha scritto stamani “il Foglio”, i malumori si rivolgono verso il ministro Giorgetti, che si è fatto impanare e friggere dalla Meloni, non riuscendo a metterla alle corde sulle nomine né ad ammorbidire le sue posizioni.

salvini ronzulli salvini ronzulli

 

Il Quirinale, invece, resta silente e distante. Non prende posizioni sulle nomine, lascia che il governo si muova senza alcun tipo di pressione. Mattarella aspetta il 25 aprile per capire che tipo di rapporto può avere con l’attuale governo.

 

Il giorno della festa della liberazione dal nazifascismo sarà un ottimo banco di prova per il governo degli ex missini. In ogni caso, l’empatia iniziale tra il Colle e Giorgia Meloni, che si ritrovava protetta da un lato da Mattarella, e dall’altro da Draghi, con il passare del tempo si è affievolita.

 

sergio mattarella giorgia meloni centenario aeronautica militare sergio mattarella giorgia meloni centenario aeronautica militare

Anche “Mariopio” non ha apprezzato alcune mosse della Ducetta, in modo particolare i suoi ambiziosi piani in Europa. L’idea di ribaltare la maggioranza al parlamento europeo con un’alleanza tra il Ppe e Ecr, per portare alla presidenza della Commissione europea la maltese Roberta Metsola, non piace all’ex premier. Il motivo è semplice: questo piano può ostacolare i suoi progetti.

 

Draghi è in corsa per sostituire l’insipido Charles Michel alla guida del Consiglio europeo, ma la smania della Ducetta può rivelarsi controproducente e tutto può complicarsi. È infatti difficile, se non impossibile, pensare a due esponenti dell’Europa del sud in due posizioni chiave come Commissione e Consiglio.

charles michel mario draghi charles michel mario draghi

LA DRAGHETTA - MEME MELONI DRAGHI LA DRAGHETTA - MEME MELONI DRAGHI

 

 

Paolo Scaroni and Vladimir Putin April jpeg Paolo Scaroni and Vladimir Putin April jpeg la conquista della poltrona vignetta by macondo la conquista della poltrona vignetta by macondo

flavio cattaneo misura la temperatura foto di bacco flavio cattaneo misura la temperatura foto di bacco

STEFANO DONNARUMMA STEFANO DONNARUMMA

CHARLES MICHEL MARIO DRAGHI CHARLES MICHEL MARIO DRAGHI

 

DRAGHI MELONI DRAGHI MELONI

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