Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per "la Stampa"
ursula von der leyen con un cagnolino
Ursula che mangia i churros in Spagna. Ursula che fa una degustazione di birra in Finlandia. Ursula che accarezza un cagnolino in Lussemburgo. Ursula allo stadio per la finale di Champions League.
Ursula con felpa col cappuccio come se fosse un Salvini d'altri tempi. Ursula che per farsi la vita elettorale meno amara si è persino fatta la foto con la chitarra. Sono passati esattamente tre mesi dal giorno in cui il Ppe, senza alcun entusiasmo, ha eletto Ursula von der Leyen come candidata per un secondo mandato.
Ma se il congresso di Bucarest ha rappresentato il punto più basso nel grafico delle possibilità di essere confermata alla guida della Commissione, dopo tre mesi spesi a portare avanti un'improbabile campagna "pop" per scrollarsi di dosso l'immagine dell'algida funzionaria teutonica, la presidente è riuscita a rimettersi in carreggiata. E ora, al momento dello sprint finale, nei salotti che contano di Bruxelles si fa fatica a trovare qualcuno pronto a scommettere sulla sua bocciatura.
OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN EMMANUEL MACRON
C'è una significativa pressione del "sistema Germania" su Olaf Scholz per fare in modo che Berlino mantenga la sua connazionale al vertice di Palazzo Berlaymont. Che è di centrodestra, dunque di opposizione, ma con posizioni più vicine alla Spd di quelle che potrebbero avere altri candidati alternativi del Ppe (si pensi al greco Mitsotakis o al croato Plenkovic che ha appena siglato un accordo di coalizione con l'estrema destra).
Senza von der Leyen, il governo tedesco perderebbe la presidenza e si troverebbe costretto a mandare a Bruxelles un commissario dei verdi. Per quanto riguarda Emmanuel Macron, diverse fonti diplomatiche concordano nel sostenere che i messaggi ambigui fatti filtrare tramite le persone a lui vicine, per esempio sull'ipotesi Mario Draghi, siano in realtà una "pretattica elettorale" per tenere Von der Leyen sulle spine. Quanto a Meloni, le stesse fonti si dicono certe che alla fine sosterrà von der Leyen «perché da lei ha sempre ottenuto ciò che voleva». Resta la contrarietà di Viktor Orban, ma per eleggere il presidente della Commissione non serve l'unanimità.
ursula von der leyen giorgia meloni
[…] Il primo confronto a 27 è in programma il 17 giugno e sono in molti a prevedere che il via libera informale per il secondo mandato potrebbe addirittura arrivare già in quella sede […]. Anche chi non la ama particolarmente all'interno del Ppe riconosce che Von der Leyen ha fatto una buona campagna. Furba, più che altro.
[…] Dal punto di vista dell'immagine, ha deciso di spogliarsi dei simboli e dei colori democristiani biancoblu del Ppe, sostituendoli con il logo "Ursula 2024" su tinta cromatica gialloviola, decisamente più "indie". Questo per scrollarsi di dosso l'etichetta di «candidata dei popolari» […].
ursula von der leyen con i churros
Al tempo stesso, ha cercato di blindare il consenso dei leader del Ppe che dovranno difendere la sua candidatura in Consiglio. Il suo tour è partito dalla Grecia di Kyriakos Mitsotakis ed è poi proseguito in Lettonia con la premier Evika Silina e nella Polonia di Donald Tusk dopo aver annunciato la chiusura della procedura Articolo 7 contro Varsavia.
[…] Ha visitato anche Paesi non guidati da esponenti del Ppe, ma è stata ben attenta a non farsi vedere accanto a loro. Aveva sollevato molti sospetti il mancato incontro con Giorgia Meloni durante la sua visita a Roma, ma c'era un mutuo interesse a non farsi vedere in pubblico insieme durante la campagna. Del resto anche a Madrid non ha incontrato il premier Pedro Sanchez, che pure la sostiene più del suo rivale popolare Alberto Nunez Feijòo.
Nel caso in cui i leader decidessero effettivamente di puntare su di lei, la presidenza del Consiglio europeo finirebbe ai socialisti. Antonio Costa rimane di gran lunga il favorito, davanti alla danese Mette Friederiksen, mentre per quanto riguarda l'ipotesi Enrico Letta restano gli interrogativi sulla reale disponibilità di Meloni a sostenerlo. Più incerta la figura dell'Alto Rappresentante, che dovrebbe finire ai liberali: l'estone Kaja Kallas è considerata troppo anti-russa […]. A quel ruolo ambiscono anche il premier belga Alexander De Croo e il lussemburghese Xavier Bettel.
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