Lettera di Mario Adinolfi a Dagospia
Caro Dago, non ho definito gli Europei di pallavolo vinti dalla Egonu (perché si cita solo lei?) come un “torneo minore”, ma “di rilevanza minore” rispetto a Olimpiadi e Mondiali. Francamente mi pare un argomento inattaccabile, visto che alle Olimpiadi la finale è stata Usa-Brasile e a Tokyo la Egonu (perché si cita solo lei?) ha perso anche con la Cina. Detto questo, come ho scritto nel tweet che ha causato tutto l’inutile baccano, sono lieto della loro vittoria.
Bravissime le Azzurre, tutte le Azzurre, anche la Egonu. Qualsiasi accusa infame di razzismo o omofobia la rispedisco al mittente. Sono un cattolico, sono esplicitamente impegnato nel Popolo della Famiglia che subisce l’accusa totalmente strumentale di omofobia, ma nulla è più distante da me e da noi. Però la narrazione a costruire il nemico da bersagliare sui social serve.
Per questo alcuni intellettuali da tastiera hanno inveito contro il mio tentativo di aprire un ragionamento non su Paola Egonu, ma sui motivi che l’hanno condotta a 22 anni e senza curriculum olimpico a essere vessillifera a Tokyo: i motivi erano extrasportivi (almeno trenta atleti della delegazione azzurra avevano un curriculum olimpico densissimo meritevole di quell’onore) e di strumentalizzazione politica del colore della sua pelle oltre che del suo orientamento sessuale. Io contestavo e contesto questa strumentalizzazione politica di un momento sportivo, perché lo sport vive di meritocrazia (“citius, altius, fortior” è non a caso il motto ufficiale in latino delle Olimpiadi) e non di pastette politiche per offrire fotine politicamente corrette ai giornali.
Per il resto, credo di aver contribuito e neanche poco alle future attenzioni che Paola Egonu avrà da ingaggi sportivi e sponsor extrasportivi. Ogni storia ha bisogno di un antagonista per appassionare, lieto di esserlo stato per un’atleta che comunque ha la potenzialità per diventare certamente una leggenda azzurra, una cui affidare presto o tardi il tricolore alle Olimpiadi che mi auguro davvero prima o poi riesca a vincere, senza dare retta ai social e magari risparmiandosi le inutili volgarità (“merda”, “vai a farti inculare”) che la società del politicamente corretto lascia passare a lei, ma non perdona a Lino Banfi. Perché l’ipocrisia fa viaggiare il mondo al contrario, vabbè, ma il discorso si farebbe lungo. Buona giornata.
Con stima
Mario Adinolfi
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