NELLA SUA INTERVISTA DI OGGI, JOHN ELKANN INVECE DI ACCUSARE LE BANCHE DI NON AVER SOSTENUTO LA FIAT NEI PRIMI ANNI 2000 AVREBBE DOVUTO RINGRAZIARE IL “SISTEMA BANCARIO E FINANZIARIO” GUIDATO PRIMA DEL 2003 DA MEDIOBANCA A NOME DEL NONNO - ELKANN FORSE DIMENTICA CHE NEL 2003 FURONO PROPRIO LE BANCHE, ALLERTATE DA BANCA D’ITALIA, A SALVARE IL GRUPPO FIAT (PROSSIMO AL FALLIMENTO) CON TRE MILIARDI DI EURO - L’EREDE DELL’AVVOCATO POTREBBE CHIEDERE DI QUANTO LA FIAT HA INVESTITO IN MEDIOBANCA E DI QUANTO HA RICEVUTO. SCOPRIRÀ CHE, SUL PIANO STORICO, È DEBITORE… 

Condividi questo articolo


Estratto da www.ilmigliorista.eu

 

gianni agnelli lapo e john elkann gianni agnelli lapo e john elkann

Nella fluviale intervista che si è fatto fare dai giornali di casa, “la Repubblica” e “La Stampa”, nel ventennale della scomparsa di Giovanni Agnelli, John Elkann ha concluso con un attacco alle banche la rievocazione dell’illustre nonno che l’aveva incoronato. Riferendosi alla gravissima crisi del 2003, l’erede del senatore a vita Agnelli, ha detto: “Il sistema bancario e finanziario italiano, che da sempre aveva beneficiato della Fiat, in quel momento non ci ha sostenuto. Una vera e propria violenza, aumentata con la scomparsa di mio zio Umberto nel 2004. Ma quello è stato anche il momento in cui la mia famiglia si è unita per fare fronte comune, rafforzando il nostro legame con la Fiat ed esercitando le responsabilità che ne derivavano”. Da non credere.

john elkann exor john elkann exor

 

Nel 2003, la Fiat era ormai prossima al fallimento. È storia patria. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, aveva addirittura fatto analizzare la possibilità di salvare la Fiat Auto attraverso la nazionalizzazione. […]

 

Ebbene, nel 2003, proprio quando il dramma stava per finire in tragedia, furono le banche, allertate e organizzate dalla Banca d’Italia, a fornire tre miliardi di euro alla Fiat attraverso un prestito obbligazionario convertendo che così si chiamava perché nel 2005, in mancanza di rimborso, sarebbe stato automaticamente convertito in azioni.

 

GIANNI AGNELLI MARIO MONTI GIANNI AGNELLI MARIO MONTI

Le banche procurarono quell’ossigeno anche per proteggere i propri crediti verso la Fiat e l’indotto? Certo, è un buon argomento. E l’intervento del governatore Antonio Fazio ne è un’indiretta conferma. Ma Elkann dovrebbe ugualmente ringraziare le banche per quel convertendo. O no?

 

E poi il nipote dovrebbe ringraziare le banche una seconda volta perché queste stesse banche vendettero subito e alla cieca le azioni Fiat che erano finite nei loro portafogli alla conversione del convertendo. Avrebbero potuto tenersele, quelle azioni, e formare un fronte con una partecipazione aggregata analoga a quella delle holding degli Agnelli ma infinitamente più robusta sul piano finanziario.

 

DISEGNO DI FABIO SIRONI - CESARE ROMITI GIANNI AGNELLI ENRICO CUCCIA E DE BENEDETTI DISEGNO DI FABIO SIRONI - CESARE ROMITI GIANNI AGNELLI ENRICO CUCCIA E DE BENEDETTI

Forti di quella posizione, le banche avrebbero potuto scommettere sul rilancio della Fiat, al quale stava lavorando Sergio Marchionne. E vendere più avanti, guadagnando. Avrebbero con ciò fatto ombra agli Agnelli? Ne avevano tutto il diritto. Anzi, visto il successivo apprezzamento del titolo, ne avrebbero avuto il dovere di fronte ai propri soci.

 

Ma del senno di poi sono piene le fosse. E tuttavia, se non avevano capito subito il valore di Marchionne e dunque se volevano uscire al più presto dal rischio Fiat, le banche avrebbero anche potuto cedere le loro azioni Fiat alla cordata guidata da Roberto Colaninno e dalla Lehman, che avevano in mente piani analoghi a quelli di Marchionne. Sarebbe stata l’occasione per lucrare un sovrapprezzo e/o un earn out. E invece le banche hanno venduto sul mercato. Subito e in perdita, perché la cura Marchionne era ancora agli inizi. Imprevidenza? Sudditanza psicologica alla famiglia Agnelli? Resta il fatto che, in tal modo, le banche hanno lasciato il pieno controllo a Elkann. Che adesso mette loro le dita negli occhi. Mah. Ma non è finita.

GIANNI AGNELLI GIANNI AGNELLI

 

A nome del nonno, Elkann avrebbe dovuto ringraziare il “sistema bancario e finanziario”, guidato ante 2003 da Mediobanca, anche per altre ragioni. L’erede del senatore a vita potrebbe chiedere ai suoi uffici il rendiconto di quanto la Fiat ha investito in Mediobanca e di quanto ha ricevuto. Scoprirà che, sul piano storico, è debitore.

il ritorno di giulio tremonti alla camera il ritorno di giulio tremonti alla camera

 

Non solo sul piano degli investimenti, ma anche sul piano del potere. Fu infatti Mediobanca a sostenere il risanamento della Fiat operato da Cesare Romiti negli anni di ferro del terrorismo tagliando l’erba sotto i piedi a Carlo De Benedetti che vi si era introdotto con ambizioni dominio. E fu ancora Mediobanca a orchestrare e garantire l’aumento di capitale del 1993, che salvò la Fiat da un’altra, grave crisi. Un aumento di capitale al quale, in forza delle piramidi societarie del tempo, la famiglia Agnelli poté partecipare con un esborso risibile. […]

MEDIOBANCA MEDIOBANCA

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

VENETO DI PASSIONE PER SALVINI – IL “CAPITONE” PROVA AD ALZARE LA CRESTA E USCIRE DALL’ANGOLO: “CHIEDEREMO IL VENETO E IL TERZO MANDATO PER ZAIA”. MA SA BENE CHE IL DESTINO DELLA REGIONE, VERO FORTINO E CASSAFORTE DEL CARROCCIO, È SEGNATO: GIORGIA MELONI VUOLE METTERE LE MANI SUL NORD-EST. E COME DARLE TORTO? FORZA ITALIA CON L'8% GOVERNA PIEMONTE, SICILIA, BASILICATA E CALABRIA. LA LEGA, CON UNA PERCENTUALE SIMILE, HA IN MANO VENETO, LOMBARDIA E FRIULI. PERCHE' LEI, CHE GUIDA IL PARTITO DI MAGGIORANZA RELATIVA, DOVREBBE ACCONTENTARSI DI LAZIO, ABRUZZO E MARCHE? - LO PSICODRAMMA NEL CARROCCIO È INIZIATO DOPO CHE IL MITE LUCA ZAIA È USCITO ALLO SCOPERTO (“SE PERDIAMO QUI VA TUTTO A ROTOLI”). A VENEZIA SI PREPARA LA SCISSIONE, CON UNA “LISTA ZAIA”...

DAGOREPORT - COME MAI TRUMP NON HA FATTO GRAN CASINO SULLA FORNITURA DI ARMI ALL’UCRAINA (MISSILI A LUNGO RAGGIO E MINE ANTI-UOMO) DECISA DAL PRESIDENTE USCENTE JOE BIDEN? SECONDO FONTI AUTOREVOLI DI WASHINGTON, TRA I DUE C’È STATO UN ACCORDO, CHE PERMETTERÀ POI A TRUMP DI NEGOZIARE CON PIÙ FORZA UNA PACE CON PUTIN. COSÌ, DA UNA PARTE, IL TYCOON COL CIUFFO A PENZOLONI SI E' LIMITATO A UN MISERO TWEET. DALL’ALTRA A PUTIN NON CONVIENE DI FARE ORA IL DOTTOR STRANAMORE PER DUE BUONI MOTIVI…