L’URLO DI TARDELLI: “BASTA CON LA RETORICA DEI POLITICI: L’ITALIA NON PUÒ SALVARSI CON IL CALCIO. È SOLO UN’ILLUSIONE. NON DEL TUTTO ONESTA’’ - LA MORTE DI CIRO ESPOSITO? È INUTILE PIANGERE QUANDO SI VERIFICA UN DRAMMA. BISOGNA PREVENIRLO, IL DRAMMA’’

Malcom Pagani per "il Fatto Quotidiano"

 

TardelliTardelli

Dell’immediata vigilia di Italia-Uruguay, nella sospensione tra sport, vita e morte, a Marco Tardelli rimane addosso il silenzio. “Lo stesso di agosto”. Quello delle città immobili, imbandierate in attesa di giudizio e l'altro, vissuto tra i comunicati e le smentite del nosocomio romano che da due mesi circonda lotta crepuscolare e sorte incerta di Ciro Esposito: “L'Italia è stata eliminata perché ha trovato un mezzo arbitro, perché ha giocato una brutta gara con la Costa Rica e perché oggi, in un appuntamento che sapevamo durissimo, è stata anche sfortunata.

 

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Vittorie e sconfitte nel calcio si decidono per un soffio. Per una palla che rotola dentro o esce per qualche centimetro. Ora bisogna ragionare a freddo, continuare a ricostruire puntando sui giovani e non farsi prendere dalla fretta. Prandelli sarebbe stato perfettamente in grado di proseguire nel suo ruolo di Ct, è il contesto in cui si muove il mio sport dalle nostre parti che deve cambiare. Ho letto le ultime novità sullo stato di Ciro Esposito e questo è un giorno doppiamente triste. Anzi, dal momento in cui quel tifoso del Napoli è caduto per un colpo di pistola a Tor di Quinto, sono stati tristi tutti i giorni.

 

Dalla finale di Coppa Italia e dal gravissimo ferimento di Esposito sono passati due mesi.

Ma di Ciro Esposito, dopo i primi commossi momenti e la retorica del caso, non si è più parlato. Se ne discute oggi perché la cronaca incombe, le sue condizioni sono disperate, l'Italia è esattamente questa. Un paese in cui si scende e si sale dal cavallo dell'emozione momentanea in continuazione. Il mio timore è un altro.

 

Quale, Tardelli?

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Che tra qualche settimana Ciro Esposito, non un ultrà violento, ma uno che passava lì quasi per caso, sia ricordato solo dai suoi familiari. Gente fantastica che nonostante il trauma indicibile e il dolore, ha detto e saputo trovare le parole migliori. Parole di pace. Parole sensate. Parole distanti dalla vendetta.

 

Il suo stato attuale dovrebbe suggerirci altro. Farci reagire. Spingere chi comanda nella stanza dei bottoni a fare veramente qualcosa. È inutile sostenere che il calcio italiano abbia seri problemi di violenza senza chiederci come e dove intervenire per risolverli ogni giorno. Andare alla partita e prendersi un colpo di pistola non è normale. È allucinante.

 

Da dove si può partire per la Palingenesi?

Da dove sono partiti in Inghilterra a fine anni 80. Erano a terra, assediati dai barbari. Hanno voluto risolvere la questione tifo violento in una notte e l'hanno fatto.

 

Qualche politico aveva suggerito, in caso di risultato positivo della Nazionale, di dedicare la qualificazione proprio a Ciro Esposito.

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A me sembra che invece di gonfiare le vele della retorica e chiedere alla squadra di dedicare la qualificazione a Ciro Esposito, sarebbe il caso di fare qualcosa di concreto. E da fare, ci sarebbe moltissimo. È inutile piangere sempre e solo quando si verifica un dramma. Bisogna prevenirlo, il dramma. Non c'è migliore forma di rispetto.

 

Il Mondiale dell'Italia è finito.

Nell'82 il nostro successo aiutò l'economia, rilanciò lavoro e industria, ma l'afflato patriottico di questi giorni mi fa desiderare un calcio più serio. Non si può affermare che se l'Italia vince una partita il Paese voli o viceversa. I politici si divertono e amano scendere e salire sul carro del pallone freneticamente, ma l'Italia non può salvarsi con il calcio. È solo un'illusione. Non del tutto onesta.

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