![cottarelli cr7](/img/patch/04-2021/cottarelli-cr7-1452249_600_q50.webp)
"NEL CALCIO SERVE UN TETTO SALARIALE" - SENTITE "MANI DI FORBICE" COTTARELLI (TIFOSISSIMO DELL’INTER): "IL LIBERO MERCATO NEL PALLONE NON FUNZIONA. IN ALTRI SETTORI NESSUNO PAGA STIPENDI CHE NON PUÒ PERMETTERSI. ALTRIMENTI FALLIREBBE. IL MODELLO DA COPIARE C'È: IL BAYERN MONACO GOVERNATO DALL'AZIONARIATO POPOLARE. IL CALCIO EUROPEO È DEI TIFOSI. SE PENSI CHE SIA UN'AZIENDA NORMALE, VAI A SBATTERE”
Gabriele De Stefani per “la Stampa”
«La nobiltà per diritto di nascita al posto del merito. Volevano riportarci a prima della Rivoluzione francese, ma hanno fatto male i calcoli, perché i tifosi, che poi sono i loro clienti, vogliono altro. Il libero mercato nel calcio non funziona».
A dirlo non è un nostalgico dei tempi della radiolina e di «Tutto il calcio minuto per minuto», ma Carlo Cottarelli, che in vita sua è stato direttore esecutivo del board del Fondo monetario internazionale. In testa ha un modello diverso di calcio, a cui sta lavorando con Interspac, l' associazione con cui sogna di fare della sua Inter il primo grande club italiano ad azionariato almeno parzialmente popolare.
Che idea si è fatto del progetto Super Lega?
«Un atto arrogante da parte di club che pensavano di controllare il calcio a loro piacimento, senza fare nessuna altra considerazione. Né emozionale, né culturale. E direi nemmeno economica: la reazione popolare che si è scatenata ci dice che a non volere quel prodotto è prima di tutti chi avrebbe poi dovuto acquistarlo. Se cent' anni fa avessimo fatto la Super League, ora vedremmo ogni settimana Genoa-Pro Vercelli».
carlo cottarelli foto di bacco (2)
Il calcio però sta implodendo. Florentino Perez, presidente del Real Madrid, dice che non c' è tempo per una riforma che parta fra tre anni: non ci arrivano vivi. E dice che i giovani chiedono grandi eventi e non sanno cosa siano i campanilismi.
«Il tema generazionale c' è, del resto i giovani hanno meno ricordi. Ma se ogni settimana offri Milan-Real, dopo un po' si stancano anche loro. Quindi il tema è ridisegnare il sistema. Ma una risposta che scontenta la stragrande maggioranza dei tifosi è evidentemente inefficace».
E come si ridisegna un settore così particolare?
«C' è un problema congiunturale, il Covid. E poi c' è quello strutturale. Il calcio da sempre perde soldi e vive grazie ai mecenati che però non bastano più. Io credo che l' urgenza sia il tetto salariale per i giocatori».
Tutte operazioni difficili se comandano gli agenti. Lo scorso anno i due procuratori più importanti, Jorge Mendes e Mino Raiola, hanno intascato quasi 200 milioni di dollari secondo Forbes. Non producono valore, anzi ne sottraggono, e spingono gli stipendi a livelli insostenibili. A chi tocca limitarli?
«Vede perché nel calcio il libero mercato non regge e il tentativo di trasformarlo in un' azienda come le altre è fallito? In qualunque altro settore, nessuna aziende pagherebbe stipendi che non può permettersi: altrimenti secondo un principio di mercato fallirebbe, cosa che invece nel calcio non accade. Qui subentrano la passione, il sogno di vincere e acquistare le star. E così si accumulano i debiti. Per questo il calcio deve darsi delle regole: tetto agli stipendi e alle commissioni degli agenti. E scommettere sull' azionariato popolare».
Andrea Agnelli nei mesi scorsi aveva detto: "La Serie A deve affidarsi a fondi di investimento privati perché noi dirigenti abbiamo fallito".
CARLO COTTARELLI COME GRETA THUNBERG
«Il modello da copiare c' è: il Bayern Monaco vince e ha i conti in ordine. Non a caso non è a fine di lucro e non ha una proprietà americana che bada al profitto come quasi tutti i promotori della Super Lega. Il Bayern è controllato dai tifosi attraverso l' azionariato popolare: è la strada per tenere insieme gli aspetti emozionali e la sostenibilità. Il mecenate da solo non ce la fa più, allora facciamo comandare davvero i tifosi».
Real Madrid e Barcellona hanno l' azionariato popolare eppure sono a pezzi.
«Oltre ai modelli conta chi li gestisce: Perez, ad esempio, ha alimentato la corsa degli stipendi anziché governare il club in modo virtuoso».
In questi giorni Uefa e Fifa hanno imbracciato la bandiera del «calcio dei tifosi» contro quello del profitto. Il pulpito da cui viene la predica non è particolarmente credibile: sono due organizzazioni ricchissime, attraversate dagli scandali, vivono grazie agli investimenti dei club e giocano al tempo stesso da regolatrici e player del settore. Non è un' ingiustizia?
«Sì, infatti il senso dell' operazione Super Lega mi sembra soprattutto un riequilibrio tra club, Fifa e Uefa. Ma dubito che il modo per ottenerlo sia un comunicato stampa a mezzanotte con cui si annuncia che si smonta l' impianto del calcio mondiale e l' eliminazione della meritocrazia. Anche i governi di tutta Europa si sono messi di traverso.
Perché?
«Non hanno nemmeno concordato una linea, è stato spontaneo. Era troppo evidente la distruzione di valori condivisi dall' opinione pubblica».
Un' industria europea da 30 miliardi sta saltando, i governi dovranno occuparsene oltre a dire "no".
«Andrà fatto, con spirito di collaborazione. Tutti devono rimettersi in discussione, a partire dai club per la gestione e dai calciatori per gli stipendi. Ma la lezione è chiara: il calcio è dei tifosi, senza di loro non si decide. Mia figlia tifa West Ham. L' inno dice: "I' m forever blowing bubbles", cioè "soffio sempre bolle di sapone per aria". Il calcio europeo è questo. Se pensi che sia un' azienda normale, vai a sbattere».