QUANTI GUAI SENZA HIGUAIN – PRIMO KO STAGIONALE PER BENITEZ: ALL’ARSENAL BASTA UN QUARTO D’ORA PER CHIUDERE LA PRATICA

Marco Ansaldo per "La Stampa"

La delusione passa per l'Emirates. Non è il 2-0 che l'Arsenal ha inflitto al Napoli a guastare la serata ai partenopei. È la constatazione che agli inglesi sono stati sufficienti i primi 15' per segnare con Ozil e Giroud e impadronirsi della partita. Poi hanno giocato gli altri 75' per «divertissement», cercando di non farsi male e magari trovare un terzo gol, ma così, senza impegno.

Le statistiche non sono fatte per essere smentite e lo dimostra il dato che Rafa Benitez è uscito ancora sconfitto dall'Emirates uno stadio che sta al San Paolo, come l'Arsenal di ieri sera sta al Napoli.

Wenger aveva cominciato la stagione nello scetticismo dei molti che pensavano fosse finito il suo ciclo magico. Vista ieri, la sua squadra gioca invece un calcio tra i più intriganti d'Europa, e con questa vittoria, aggiunta al successo sul Marsiglia, la qualificazione ce l'ha in tasca. Per un tempo abbiamo visto due squadre che praticano sport diversi perché il calcio esibito dall'Arsenal non ha niente da spartire con quello del Napoli.

Gli inglesi partivano e completavano in velocità le azioni che i partenopei non azzeccavano nemmeno scambiandosi la palla da fermi: la differenza tuttavia è stata così grande da apparire sospetta. Speriamo episodica. Altrimenti torneremmo ai soliti, tristi discorsi sul calcio italiano che non è più competitivo quando esce dall'uscio di casa: preferiamo pensare a una serata infausta di chi non ha combinato niente di quanto potrebbe fare al confronto dell'Arsenal che in casa è una macchina da guerra nelle Coppe e lo sa il Milan che due anni fa rischiò di farsi ribaltare dopo il 4-0 di San Siro.

Negli ultimi dieci anni Wenger ha perso a Londra una sola partita di Champions League, nella scorsa stagione contro lo Schalke 04, e ieri non ha sfiorato davvero il bis. Probabilmente tra il Napoli incensato per la vittoria sul Borussia Dortmund e il parente straccione che abbiamo visto ieri esiste una via di mezzo: il problema, che Benitez aveva fotografato alla vigilia («dobbiamo smorzare l'entusiasmo»), sarà farlo capire ai napoletani che ieri sera già coprivano di pessimismo cosmico la macchina esaltata fino a poche ore prima. A parte l'imprevedibile emozione ci sono altre ragioni che spiegano la modesta figura dell'Emirates. La prima è di qualità.

L'Arsenal ne ha mostrata di più e ha nascosto con il belletto le magagne che pure ha, ad esempio in difesa: operazione non riuscita al Napoli che proprio in difesa ha mostrato i buchi più preoccupanti anche per le ambizioni di scudetto. Ma al livello di Britos si sono calati in tanti e insospettabili. Mancava Higuain, infine tenuto in tribuna per l'acciacco muscolare, e Pandev non è mai comparso: da Marassi a Londra la distanza è maggiore dei due gol che sabato segnò al Genoa. Idem per Hamsik.

Ozil gli ha mostrato come i grandi giocatori giocano le grandi partite, lo slovacco ha preso appunti. E alle difficoltà si è aggiunto il modulo che Benitez ha mantenuto inossidabile ma che è costato l'inferiorità del Napoli a centrocampo, soprattutto nel primo tempo quando l'Arsenal ha tenuto il ritmo alto e il movimento di Ozil, Arteta, Flamini, Rosicky e del giovane Ramsey ha mandato in palla Behrami e Inler, infilati che era una bellezza. Quando i londinesi si sono acquietati, convinti della superiorità e che il risultato fosse in cassaforte, l'equilibrio si è ristabilito nel gioco. Ma non abbastanza da avvicinare il Napoli al gol.

 

duello tra Higuain e YepesHIGUAIN DE LAURENTISSPOMPAMEO CON RAFA BENITEZ arsenal napoli arsenal napoli arsenal napoli arsenal napoli arsenal napoli ozil

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