"VEDIAMOCI IN AUTOSTRADA, PORTAMI I FUNGHI" - QUELLE TELEFONATE CHE METTONO NEI GUAI MAGNINI – LA GIUSTIZIA SPORTIVA: PER QUESTE PAROLE L' EX NUOTATORE MERITA 8 ANNI DI SQUALIFICA PER DOPING – PER LA PROCURA DI PESARO SONO “ELEMENTI INSUFFICIENTI” PER INDAGARLO PENALMENTE…
Grazia Longo per la Stampa
Mentre le cronache rosa impazzano per la sua ultima bellissima fiamma, l' ex velina Giorgia Palmas, e l' ex storica Federica Pellegrini sembra un pallido ricordo, le cronache della procura nazionale antidoping lo mettono nei guai. Contro Filippo Magnini, ex blasonato campione del mondo di nuoto, ci sono diverse intercettazioni telefoniche che secondo i giudici inquirenti sportivi provano la sua passione per le sostanze dopanti. Prodotti che lui definisce con nomi in codice come «funghi», «schede», «esercizi alla spalla».
Ma ci sono anche esternazioni più esplicite che compromettono la sua posizione.
Come quando afferma: «Non vedo l' ora di provare la nuova integrazione».
E ancora: «E la plus? Comunque portami più cose possibili dei prodotti nuovi». Per poi incalzare: «Non te la ciucciare la plus! Ci serve sennò non partiamo più».
Il compagno E se per la procura di Pesaro - da cui è partita l' inchiesta - queste parole non bastano per indagarlo penalmente, per la giustizia sportiva sono oltremodo sufficienti per chiedere che venga squalificato per 8 anni. Non solo, l' ex stella del nuoto (si è ritirato lo scorso novembre) avrebbe fatto anche da filtro per un altro compagno della Nazionale, Michele Santucci, per il quale sono stati sollecitati 4 anni di squalifica.
La procura antidoping di Roma è convinta che Magnini abbia pagato il suo medico nutrizionista Guido Porcellini per ottenere i prodotti proibiti, che abbia fatto pressioni per averli e che fosse presente al momento della consegna, avvenuta in autostrada per non dare nell' occhio («È meglio fare quella cosa là in autostrada», si sente in una delle intercettazioni). Mentre non ci sono, invece, elementi che possano dimostrare che alla fine sia entrato in possesso di quel materiale dopante.
Tutto ha inizio con le indagini della procura di Pesaro e dei carabinieri del Nas sul traffico di sostanze dopanti che hanno portato sul banco degli imputati l' ex nutrizionista di Magnini, Guido Porcellini, e il suo collaboratore Antonio De Grandis. I prodotti vietati sarebbe stati importati dalla Cina e secondo la giustizia sportiva l' ex due volte campione dei 100 metri stile libero sarebbe stato coinvolto nel giro.
A inchiodarlo ci sono «numerose conversazioni telefoniche dal tenore criptico», tra Porcellini, De Grandis e Magnini. Quest' ultimo viene descritto come un ragazzo «distrutto, piange dalla stanchezza». A tratteggiarlo così è il nutrizionista, che racconta a De Grandis la telefonata che ha avuto con Magnini qualche giorno prima.
L' orecchio investigativo registra la telefonata il 17 novembre 2015.
Al 23 novembre 2015 risale, invece, l' sms di Porcellini a De Grandis in cui gli scrive: «Filo mi ha pagato 1200». Pagamento che secondo la procura nazionale antidoping sarebbe avvenuto con una carta prepagata e che dimostrerebbe l' interesse di Filippo (Filo) per il doping. Il 18 novembre 2015 Porcellini in un sms annuncia al campione: «Ti devo spiegare come funziona l' integrazione che è arrivata ieri» e lui risponde: «Non vedo l' ora di provare la nuova integrazione».
filippo magnini giorgia palmas
L' ostinazione Quanto all' ostinazione ossessiva con cui il nuotatore punta ad avere le confezioni dopanti, Porcellini se ne lamenta con un collaboratore: «Non dovrebbe rompere, la roba è alla dogana. È una cosa di cui non parlare. Un chilo e mezzo di roba».
C' è infine il capitolo che riguarda l' altro atleta della Nazionale azzurra di nuoto, Michele Santucci. Il quale, preoccupato per l' uso del doping ,viene tranquillizzato da Magnini con una rassicurazione il cui senso è: «Tanto lo fanno tutti». Tra i due, secondo gli inquirenti sportivi, Magnini è ritenuto il dominus e per questo nei suoi confronti è stata chiesta una squalifica dalla durata doppia di quella per l' amico.