pennetta vinci

VENI, VIDI E VINCI – ‘’MI SONO DETTA: PRENDI TUTTO QUELLO CHE C’È DA UN GIORNO COSÌ - DOPO UNA SMORZATA DIVINA, HA ALZATO LE BRACCIA E CHIESTO PER SÉ L’ATTENZIONE DEL PUBBLICO: "UNA VOLTA APPLAUDITE ANCHE ME, CAZZO!”

Enrico Sisti per la Repubblica

 

New York, Italia. Roberta verrà ricordata come colei che ha distrutto un sogno.

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«Ma che ho combinato?».

Lo stupore dopo l’impresa della vita.

«Stamattina mi sono svegliata e certo la prima cosa che ho pensato non è stata: oggi vinco. Ieri avevo addirittura chiamato l’agenzia di viaggi per prenotarmi il volo».

 

In campo c’era una che correva, correva, correva. Ma era l’altra, quella che non t’aspetti, era la campionessa, pesante, macchinosa. Lei spostava Serena come se non avesse mai fatto altro in vita sua. A ogni passaggio a vuoto le urla e la disperazione di un intero stadio.

«È andato tutto alla rovescia per loro, credo che sia una delle più grandi sorprese della storia del tennis» 

 

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Dopo una smorzata divina, ha alzato le braccia e chiesto per sé l’attenzione del pubblico: «Una volta applaudite anche me!». La gente ha capito, s’è quasi emozionata perla lezione di tennis “anticato” all’onnipotente Serena.

 

«Mi sono detta: tu butta la palla dall’altra parte e non pensare che lì c’è Serena, pensa a divertirti a prendere tutto quello che c’è da prendere da questa giornata meravigliosa. Non mi sembrava certo la tattica perfetta, ma che altro potevo fare? Ho deciso che dovevo sbattermi, correre quanto più potevo, ma alla fine ha corso più lei. E ho vinto io».

 

Serena è stata strapazzata. Era nervosa, imprecisa, le gambe erano due querce, lo sguardo sempre a un passo dal pianto. Aver vinto il primo set poteva anche non significare nulla. E così è stato.

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«Era nervosissima, ha rotto una racchetta, ha commesso doppi falli decisivi, ma rimane la più grande».

 

Lei ha chiesto scusa alla gente.

«Mi dispiace tanto di avere provocato questa immensa delusione e mi dispiace per Serena, America perdonami».

 

Sono arrivati solo applausi per il sorriso e l’imbarazzo.

«Non ho mai avuto certezze, ma neppure paura, nemmeno quando ho perso il primo set. E dopo ho cercato di non pensare a ciò che stava accadendo: non dovevo pensare che stavo battendo Serena a New York, proprio nel momento in cui avrebbe potuto fare la storia».

 

Però era lei la più fresca, anche di testa.

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«Aver lasciato il doppio con Sara un contributo me l’ha dato, era bello giocare con lei ma dopo tante vittorie spendevo troppe energie mentali. E comunque il doppio e il singolare sono due mondi e due emozioni completamente diverse».

 

E per oggi?

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«Pressione altissima, io non ho nulla da perdere. Con Flavia ci conosciamo da vent’anni. Abbiamo pochi segreti. Quando eravamo piccole vincevo sempre io perché lei era isterica. Adesso siamo donne anziane… ».

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