AUMENTI, AUMENTI! - PEDAGGI AUTOSTRADALI ALLE STELLE: PIU’ 2,91% - I CONCESSIONARI (GUIDATI DA PALENZONA) CHIAGNONO E FOTTONO: COME SEMPRE SONO GLI AUTOMOBILISTI A PAGARE - GODE BENETTON, PIANGONO I GAVIO: SULLE TRATTE GESTITE DA LORO NESSUN RINCARO - PASSERA CONCEDE GLI AUMENTI, MA LE CONDIZIONI DELLA RETE AUTOSTRADALE NON LE CONTROLLA NESSUNO - L’AUTHORITY DEI TRASPORTI RESTA UN MIRAGGIO…

Daniele Martini per il "Fatto quotidiano"

Hanno più pagine di un vocabolario e sono più oscuri di un codice cifrato gli atti di concessione che dovrebbero regolare i rapporti tra lo Stato italiano e le società che gestiscono le autostrade. È soprattutto per questo motivo che di fronte all'ennesimo rincaro al casello, oggi tutti strillano sostenendo di aver ragione. Strepitano i 32 concessionari rappresentati dall'Aiscat, l'associazione di categoria guidata dai due signori delle autostrade italiane, il presidente Fabrizio Palenzona e Giovanni Castellucci, amministratore di Atlantia dei Benetton, la società che controlla Autostrade per l'Italia e gestisce più del 70 per cento della rete nazionale.

I padroni della rete avrebbero voluto un incremento medio dei pedaggi del 3,9 per cento, ma hanno un po' di meno (2,91 per cento) ed abituati come sono ad averla sempre vinta, considerano il timido e parziale rifiuto ricevuto una specie di affronto e perciò minacciano sfracelli ed azioni legali. Si dolgono parecchio in particolare i rampolli della famiglia Gavio perché sui tratti da loro controllati, e cioè la Torino-Milano e la Torino-Piacenza, gli aumenti sono stati negati del tutto.

Pure sull'altro fronte, però, protestano con vigore gli automobilisti e le associazioni dei consumatori sentendosi come vitelli al macello di fronte all'ennesimo aumento e constatando che, salvo rare eccezioni, lo stato delle autostrade non è così eccellente o migliorato da giustificare nuovi rincari. Il ministro dimissionario delle Infrastrutture e dei Trasporti, Corrado Passera, prova a barcamenarsi, conscio del fatto che in un paese in cui le merci all'80 per cento viaggiano su gomma, pedaggi più alti vuol dire trasporti più cari e quindi più inflazione.

Sulle concessioni e sulle tariffe autostradali dovrebbe avere voce in capitolo un organismo terzo, un'Authority dei trasporti invocata da anni praticamente da tutti, ma che resta al palo, bloccata dai veti dei partiti che si accapigliano sui nomi dei componenti. Oggi le tariffe vengono stabilite da un ufficio tecnico che si chiama Nars (Nucleo di regolazione dei servizi di pubblica utilità) collegato al Cipe, Comitato interministeriale di programmazione economica.

Ma il Nars è come un cane senza denti, dotato di un potere meramente consultivo, costretto solo ad abbaiare perché privo di qualsiasi autorità sanzionatoria nei confronti dei concessionari. Il Nars deve inoltre fare riferimento ai contratti di concessione autostradale che essendo di natura privatistica sono dotati di un potere cogente molto alto e sulla cui interpretazione vigilano stuoli di uffici legali al servizio dei concessionari.

Confermano Andrea Boitani e Marco Ponti, due dei maggiori esperti dei trasporti: "È un sistema che non funziona, le concessioni autostradali sono atti ingarbugliatissimi e di difficile interpretazione". Ogni società autostradale ha la sua concessione e le concessioni sono una diversa dall'altra e non per tutte valgono le stesse regole. I parametri per l'individuazione delle tariffe sono molteplici, alcuni abbastanza obiettivi, come l'aumento dell'inflazione, altri di difficile catalogazione e quindi soggetti ad applicazioni discrezionali.

La qualità del servizio autostradale, per esempio: con quali strumenti verificare se è migliorata o peggiorata, se incontra o no il gradimento degli automobilisti? E le manutenzioni straordinarie: come stabilire se servono davvero oppure sono programmate solo per ottenere un rincaro dei pedaggi come spesso succede soprattutto al nord? Per la parte che riguarda il calcolo delle tariffe, poi, bisognerebbe avere almeno quattro lauree per orientarsi tra algoritmi, equazioni, frazioni e parentesi tonde, quadre e graffe.

Basta una virgola spostata, un numeretto cambiato e il risultato finale può essere l'arricchimento spesso ingiustificato e smodato del concessionario ottenuto a danno degli automobilisti. C'è chi sostiene che non sia affatto un caso che quelle carte siano così arzigogolate e ritiene che a ben guardare c'è del metodo in tanta apparente confusione: più le regole risultano incomprensibili al pubblico, ai politici, ai ministri e perfino ai tecnici che dovrebbero applicarle, più cresce il margine di discrezionalità nell'interpretazione e nell'applicazione. Più le carte sono illeggibili, insomma, più la cattiva politica può sguazzarci dentro. È un fatto che i pedaggi non siano mai diminuiti e che pochi ministri abbiano saputo o voluto tenere testa ai concessionari.

 

GILBERTO BENETTON GetContent asp jpegPALENZONA BUFFET Beniamino GavioCorrado Passera giovanni castellucci ad autostrade01 lapLOGO AUTOSTRADEautostrade

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…