BOCCONIANI CHE SI AZZUFFANO: ERA RIGORE O NON ERA RIGORE? PEROTTI CONTRO GUIDO ROSSI

Sergio Bocconi per Il Corriere della Sera

Bocconiani contro. O meglio: bocconiani economisti contro bocconiani giuristi? Certo è forte la suggestione che si riveli di nuovo la tradizionale doppia anima dell'ateneo, che ha visto sempre dibattere e qualche volta litigare fra loro le due scuole, quella degli esperti della «scienza triste» e quella dei maestri del diritto commerciale.

Fatto sta che l'articolo pubblicato ieri su Il Sole 24 Ore di Roberto Perotti, «professore economista» dell'università milanese, in forte polemica con Guido Rossi, «professore (emerito) giurista», ha ridestato letture di divisioni che considerata l'origine del contendere, e cioè se l'austerità sia o no una medicina contro la crisi, vanno ben oltre il perimetro bocconiano. Perotti fa anzitutto una sorta di autocritica su alcune analisi sviluppate una quindicina di anni fa con Alberto Alesina, favorevoli appunto a considerare l'austerità come una medicina.

Oggi ha cambiato parere ma sottolinea: «Il fatto che l'austerità non faccia bene non significa che vi siano sempre alternative migliori e praticabili. L'austerità di bilancio nel caso greco era probabilmente inevitabile». Poi riprende articoli recenti di Guido Rossi, pubblicati sempre sul quotidiano economico, e ne ricava due citazioni. Il giurista scrive pochi giorni fa che «questa austerità, ammantata da moralismo, s'è rivelata sbagliata... con le inconfutabili critiche provenienti da premi Nobel quali Paul Krugman, Joseph Stiglitz e Amartya Sen e da economisti come Mark Blyth e Kaushik Basu».

E in aprile: «Da Krugman a Stiglitz è giunta la prova dei fatti che la politica del rigore e dei tagli... rende impossibile la ripresa delle economie». Poi, passa all'affondo: «Forse Rossi ci potrebbe indicare le analisi tecniche di Krugman, Stiglitz e Sen che a suo dire dimostrano "inconfutabilmente" la sua tesi; ma forse potrebbe anche chiedersi se è sicuro di essere aggiornato sul dibattito corrente sull'argomento... Purtroppo non ho trovato alcun accenno sull'argomento nei numerosi interventi di Rossi. Ho invece trovato citazioni di Fichte, Croce, Kant, Kelsen, Graeber, Habermas, Böckenförde, e Gadamer, e perfino lo Zibaldone di Leopardi. Siamo tutti in ammirazione di tanta cultura. Probabilmente per i limiti mentali propri dei "Bocconi boys", alcuni di noi però faticano a vedere il nesso con la tragedia molto concreta della Grecia attuale».

Il riferimento ai «Bocconi boys» non riporta direttamente al «bocconiano» Rossi, ma al premio Nobel Krugman che lui cita di frequente (e di cui Il Sole 24 Ore pubblicava ieri un articolo, accanto a quello di Perotti), da anni fortemente critico verso le politiche restrittive anti-recessione. In una recensione di tre libri per The New York Review of Book Krugman ribadisce proprio l'inutilità dell'austerity per creare crescita e punta il dito contro i «ragazzi della Bocconi», Alberto Alesina e Silvia Ardagna. Uno dei tre volumi è dell'economista Mark Blyth, secondo il quale un saggio del 2009 dei due «Bocconi boys» è stato il sostegno teorico per lo schieramento pro-austerity, avversato da keynesiani come appunto Blyth e Krugman.

E Rossi? Il «giurista» non sembra interessato alla polemica. Al punto da dedicare oggi il suo consueto editoriale domenicale su Il Sole 24 Ore ai temi (altrettanto caldi) sui quali si è concentrato il recente convegno organizzato dalla Bocconi (appunto) sui quindici anni del Tuf, il Testo unico della finanza, principale fonte normativa del settore, entrato in vigore nel luglio 1998.

 

_ROBERTO PEROTTI ROBERTO PEROTTI GUIDO ROSSI SOGNA g guido rossiPaul Krugman

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