BONOMI, IMPERATORE DI CONFINDUSTRIA - IL NUMERO UNO DEGLI INDUSTRIALI VUOLE MODIFICARE LO STATUTO E PROLUNGARE IL SUO MANDATO DA QUATTRO A SEI ANNI, FINO AL 2026 - DOPO AVER RINNOVATO (E “DECOFINDUSTRIALIZZATO”) IL CDA DEL “SOLE 24 ORE” A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, CON IL GIUBILO DEI DISSIDENTI MAURIZIO STIRPE E MARCO GAY, A BONOMI RESTA DA CONQUISTARE SOLO LA LUISS...
Giovanna Predoni per www.tag43.it
Il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, sta completando per il consiglio generale di giovedì 21 aprile la composizione della nuova quadra di presidenza in vista del suo secondo biennio confindustriale.
Al tempo stesso si prepara a proseguire la sua marcia trionfale verso l’assemblea privata del 27 maggio. Con in tasca una carta segreta, che, una volta svelata, non mancherà di destare clamore e scuotere il palazzo romano d’acciaio e di vetro fumé di viale dell’Astronomia, dove il sindacato degli imprenditori ha il suo quartier generale.
Si tratta di un tema spinosissimo, e del tutto inedito: ovvero il prolungamento del suo mandato presidenziale, da quattro a sei anni. Oltre la sua prevista scadenza del 2024, per poter così completare e consolidare fino in fondo il suo personale controllo sull’intero impero confindustriale e lasciare nel 2026.
Bonomi vuole prolungare il suo mandato di due anni
IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA CARLO BONOMI
Il proposito, più volte abbozzato, talvolta buttato lì a mezza bocca in via informale, ma subito ritirato di fronte al contrariato stupore e diniego di qualche pezzo da novanta del parterre de roi dell’organizzazione, è ritornato a fare capolino nei giorni scorsi nella riunione di Confindustria Lombardia, la “regina” della federazioni regionali dell’Aquilotto.
Dove, davanti ai vertici delle nove potenti associazioni territoriali del sodalizio, Bonomi ha annunciato risoluto le sue intenzioni, «nell’interesse di tutti e per un migliore funzionamento della rappresentanza di tutto il sistema associativo», di voler modificare lo statuto e di trasformare la sua proposta in provvedimento presto operativo.
Per consentire a tutti i presidenti (lui per primo), «purché la maggioranza degli associati sia d’accordo e purché non ci siano particolari condizioni ostative», di poter continuare nel loro incarico, superando gli attuali termini normativi. Autonominandosi così da re a imperatore, secondo i crismi della rinvigorita autarchia che tanto va di moda di questi tempi. Con lo speranzoso plauso di tutti quelli che sono ancora in carica, i più, e la rassegnata mestizia di quei pochi che, proprio adesso, sono in scadenza.
Del resto, per Bonomi non poteva esserci momento più propizio per gettare la maschera e cercare di realizzare così il suo disegno di potere e di dominus assoluto e incontrastato di tutti i pezzi pregiati che ruotano attorno a Viale dell’Astronomia: Il Sole 24 Ore, Confindustria stessa e l’Università Luiss.
La giubilazione di Stirpe e Gay dal cda del Sole 24 Ore
CARLO BONOMI E MAURIZIO LANDINI
Dopo aver rinnovato a sua immagine e somiglianza il cda del più importante quotidiano economico e finanziario del Paese, “deconfindustrializzandolo” con la giubilazione dei dissidenti Maurizio Stirpe (vicepresidente nazionale di Confindustria e temibile candidato alla sua successione) e Marco Gay (presidente di Confindustria Piemonte), Bonomi è ormai diventato, di fatto, editore di se stesso e padrone del Sole 24 Ore, di cui detiene il 66,816 per cento delle azioni.
E di cui ha designato Mirja Cartia d’Asero, già consigliere nell’ultimo triennio, come nuova ad della casa editrice al posto di Giuseppe Cerbone.
Solo l’Università Luiss sfugge ancora al dominio del presidente
Così come, con il silenzioso inserimento di una nutrita pattuglia di nuovi collaboratori, capitanati dalla fidata neoresponsabile della comunicazione di viale dell’Astronomia Alessia Magistroni (ex Assolombarda), Bonomi si è creato una vera e propria super struttura personale di riferimento, relegando al ruolo marginale di rimorchio o di semplici comparse la vecchia tecnostruttura di Confindustria e la sua direttrice generale Francesca Mariotti.
Giunto a questo punto, a Bonomi mancherebbe solo la conquista della Luiss per completare il suo disegno imperiale. Una conquista che però, senza un prolungamento del suo mandato, non gli sarà molto facile portare a termine con una semplice occupazione di stampo coloniale così come invece ha fatto con altri asset.