CAMPO MINATO ALITALIA – L’AD CASSANO È SALTATO COME UN BIRILLO PERCHÉ NON AVEVA UNA STRETEGIA PER CAMBIARE FACCIA ALLA COMPAGNIA – MA HA ANCHE PAGATO LO SCONTRO CON IL MANAGER FRANCESE BRUNO MATHEU, SUO CONTROLLORE PER CONTO DI ETIHAD
1.ALITALIA-ETIHAD GIÀ IN CRISI: VIA IL NUMERO UNO CASSANO
Paolo Stefanato per “Il Giornale”
Non c' è pace per Alitalia. Ieri si è dimesso l' amministratore delegato Silvano Cassano, nominato un anno fa e operativo da gennaio. Il suo gesto, che non era stato anticipato da indiscrezioni, ha colto tutti di sorpresa e getta un' ombra sul salvataggio per il quale, da metà 2014, è impegnata la compagnia di Abu Dhabi, Etihad. Ci si chiede: al di là dei «motivi personali», perchè si è dimesso Cassano?
Possibile che il nuovo azionista abbia sbagliato una scelta così importante? (Va ricordato che Etihad possiede il 49% di Alitalia mentre i vecchi soci italiani, principalmente le banche, possiedono il 51% attraverso Cai. Ma questo è uno dei casi, come diceva Enrico Cuccia, in cui le azioni si pesano e non si contano e chi comanda è il socio di minoranza).
RENZI E MONTEZEMOLO TRA LE HOSTESS ALITALIA
Cassano ha presentato ieri mattina le proprie dimissioni «immediate» e per «motivi personali»; lo ha fatto all' apertura di un consiglio di amministrazione che era stato già convocato, e al quale ha partecipato per la parte di sua competenza. Poi se n' è andato. Il cda ha assegnato i poteri al presidente della compagnia, Luca Cordero di Montezemolo, fino alla designazione del nuovo ad. Le competenze per la gestione ordinaria delle attività saranno ripartite ad interim tra il capo operativo, Giancarlo Schisano, e il responsabile della finanza, Duncan Naysmith.
Stando a indiscrezioni, Montezemolo era pronto, ieri, a chiedere a Cassano, in maniera ultimativa, una riorganizzazione che evidentemente non lo ha trovato concorde. I rapporti tra i due si sono progressivamente deteriorati e oggi chi esce rafforzato nella sua posizione è proprio il presidente, finora senza deleghe. Il più esplicito e il più duro, tra i commenti di ieri, è stato quello del segretario della Uil Trasporti, Claudio Tarlazzi, secondo il quale le dimissioni sono state «un atto responsabile e opportuno: Alitalia ha bisogno di un amministratore capace, presente, esperto di trasporto aereo, che segua tutti i processi aziendali».
hogan cassano montezemolo renzi d'amico
Montezemolo ha preso subito in mano la situazione. In mattinata ha scritto una lettera ai dipendenti, annunciando le novità al vertice. Nel pomeriggio ha riunito 103 manager ai quali ha sintetizzato le critiche rivolte a Cassano più o meno così: «Il cliente non ha percepito il cambiamento in atto». Cioè: degli sforzi per un' Alitalia «più sexy» non se n' è accorto nessuno.
Il cda di ieri ha approvato anche i conti della semestrale, chiusi «in linea con le previsioni del piano industriale», che prevede il raggiungimento del pareggio operativo nell' esercizio 2017 (nonostante il danno provocato dagli incendi e dai successivi disordini che hanno riguardato l' aeroporto di Fiumicino). Il comunicato diffuso in serata annuncia che la perdita nel semestre è stata di 130 milioni, «solo» 30 milioni in più rispetto al trimestre precedente, quando le perdite erano state di 100 milioni. La nuova Alitalia, insomma, non perde (per ora) molto meno della vecchia: nè di quella pubblica, nè di quella dei «capitani coraggiosi».
Le dimissioni di Cassano accendono una spia: il semplice arrivo di Etihad non basta, ma occorre ancora molto lavoro (e molto denaro). L' operazione era stata salutata con grande entusiasmo anche dal governo, che sotto diversi presidenti si era ampiamente adoperato per renderla possibile. Ieri Renzi non deve aver gradito la notizia. Ma getta anche qualche interrogativo sulle capacità taumaturgiche di Etihad, che ha trovato serie difficoltà anche in Germania per il risanamento di Air Berlin.
2. QUELL’IMMAGINE ‘SEXY’ MAI DECOLLATA E LE LOTTE DI POTERE AD ABU DHABI
P. Stef. Per “Il Giornale”
Silvano Cassano viene accusato di non aver tracciato chiaramente la nuova via dell' Alitalia. Apertura di rotte senza una vera strategia e promesse non mantenute, come il wi-fi a bordo, i nuovi interni, le nuove divise. Doveva rispecchiare l' italian style , diventarne uno specchio: essere «più sexy». Invece la sua immagine è vecchia, come le giacche delle sue hostess.
I dati smentiscono che Cassano lasci per non aver raggiunto gli obiettivi del piano. Così come la ruggine con Montezemolo, del quale l' ad diceva con perfidia che «era un presidente senza deleghe», poteva non essere sufficiente a un divorzio.
Ma c' è un altro personaggio con il quale Cassano, stando alle indiscrezioni di chi conoscere tutti i protagonisti, sarebbe entrato in conflitto: Bruno Matheu, francese, 52 anni, da un anno capo operativo dei partner di Etihad, quelli - come Alitalia - dove Abu Dhabi detiene quota di capitale. Matheu si è formato alla scuola dell' American Airlines e poi in Air France ha scalato tutte le posizioni fino a diventare l' uomo chiave, il delfino di Jean-Cyril Spinetta: avrebbe dovuto succedergli, poi le cose sono andate diversamente.
Matheu viene descritto come un manager capace in un settore complicato come il trasporto aereo e il massimo esperto del modello basato sugli aeroporti hub, come il Charles de Gaulle - di cui è stato il regista - e come Abu Dhabi, appunto; ma lo si dipinge anche come un uomo duro, durissimo, dalle sfuriate repentine e dai rancori sinistri. Eppure, bravo come pochi.
Cassano, che pur è amico da tempi immemorabili di James Hogan - il capo indiscusso di Etihad -, pare abbia avuto crescenti contrasti con il suo diretto «superiore», aggravati da un fatto: alcuni dei manager di maggior peso di Alitalia sono stati accuratamente scelti ad Abu Dhabi, così che l' ad si è trovato, in più occasioni, scavalcato. Cassano ha a sua volta un carattere spinoso ed è un manager dalla schiena dritta, incapace di tenere ruoli di semplice copertina; e mai gli era capitato di rispondere a un capo di sette anni più giovane.
Al di là dei caratteri, i contrasti sarebbero stati provocati da una visione profondamente diversa del business: Matheu interpreta lo sviluppo solo attraverso sistemi matematici virtualmente «infallibili», mentre Cassano appartiene a una scuola più pragmatica e meno scientifica. Ci si chiederà: e l' amicizia di Hogan per Cassano non conta nulla? Fu proprio l' ex rugbista di Etihad a volerlo tenacemente, lo scorso anno, alla guida di Alitalia.
La risposta è semplice: in un' azienda le gerarchie sono granitiche, non c' è amicizia che tenga. Un manager non viene sconfessato per difendere un suo inferiore.
È presto per prevedere in quanto tempo sarà sanata la crisi al vertice di Alitalia, ma le decisioni saranno prese in tempi rapidi. Pare certo che il successore di Cassano sarà un italiano e che nella scelta avranno peso le banche azioniste di Cai.