roberto gualtieri christine lagarde giuseppe conte

CHE CE FREGA DEL RECOVERY, ABBIAMO LA BCE – NEL TESTO DELLA LEGGE DI BILANCIO È SCRITTO NERO SU BIANCO CHE I FANTASTILIARDI DELL’EUROPA NON ARRIVERANNO PRESTO – LA MANOVRA STANZIA 120 MILIARDI DI EURO PER TRE ANNI. DA DOVE ARRIVERANNO? DAL MERCATO (CIOÈ DA FRANCOFORTE) - NON È CHE ALLORA I GENEROSI SUSSIDI DELLA COMMISSIONE SERVONO SOLO A INTRODURRE UN VINCOLO ESTERNO SUL CONTROLLO DELLA SPESA? CONTE AMMETTE: “SIAMO POCO IN RITARDO”

SANCHEZ CONTE RUTTE ALLA DISCUSSIONE SUL RECOVERY FUND

1 - UFFICIALE: IL RECOVERY FUND NON C'È I SOLDI PER ORA CE LI METTIAMO NOI

Martino Cervo e Giuseppe Liturri per “la Verità”

 

Il Recovery fund non esiste. Quello che appariva chiaro da mesi semplicemente osservando lo stato confusionale in cui giacciono le trattative europee, ora è nero su bianco nel testo della Legge di bilancio che si appresta al solito passaggio monocamerale cui ormai il Paese si è abituato. Non si tratta di scetticismo preconcetto, ma di semplice lettura della norma attualmente in discussione - con tempi contingentati e in clamoroso ritardo - alla Commissione competente di Montecitorio.

 

GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI

L' articolo 184 vede, rispetto alle bozze dell' articolato circolate un paio di settimane fa, tre numeri che sostituiscono le tragiche «XXX» dietro cui i tecnici del Mef avevano celato l' imbarazzo di non sapere quanti miliardi, della famosa «pioggia» di aiuti europei, avremmo avuto nei prossimi anni. Qui i numeri ci sono, ma poiché l' esito delle negoziazioni europee è tuttora in alto mare a causa dei veti di Ungheria, Polonia e Slovenia, al Mef sono stati costretti a fare di necessità virtù e hanno messo mano al portafogli.

 

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

L' articolo citato istituisce il «Fondo di rotazione per l' attuazione del Next Generation Eu - Italia», sotto forma di «anticipazione rispetto ai contributi provenienti dall' Unione europea»: al posto delle «XXX» delle bozze, il comma interessato parla di 34.775 milioni di euro (34,8 miliardi) per il 2021, 41.305 milioni (41,3 miliardi) nel 2022 e 44.573 milioni (44,5 miliardi) nel 2023.

 

Tradotto: in assenza di Recovery fund (il regolamento è al centro di una complicata trattativa tra Commissione, Consiglio ed Europarlamento, di cui non si intravvede ancora l' esito), la manovra stanzia circa 120 miliardi di euro per i prossimi tre anni. Una domanda pare inevitabile: da dove arriveranno questi soldi?

charles michel ursula von der leyen david sassoli christine lagarde come le ragazze di porta venezia

 

Da dove sono arrivati quelli - per un importo paragonabile - fin qui spesi in extradeficit per il 2020: formalmente dal mercato, a cui però la Banca centrale europea lascerà le briciole, perché trasformatasi (de facto, se non de iure) in compratore netto di ultima istanza.

GIUSEPPE CONTE IN UN MOMENTO DI PAUSA DURANTE LE TRATTATIVE SUL RECOVERY FUND

 

Quel denaro sarà raccolto e destinato a quel fondo a prescindere dal ritardo o dal (poco probabile) mancato avvio del Next Generation Eu. Il tribolato varo dei regolamenti europei, quando avverrà, consentirà l' approvazione dei progetti da parte della Commissione e la destinazione delle somme del fondo alle varie amministrazioni incaricate della sua attuazione, che saranno poi seguiti dai rendiconti e dai rimborsi provenienti da Bruxelles. Malgrado le rassicurazioni, aspettarseli nella prima metà del 2021 pare utopico. Ma intanto il nostro fondo è già là, da subito.

 

riforme chieste dalla commissione ue per il recovery fund

Prova ne è che circa 9 di quei 35 miliardi stanziati per il 2021 sono già destinati a finanziare (5,3 miliardi) il credito di imposta per industria 4.0 e la decontribuzione per il Sud (3,5 miliardi). Senza attendere nemmeno l' approvazione del progetto. Evidentemente il governo si sente certo dell' ok (ex post nel 2021) di queste destinazioni di spesa e, per farle partire subito, ha dovuto allargare i cordoni della borsa.

 

christine lagarde david sassoli 1

Qui comincia a intravvedersi un' ombra di surrealtà che si staglia su tutta la procedura: perché, se il governo può impegnare 120 miliardi di cui quasi 35 nel 2021, serve il Recovery fund? Si può obiettare che parte dei sussidi europei non prevedono restituzione, e dunque quando arriveranno andranno in qualche modo a rimborsare i fondi stanziati.

 

rutte merkel ursula conte by osho

Ma siccome anche i sussidi si tradurranno in un futuro prossimo in maggiori contributi dell' Italia verso il bilancio Ue, la domanda si ripropone con maggior forza: perché? Il Rf, con i suoi tempi tragici, funzionerà così: gli Stati si impegnano a versare al bilancio Ue maggiori somme affinché esso faccia da garanzia per l' emissione di bond da parte della Commissione, e la Commissione li redistribuirà alle sue duplici condizioni: finanziarie e politiche.

 

Finanziarie, perché con ogni probabilità si tratterà di prestiti «senior», dunque da rimborsare prima degli altri debiti, come accadrà per il Sure e, in caso di accesso, per il Mes. E soprattutto politiche. Infatti, come si legge nero su bianco, la Legge di bilancio stanzia decine di miliardi in attesa che la Commissione li rimborsi attraverso un giro molto più complesso che finisce comunque con la creazione di denaro della Bce. Sono tutti matti? No.

 

giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles 1

Questo «giro lungo» contiene un fattore politico gigantesco, altrimenti detto vincolo esterno: il controllo sulla spesa. A parità di soldi stanziati per la stessa destinazione (esempio: costruire 100 ospedali), infatti, l' unica differenza nell' usare il Recovery fund (oltre alla citata seniority del debito) è un «passaggio a livello» che può sospendere l' erogazione dei fondi, attraverso meccanismi complicatissimi e iperburocratici, o attraverso «trappole» come il pretestuoso condizionamento dei prestiti alle regole dello stato di diritto di cui tanto si discute. Cosa che, ovviamente, non accade attraverso il normale approvvigionamento sul mercato.

 

giuseppe conte roberto gualtieri

Tale condizionamento è stato ribadito quattro giorni fa dal Commissario Paolo Gentiloni: «La Commissione non dispensa bonifici, non è un intermediario finanziario». A conti fatti, dunque, non è neppure vero che il Recovery non serve: è, peggio ancora, un ostacolo alla spesa di cui il tessuto socioeconomico del Paese ha un disperato bisogno.

 

2 - CONTE E L'EUROPA "UN PO' DI RITARDO SUL RECOVERY FUND"

Estratto dell’articolo di Alberto D’Argenio per “la Repubblica”

 

giuseppe conte dalla gruber legge le risposte 1

«Siamo poco in ritardo » nella stesura del Recovery Plan italiano. Il premier Giuseppe Conte ammette che il governo è indietro nella preparazione dei progetti da presentare a Bruxelles per accedere ai 209 miliardi riservati all' Italia all' interno del Next Generation Eu da 750 miliardi. Il capo del governo indica che presenterà il piano alla Commissione Ue «a febbraio», dunque con un posticipo rispetto alle intenzioni iniziali.

 

La scorsa settimana, dopo che Repubblica aveva dato conto della preoccupazione delle istituzioni europee e dei partner rispetto ai tempi del piano italiano, Conte aveva parlato di «fake news». Ieri, intervenendo a Otto e mezzo, ha invece riconosciuto il «ritardo».

MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE

«C' è - ha aggiunto - un' interlocuzione settimanale con la Commissione europea».

 

A Bruxelles si ritiene che il governo debba inviare la bozza prima di Natale, visto che poi servirà un lungo lavoro di limatura del piano in modo da far sì che quando arriverà la notifica formale, la Commissione potrà approvarlo rapidamente e versare subito all' Italia i primi 20 miliardi del Recovery.

 

(…) Vista la storica incapacità italiana di assorbire i fondi comunitari, la Ue chiede una struttura di governance della gestione dei progetti e dei soldi alla quale il governo lavora proprio in questi giorni.

 

(…) A domanda se l' Italia userà i 36 miliardi della linea pandemica del Mes da usare, senza condizionalità, per la sanità, Conte ha risposto: «Noi abbiamo già tantissime risorse, abbiamo i fondi strutturali, la legge di bilancio, il Recovery. È necessario cambiare passo nella capacità amministrativa per realizzare i progetti in tempi certi». Non cambia dunque il "no" al Meccanismo europeo di stabilità, anche se il premier concorda che il Paese deve accelerare sul Recovery e sui suoi fondi.

giuseppe conte ospite di otto e mezzo

 

«Io mi fido del mio ministro dell' Economia e degli economisti del Mef», ha quindi affermato Conte rispondendo alla domanda se ritenga necessario chiedere consigli a Mario Draghi. Infine sulle eventuali dimissioni dell' ad della Rai Fabrizio Salini, il premier ha affermato: «Non le confermo, sta facendo bene».

giuseppe conte ospite della gruber a otto e mezzo 6GIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINA

Ultimi Dagoreport

giorgia arianna meloni massimiliano romeo matteo salvini

RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA FACCIA HA RITIRATO DALLA CORSA PER LA SEGRETERIA DELLA LEGA IN LOMBARDIA IL SUO CANDIDATO LUCA TOCCALINI. E ORA IN LIZZA C’È SOLO MASSIMILIANO ROMEO, UNA VOLTA SUO FEDELISSIMO - UNA MOSSA SOSPINTA SOPRATTUTTO DALL’ASSOLUTO BISOGNO DI SALVINI DI AVERE PIÙ UNITI CHE MAI I CAPOCCIONI DELLA LEGA: PER IL 20 DICEMBRE È ATTESA LA SENTENZA PER IL PROCESSO OPEN ARMS - IL CAPITONE SPERA IN UNA SENTENZA DI CONDANNA: DIVENTARE "MARTIRE DELLA GIUSTIZIA" SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UNA MEDAGLIA SUL PETTO PER RISALIRE NEL CUORE DEI LEGHISTI SEMPRE PIÙ DELUSI - DOPO LE SCONFITTE ALLE POLITICHE E ALLE REGIONALI, CON LA LEGGE SULL’AUTONOMIA FATTA A PEZZI, ORA LE SORELLE MELONI VOGLIONO SALIRE ANCHE SUI TRENI, DOVE SALVINI, COME MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VUOL FARLA DA PADRONE. IL BORDELLO CONTINUA: FINO A QUANDO?

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO, GIORGIA MELONI E JOHN ELKANN SONO IMPEGNATI A FARSI LA GUERRA - LA DUCETTA DIFFIDA (EUFEMISNO) DI YAKI NON SOLO PERCHE' EDITORE DI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NONCHE' AMICO DI ELLY SCHLEIN (GRAZIE ALLA DI LUI SORELLA GINEVRA), MA ANCHE PERCHÉ E' CONVINTA CHE FRIGNI SOLTANTO PER TORNACONTO PERSONALE - DI CONTRO, IL RAMPOLLO AGNELLI FA PRESENTE A PALAZZO CHIGI CHE LA QUESTIONE NON RIGUARDA SOLO STELLANTIS MA L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN TUTTO L'OCCIDENTE - E LA CINA GODE GRAZIE AL SUICIDIO EUROPEO SUL GREEN DEAL...