COMPAGNI, VISTO CHE CON PROFUMO NON CONTIAMO UN CAZZO, VENDIAMO LA BANCA! - ALLA FESTA DEL PD SENESE IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE MPS MANCINI METTERA’ SUL MERCATO IL 6% DEL CAPITALE PER DIMEZZARE LA PARTECIPAZIONE (DAL 36,3 AL 16%) PER LA FINE DEL 2013 - PERCHE’ L’OPERAZIONE DECOLLI, IL TITOLO DEVE SALIRE DALL’ATTUALE 0,23 A 0,3/0,7 EURO - NEGLI ULTIMI GIORNI QUOTAZIONE ALLE STELLE E LA CONSOB INDAGA…

Luca Fornovo per La Stampa

«La diversificazione del patrimonio è un nostro obiettivo». Con questa frase apparentemente un po' sibillina, ma molto chiara negli ambienti finanziari, il presidente della Fondazione Mps, Gabriello Mancini, ha aperto definitivamente la strada alla cessione di quote della banca Monte dei Paschi.

Secondo fonti vicine al dossier, si starebbe studiando un piano per cercare di vendere, con due collocamenti, a investitori privati e grandi clienti della stessa banca il 5-6% del capitale di Mps entro la fine dell'anno. La prima cessione che riguarda il 2,8% della banca, la quota ancora libera da pegni, potrebbe avvenire verso l'autunno.

La Fondazione, fa notare una fonte vicina a Palazzo Sansedoni, potrebbe poi usare i soldi incassati per la gestione ordinaria o per liberare dal pegno un'altra quota del 2-3% e a quel punto venderla ad altri investitori. Insomma per Palazzo Sansedoni la via sembra ormai tracciata: scendere dall'attuale 36,3% al 15-16% di Mps già entro la fine del 2013, ma a patto che la Borsa continui il suo trend al rialzo e che le quotazioni di Mps si risollevino.

L'ultimo passaggio che porterà la Fondazione a diluirsi al 15% è infatti l'aumento di capitale della banca senese da un miliardo. A fine settembre l'assemblea dei soci lo voterà e darà mandato al Cda per vararlo entro il 2015, ma il momento più opportuno, se i mercati e l'economia ripartirà, potrebbe essere già il prossimo anno.

Per quanto riguarda la vendita delle quote, l'obiettivo di Palazzo Sansedoni è pero quello di collocare il pacchetto azionario del 5-6% a un prezzo che si aggiri intorno a valori compresi tra 0,3 e 0,7 euro, mentre ieri il titolo ha chiuso a 0,23 euro (-2,18%). Prezzi in saldo se si pensa che nel maggio 2007 valeva 5 euro. Insomma bisogna aspettare che le quotazioni del Monte risalgano.

Cosa che in parte è avvenuta: da venerdì le azioni si sono rivalutate del 33%. Un rally che ha spinto la Consob ad accendere un faro su chi ha comprato e a Piazza Affari i trader scommettono sull'ingresso di fondi sovrani e grandi fondi internazionali. Di sicuro il titolo è ancora molto sottovalutato basti pensare che prima della crisi nel maggio 2007 valeva 5 euro.

Mancini sa quindi che ci vuole tempo e difatti, parlando alla festa del Pd senese, spiega che questo percorso di diversificazione del patrimonio è «una prospettiva da guardare con grande attenzione ma difficile da attuare nel breve periodo». Il presidente ricorda anche che a giugno è stata chiusa «con grande sforzo la rinegoziazione del debito di 350 milioni con le banche». Altro tema affrontato da Mancini è la revisione dello statuto.

«Non è una modifica che possiamo fare da soli, ma coinvolgendo anche le istituzioni» spiega il numero uno di Palazzo Sansedoni, e poi aggiunge che una considerazione «è inevitabile su durata dei mandati, composizione degli organi di controllo e di rappresentanza, di incompatibilità, responsabilità e professionalità, anche se poi lo statuto dovesse rimanere invariato».

Mancini sottolinea di non aver «mai pensato» alle dimissioni (il mandato scade a luglio del 2013) e di avere «la coscienza tranquilla» perché «la Fondazione ha realizzato quello che ci hanno chiesto di fare». Mentre riguardo al piano industriale plasmato dal direttore generale Fabrizio Viola e dal presidente Alessandro Profumo, osserva: «Lo abbiamo apprezzato e ritenuto realistico in quanto, in questa fase di difficoltà, tenendo presente i ricavi, ma basandosi sui costi, ha più possibilità di realizzarsi».

 

 

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