crash banche etruria carife marche banca carichieti

UBI MAIOR - LA CONDIZIONE DI UBI PER PRENDERE LA PARTE BUONA DI ETRURIA E DELLE ALTRE BANCHE: L’INTERVENTO DI ATLANTE E 400 MILIONI DI SCONTI FISCALI - PER LA BCE LA BANCA DI BERGAMO DEVE FARE UN AUMENTO DI CAPITALE - CHE SI VA A SOMMARE A QUELLO DI MONTEPASCHI ED UNICREDIT - NESSUNA SOLUZIONE CONCRETA DAL VERTICE PADOAN CON LE BANCHE

 

Andrea Greco per “la Repubblica”

 

PATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCOPATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCO

Ci sono due aspetti, nel faccia a faccia di tre ore tra il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e lo stato maggiore delle banche. Il primo è “di corsa”, va risolto in una decina di giorni e riguarda la sofferta vendita delle quattro banche salvate un anno fa dal Fondo di risoluzione. Il secondo è di contesto, parte dai problemi che vive Deutsche Bank e giunge alla necessità di avere i mercati calmi in vista delle vitali operazioni che Mps, Unicredit, Vicentina e Veneto banca dovranno fare nei prossimi mesi. Poi ci sono state le “varie”, come i dettagli sulle caratteristiche dei tassi dei finanziamenti bancari all’Ape che il governo prepara.

ALESSANDRO PENATIALESSANDRO PENATI

 

Trovare il filo per uscire da questo labirinto sarà faticoso. Né è stato risolutivo il summit di ieri in via XX Settembre, presenti gli ad di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi, l’associazione bancaria, le Fondazioni (Acri), la Cassa depositi e il Fondo Atlante, nato mesi fa proprio per mettere una pezza agli squarci che anni di crisi e la sfiducia degli investitori aprono nel settore.

 

Proprio il fondo gestito da Alessandro Penati potrebbe rivelarsi risolutivo, nell’impasse creato dai paletti posti dalla Bce a Ubi sulla transazione, come compratore dei 3,4 miliardi di crediti deteriorati delle good bank. L’incontro è servito a «fare il punto formale con le istituzioni più importanti del settore bancario - ha spiegato Padoan in video a il Foglio poco prima -. I temi sono ben noti, non c’è nessun tema nuovo. Dobbiamo avere un dialogo continuo su questa situazione di transizione, per irrobustire il sistema».

BANCA UBIBANCA UBI

 

Il dossier più urgente di cui s’è parlato è la cessione di Banca Marche, Etruria, Carichieti e Cariferrara, salvate da una colletta degli istituti nostrani da 3,6 miliardi (metà come patrimonio) a novembre, e da vendere prima possibile. Dopo due proroghe dall’Ue l’Italia ha ottenuto la terza solo per pochi giorni e avendo «valide ragioni», ha detto la Commissione: l’interesse di Ubi banca, la cui prima proposta tuttavia sarebbe stata criticata dalla Bce che vigila sull’operazione.

 

Si dice che la banca di Bergamo e Brescia chiede, per accettare, che le sia riconosciuto un avviamento negativo da un miliardo, credito di imposta da 400 milioni e l’adozione immediata dei suoi “modelli interni” di assorbimento riserve, per consumare meno capitale. Sembra però che l’ultima condizione non piaccia a Francoforte, e ciò potrebbe accrescere l’aumento di capitale oltre i 400 milioni che Ubi si pone come limite.

mpsmps

 

Oggi si terrà un consiglio di gestione di Ubi, ma a Bergamo si dice che al 99% non parlerà del dossier, salvo vaghi aggiornamenti: «Porto in consiglio la questione delle banche solo quando sono in grado di creare valore per i nostri azionisti - ha detto il presidente della sorveglianza Ubi, Andrea Moltrasio -. Purtroppo nella nostra mission non abbiamo il salvataggio, che quindi deve essere fatto in altro modo. Su ciò siamo molto rigorosi».

BANCA POPOLARE DI VICENZA BANCA POPOLARE DI VICENZA

 

Per convincere Ubi potrebbe entrare in gioco Atlante, rilevando i crediti deteriorati delle good bank; mentre se Ubi si sfilasse potrebbe tornare in campo il braccio volontario del Fondo tutela depositi, altro strumento per socializzare tra banche - le perdite (e che comunque rischia di accollarsi Cariferrara che nessuno vuole).

 

TORRE UNICREDITTORRE UNICREDIT

Ma il cerino non si può spegnere: sarebbe un viatico tragico per le operazioni in rampa. Tra dicembre e marzo sono in agenda infatti la ricapitalizzazione da 5 miliardi del Montepaschi e quella sugli 8 miliardi di Unicredit. E nel mezzo Atlante, socio unico di Vicenza e Veneto banca, dovrà trovare un futuro strategico per le due, che passa prima per la loro pulizia, poi per la vendita, fusione o spacchettamento. «Non bisogna drammatizzare», ripetono i banchieri. Ma non è facile. Anche per l’attacco del mercato a Deutsche Bank, che ha forti rischi sistemici. Ieri però il ministro, che chiedeva di un possibile effetto domino, avrebbe avuto dai banchieri risposte più rassicuranti rispetto ai toni della vigilia.

 

Ultimi Dagoreport

gaetano caputi giorgia meloni giuseppe del deo

DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL PROCURATORE CAPO DI ROMA, FRANCESCO LO VOI: IL DOCUMENTO-BOMBA PUBBLICATO DA "DOMANI", CHE RIVELA LO SPIONAGGIO A DANNO DI GAETANO CAPUTI, CAPO DI GABINETTO DELLA MELONI, NON SAREBBE MAI DOVUTO FINIRE NEL FASCICOLO D'INDAGINE (NATO PROPRIO DA UNA DENUNCIA DI CAPUTI) - LA DUCETTA, DAL BAHREIN, HA URLATO CONTRO I SUOI E CONTRO L'AISI - E IL QUOTIDIANO DI FITTIPALDI CI METTE IL CARICO SCODELLANDO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO, DOVE SI AMMETTE CHE PALAZZO CHIGI SPIAVA…PALAZZO CHIGI! – L’AISI RISPONDE CHE, AD ATTIVARE L'INDAGINE, È STATO GIUSEPPE DEL DEO, ALLORA VICE DELL’AISI (ORA NUMERO DUE DEL DIS), SU DISPOSIZIONE DELL'EX DIRETTORE DELL'AGENZIA INTERNA, MARIO PARENTE. DOMANDA: PARENTE DA CHI HA RICEVUTO TALE RICHIESTA? 

francesco saverio marini sabino cassese giorgia meloni premierato

DAGOREPORT – IL PREMIERATO? ANNACQUATO! DOMANI GIORGIA MELONI RIUNIRÀ I SUOI COSTITUZIONALISTI PREFERITI (MARINI E CASSESE) PER METTERE NERO SU BIANCO L’IPOTESI DI UN PREMIERATO “DI FATTO”. UNA RIUNIONE PRELIMINARE A CUI SEGUIRÀ UN INCONTRO CON I VERTICI DEL PARTITO PER TIRARE LE SOMME E VARARE LA NUOVA STRATEGIA: LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA, PER FARE LA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME” BASTA CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE – TROVATA LA QUADRA PER LA CONSULTA: MARINI IN QUOTA FDI, LUCIANI PER IL PD E…

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…