coronavirus corona virus wuhan ncov crisi cina

IL VIRUS INFETTA PURE IL PIL – L’EPIDEMIA AVRÀ EFFETTI DEVASTANTI SULL’ECONOMIA CINESE, E A CASCATA SU QUELLA DI TUTTO IL MONDO (COMPRESA L’ITALIA) – SONO FERME 14 PROVINCE CENTRALI PER LA MANIFATTURA DEL PAESE, CHE PRODUCONO IPHONE, TESLA E NIKE E CONTRIBUISCONO AL 70% DEL PIL NAZIONALE – PECHINO RISCHIA DI BRUCIARE PIÙ DI 100 MILIARDI - E SARANNO GUAI ANCHE PER IL MADE IN ITALY: METÀ DELLA DOMANDA DEI NOSTRI BENI DI LUSSO PROVIENE DALLA CINA…

 

 

Roberta Amoruso per “il Messaggero”

XI JINPING CON LA MASCHERINA

 

Più aumentano i contagi, più tempo ci vorrà per scongelare quella fetta rilevante di economia cinese che rimarrà cristallizzata per almeno un mese. Con effetti che arriveranno prima o poi anche sulla crescita europea, Italia compresa. Del resto sono ferme 14 province cruciali della manifattura del Paese, da Guangdong dove si trova la città tech per eccellenza di Shenzhen; a Shanghai, snodo portuale decisivo che ospita anche il recente impianto della Tesla; ma anche Jiangsu, dove si producono le Nike; Henan sede di Foxconn, dove si assemblano gli iPhone.

XI JINPING VIRUS

 

È qui che si trova quasi il 70% del Pil prodotto nel 2019. E sempre da qui è partito a dicembre il 76% delle esportazioni. Certi numeri dicono che sarà proprio il tempo a fare la differenza con gli effetti della Sars del 2003. Era un mondo diverso, diciassette anni fa: la Cina pesava il 4% sull'economia mondiale contro il 16% di oggi e l'economia non era così globalizzata. Oggi si teme davvero un effetto valanga ben peggiore sulla crescita.

una lavoratrice del foxconn group di shenzen

 

Una certa cautela rimane d'obbligo, lo dice anche l'Fmi: non è ancora chiaro quanto durerà l'isolamento. Ma c'è un numero che inizia a farsi sentire con insistenza nelle previsioni degli economisti. Nella migliore delle ipotesi, e cioè che ad aprile arrivi la svolta, il Coronavirus costerà 40 miliardi di euro di crescita cinese (circa l'1% del Pil) soltanto nel primo trimestre.

 

coronavirus

La spinta economica della Cina nei primi tre mesi potrebbe dunque scendere sotto il 5%, come del resto previsto da un economista del governo, rispetto al 5,8% già rivisto al ribasso prima che scoppiasse il contagio, ben lontano dal 6,5% sperato da Pechino dopo che nel primo trimestre 2019 si era raggiunto un 6,4% contro il 6,6% del 2018, il peggior trend degli ultimi 28 anni. Ebbene, se così andranno le cose, la crescita globale potrebbe a quel punto calare dello 0,15-0,30% nel primo trimestre, sostiene Morgan Stanley.

l'impianto tesla di shanghai 1

 

Se poi gli effetti arrivassero al secondo trimestre, il Pil cinese può perdere un altro 2%: vuol dire altri 70-80 miliardi di ricchezza persa, fino a 120 miliardi in 6 mesi. Cifre sostenibili per il Dragone, capace di grandi reazioni. Anche l'effetto domino sul resto del mondo, seppure in un contesto già debole, sarebbe sostenibile. Altra cosa è immaginare un Pil del primo trimestre dimezzato al 3%, come fa Capital Econimics: si parla di 120 miliardi, una cifra importante. Valutazioni che ieri hanno deterinato un calo del 2,1% dell'indice Dow Jones della Borsa di New York.

 

L'ESPOSIZIONE

un'operaia di foxconnCIVITAVECCHIA ALLARME CORONAVIRUS SULLA NAVE

Finora è prevalsa la prudenza, ma l'incubo di qualcosa di più importante è già nell'aria. È un report dell'ufficio studi di Unicredit, per esempio, a riportare l'ultima cifra azzardata da qualche economista che si è esercitato a misurare il rischio di una pandemia globale: ad andare in fumo potrebbero essere circa 600 miliardi di dollari di Pil mondiale (lo 0,6-0,7%). Quanto agli effetti sull'Italia, per il ministro Roberto Gualtieri «è prematuro fare previsioni».

xi jinpingelon musk – lancio delle tesla made in china

 

Ma qualche indizio importante c'è. Ad oggi, metà della domanda di beni di lusso made in Italy proviene proprio dalla Cina (compreso l'e-commerce). Solo nel 2018 sono stati 5 milioni i turisti cinesi passati dal nostro Paese. Non a caso è sempre Pechino a detenere il controllo del mercato dello shopping tax free con un robusto 36%. Non solo. Ora una quota importante dell'interscambio Roma-Pechino (con circa 13 miliardi di esportazioni italiane in Cina e 30 miliardi di importazioni) potenzialmente a rischio è rappresentata dalle vendita di macchine agricole made in Italy.

coronavirus

 

XI JINPING

Seguono l'abbigliamento e gli articoli in pelle, i prodotti chimici e farmaceutici, poi autoveicoli e rimorchi. Mentre l'import privilegia l'elettronica (circa il 27% del totale), davanti ad abbigliamento, macchinari e apparecchi elettrici. Un business concentrato soprattutto in Lombardia che vale oltre un terzo dell'interscambio complessivo (il 38,7%), ma anche in Emilia Romagna e Veneto. Che dire degli accordi commerciali, delle operazioni di M&A e delle joint venture Italia-Cina finite in stand-by? Quasi due terzi delle imprese italiane iniziano a temere tempi lunghi. Ma andare oltre marzo può costare caro.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…