bezos zuckerberg pichai cook

DAVVERO I GIGANTI DELLA TECNOLOGIA ABUSANO DEI RISPETTIVI MONOPOLI? IERI AL CONGRESSO USA SI SONO COLLEGATI ZUCKERBERG (FACEBOOK), BEZOS (AMAZON), PICHAI (GOOGLE) E COOK (APPLE) PER FARSI SCHIAFFEGGIARE DAI DEPUTATI ANSIOSI DI FAR BELLA FIGURA - IL VERO PROBLEMA È CHE CIASCUNO SI È ARROCCATO NEL PROPRIO MERCATO E HA SMESSO DI FARE CONCORRENZA AGLI ALTRI, COME INVECE PROVAVANO A FARE FINO A POCO TEMPO FA. SE SARANNO SMEMBRATI, NON SARÀ IL MERCATO MA LA POLITICA A VOLERLO

 

 

MARK ZUCKERBERG SELENA GOMEZ

Dagonota - Davvero i giganti del tech abusano dei loro rispettivi monopoli? In teoria no, poiché ciascuno di loro domina il mercato soprattutto perché piace agli utenti. Microsoft invece prima stabilì il suo dominio e poi per anni offrì prodotti scadenti a clienti senza alternative. Ora è decisamente migliorata, tanto che ieri non è stata chiamata in audizione. Il problema principale, sotto il profilo dell'antitrust, è che esiste ormai un patto tacito per cui nessuno invade più il campo dell'altro.

 

Facebook provò a scocciare Apple con il suo telefono (flop), Google per anni cercò di insidiare Facebook con un social network (straflop), Amazon si buttò nel mondo dei tablet e dei telefoni per poi arrendersi, e si potrebbe continuare a lungo. Il motore di ricerca Bing (Microsoft) ha smesso di lottare contro Google, così come Apple non ha mai davvero invaso le tv dove domina Netflix, e ora che ha lanciato il suo servizio di streaming, lo ha fatto in maniera molto timida, non puntando affatto a spodestare il player principale. E si potrebbe continuare a lungo: musica in streaming, commercio online, server, sistemi operativi…

 

BEZOS ZUCKERBERG PICHAI COOK

Ognuno si è arroccato sulla propria torretta e da lì non si muove. Basta questo per smembrare le grandi aziende della tecnologia come fu fatto con il monopolio del petrolio o della Bell? Difficile farlo sulla base di prezzi troppo alti, visto che si tratta di monopoli che offrono spesso servizi gratis (Google, Facebook con Instagram e Whatsapp) o a prezzi stracciati (Amazon) o di lusso (Apple) in mercati dove esiste una sana ed economica concorrenza (smartphone e computer). Di fatto, si ridurrà tutto a una decisione politica.

 

 

mark zuckerberg

1. PROCESSO AI «BIG TECH» E TRUMP NE APPROFITTA «GIUSTIZIA O CI PENSO IO»

Luigi Guelpa per “il Giornale

 

È stato un appuntamento storico per il settore della tecnologia. Ieri i quattro Ceo delle multinazionali tech più potenti e ricche al mondo, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Sundar Pichai e Tim Cook, hanno testimoniato in videoconferenza al Campidoglio per rispondere alle accuse di pratiche anticompetitive.

 

Secondo i legislatori i «Big Tech», ovvero Facebook, Amazon, Google e Apple, avrebbero accentrato troppo potere in questi anni, facendo piazza pulita della concorrenza e gestendo dati e informazioni in maniera poco trasparente. L' audizione, davanti al sottocomitato Antitrust della Camera, è stata calendarizzata dopo un' indagine durata oltre un anno. In questi ultimi 13 mesi i colossi hi-tech hanno consegnato al Parlamento 1,3 milioni di documenti.

 

Lo scopo dell' indagine è quello di comprendere se le aziende hanno utilizzato pratiche commerciali anticoncorrenziali per reprimere i concorrenti più piccoli e mantenere un monopolio dei mercati. I «Big Tech», complessivamente, hanno un valore di mercato di quasi 5mila miliardi di dollari: mentre le economie mondiali cadevano in depressione causa Covid-19, loro hanno prosperato.

 

jeff bezos

Un aspetto che i quattro Ceo sono riusciti a giustificare, in una sorta di linea comune, ricordando ai rappresentanti dell' Antitrust che «siamo troppo grandi ed economicamente rodati per rischiare il fallimento. Il nostro successo non deriva dal potere monopolistico, ma dalla capacità di soddisfare le esigenze dei consumatori».

 

L' intervento più atteso (anche se in realtà tutti e quattro avevano anticipato il loro discorso sui social) è stato quello di Zuckerberg, anche perché, a differenza delle altre tre società «Big Tech», la questione Facebook riguarda anche una polemica politica feroce che si sta consumando negli Usa a pochi mesi dalle elezioni. Trump è convinto che i social network vogliano zittire e censurare le posizioni non allineate al politicamente corretto.

 

BEZOS ZUCKERBERG PICHAI COOK

«Crediamo nella democrazia, nella libertà d' espressione, nella concorrenza e nell' inclusione sui quali si fonda l' economia Usa - ha sottolineato Zuckerberg - non ci sono garanzie che questi valori vincano. La Cina ad esempio costruisce la sua versione di internet su valori diversi ed esporta questa visione in altri paesi». Da parte sua Bezos, chiamato a difendersi dall' accusa di aver abusato del ruolo di Amazon, sia in quanto rivenditore, sia come piattaforma che ospita venditori terzi, ha citato la sua stessa educazione, sostenendo che «mi ha trasmesso grinta e autosufficienza.

 

jeff bezos

Negli Stati Uniti, così come nel mondo, dobbiamo far fronte a una concorrenza a dir poco feroce». Pichai ha parlato dei numerosi contributi di Google «per aiutare a rendere i consumatori e le piccole imprese più efficienti e competitivi, in particolare durante la pandemia del coronavirus», mentre per Cook «Apple è un' azienda esclusivamente americana che non ha una quota di mercato dominante in nessun mercato in cui facciamo affari». Donald Trump non è rimasto indifferente all' audizione dei quattro super-manager, e ha rilanciato i temi della sua crociata contro i monopoli delle «Big Tech», accusando senza mezzi termini il Congresso di immobilismo. «Se il Campidoglio non riesce a portare correttezza e onestà nel settore, cosa che avrebbe dovuto fare anni fa, lo farò io con i decreti. A Washington tutti parlano e nessuna azione per anni, e la gente ne è stanca», ha twittato il tycoon.

 

 

2. COSÌ I QUATTRO CAVALIERI HANNO ATTRAVERSATO IL RUBICONE DELLE REGOLE

Dall'articolo di Francesco Guerrera per “la Repubblica

sundar pichai

 

Vennero, videro, pareggiarono. Gli "imperatori" della tecnologia, come li ha chiamati ieri il deputato americano David Cicilline, hanno superato la prima battaglia con l' arcigno Congresso senza grandi perdite. Ma, purtroppo per loro, hanno attraversato il Rubicone della regolamentazione: da oggi "Big Tech" cessa di essere un' industria di tendenza per appassionati, ingegneri e nerd ed incomincia il lungo viaggio verso leggi che ne limiteranno l' influenza, come le banche o le compagnie aeree.

 

I Fantastici Quattro - o, per chi non li ama, "i Quattro Cavalieri della Tech-apocalisse" - si sono disimpegnati bene di fronte a politici affamati di protagonismo e pronti ad attaccarli su tutti i fronti: anti-trust, privacy, libertà di parola, disinformazione ecc. ecc. Tim Cook di Apple, Mark Zuckerberg di Facebook, Sundar Pichai di Alphabet/Google e Jeff Bezos di Amazon, quest' ultimo al debutto di fronte al Congresso, hanno parato bene le schermaglie abbastanza prevedibili dei rappresentanti del popolo Usa. Ma l' abilità oratoria del quartetto non basterà a fermare l' inesorabile marcia della legislazione, almeno negli Usa. Non è una strada né ovvia né inevitabilmente giusta. Prendiamo come esempio l' anti-trust, il tema "ufficiale" dell' udienza di ieri: non è chiaro che le aziende siano colpevoli.

sundar pichai

 

Vale la pena ascoltare Cook quando dice: «Apple non ha una quota di mercato dominante in alcun mercato in cui e' presente». (Dovrebbe aggiungere: «con l' eccezione dell' Apple Store», ma lui sostiene di no). Google l' egemonia nella ricerca Internet ce l' ha, ma è frutto della scelta dei consumatori o di attività anti-concorrenziali?

La Commissione Europea è convinta che sia la seconda ragione - e ha fatto pagare a Google una salatissima multa di più di 4 miliardi di euro. Ma i rimedi "strutturali" tanto amati da Bruxelles non hanno eroso il dominio dell' internet di Google. Il motivo? Google ha un prodotto che è notevolmente superiore agli altri.

(…)

Ultimi Dagoreport

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA (NO RIARMO) SPACCA LA DIREZIONE DEM ED ELETTORI - SOLO LA VECCHIA GUARDIA DI ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA IMBUFALIRE I RIFORMISTI CHE VANNO A CACCIA DI ALTRI LEADER (GENTILONI? ALFIERI?) – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA - RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL TUMPUTINIANO SALVINI CHE COME ALTERNATIVA AL GOVERNO FA RIDERE I POLLI…

ursula von der leyen elisabetta belloni

FLASH – URSULA VON DER LEYEN HA STRETTO UN RAPPORTO DI FERRO CON LA SUA CONSIGLIERA DIPLOMATICA, ELISABETTA BELLONI – SILURATA DA PALAZZO CHIGI, “NOSTRA SIGNORA ITALIA” (GRILLO DIXIT) HA ACCOMPAGNATO LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEL SUO VIAGGIO IN INDIA, SI È CIRCONDATA DI UN PICCOLO STAFF CHE INCLUDE GLI AMBASCIATORI MICHELE BAIANO E ANDREA BIAGINI – URSULA, PER FRONTEGGIARE L’URAGANO TRUMP, HA APPIANATO LE TENSIONI CON IL NEO-CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ (LEI ERA LA COCCA DELLA MERKEL, LUI IL SUO PIÙ ACERRIMO RIVALE). PACE FATTA ANCHE CON LA NEMESI, MANFRED WEBER…

emmanuel macron donald trump keir starmer xi jinping elon musk

DAGOREPORT – COME MAI LA GRAN BRETAGNA, PAESE STORICAMENTE GEMELLATO CON GLI STATI UNITI, SI E' RIAVVICINATA DI COLPO ALL'EUROPA, DIMENTICANDO LA BREXIT? DIETRO LA SORPRENDENTE SVOLTA DI KEIR STARMER CI SONO STATI VARI INCONTRI TRA I GRANDI BANCHIERI ANGLO-AMERICANI SPAVENTATI DAL CAOS ECONOMICO CREATO DAI DAZI DI TRUMP E DALLE CRIPTOVALUTE DI MUSK - DI QUI, SONO PARTITE LE PRESSIONI DEL CAPITALISMO FINANZIARIO SU KEIR STARMER PER UNA SVOLTA EUROPEISTA SULL'ASSE PARIGI-LONDRA CHE OPPONGA STABILITÀ E RAGIONEVOLEZZA ALLE MATTANE DELLA CASA BIANCA – ANCHE LA CINA, CHE HA RIPESCATO I VECCHI CAPITALISTI COME IL FONDATORE DI ALIBABA JACK MA, SI STA PREPARANDO A RISPONDERE ALLA DESTABILIZZAZIONE TRUMPIANA (XI JINPING HA NELLA FONDINA UN'ARMA MICIDIALE: 759 MILIARDI DI TITOLI DEL DEBITO USA. UNA VOLTA BUTTATI SUL MERCATO, SALTEREBBE IN ARIA TUTTO...)

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - ZELENSKY? VATTELA PIJA ‘NDER KURSK! LA CONTROFFENSIVA RUSSA NELLA REGIONE OCCUPATA DAGLI UCRAINI È IL FRUTTO DELLO STOP AMERICANO ALLA CONDIVISIONE DELL’INTELLIGENCE CON KIEV: SENZA L’OCCHIO DELLO ZIO SAM, LE TRUPPE DI ZELENSKY NON RESISTONO – IL TYCOON GODE: I SUCCESSI SUL CAMPO DI PUTIN SONO UN’ARMA DI PRESSIONE FORMIDABILE SU ZELENSKY. MESSO SPALLE AL MURO, L’EX COMICO SARÀ COSTRETTO A INGOIARE LE CONDIZIONI CHE SARANNO IMPOSTE DA USA E RUSSIA A RIAD…

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…