CHI E’ VINCENT BOLLORE’? HA FREGATO AL PADRE LA CARTIERA DI FAMIGLIA E HA TRADITO LA MOGLIE CON LA COGNATA - HA PIANTAGIONI DI PALMA PER LA PRODUZIONE DELL’OLIO - BERNHEIM GLI HA INSEGNATO COME MANEGGIARE LE SCATOLE CINESI, O MEGLIO: LE PULEGGE BRETONI - L’AMBIZIONE E’ DIVENTARE IL MURDOCH EUROPEO
Bernardo Fanti per la Verità
A 64 anni e quasi 7 miliardi di patrimonio personale, il francese Vincent Bolloré è un imprenditore celebre grazie a una fortunata carriera di raider che l' ha visto acquistare numerosi pacchetti azionari con metodi poco ortodossi (e parecchie Opa ostili). Ai successi in campo finanziario ne ha poi aggiunti altri in quello industriale, e oggi il gruppo Bolloré si presenta come una conglomerata di livello mondiale (11 miliardi di fatturato, 600 milioni di utili), che opera in Europa e in Africa in diversi settori tradizionali (energia, agroalimentare, trasporti, logistica), ai quali ha aggiunto negli ultimi anni media e telecomunicazioni.
Dal 2014 infatti con la sua Vivendi, capitalizzazione oltre i 23 miliardi di euro (Mediaset per dire ne capitalizza 4,2), traffica con successo in musica, televisione, cinema, videogiochi. L' ambizione dichiarata: diventare il Rupert Murdoch d' Europa. L' ultima mossa: salire al 20% di Mediaset. È dunque inevitabile che in futuro, anche dalle nostre parti, si parli molto di Bolloré.
CARTIERA
9 vincent bollore antoine bernheim lap
Nato nel 1952 a Boulogne-Billancourt, appartiene a una famiglia di industriali bretoni. Laurea in diritto, a 18 anni già lavorava presso la Banque de l' Union européenne industrielle et financière, prima di entrare nel 1975 nella Compagnie financière Edmond de Rothschild. La sua carriera di imprenditore iniziò nel 1981 quando sfilò al padre e a due zii l' azienda di famiglia che produce carta sottile per sigarette. Michel, padre di Vincent, la guidava con i fratelli René e Gwenn, ma gli affari peggioravano.
Vincent Bollorè Antoine Bernheim
Per evitare il peggio era urgente compiere un salto tecnologico e buttarsi nella produzione di carta metallizzata sottile, da usare nei condensatori. Ma il padre e gli zii, divisi da contrasti, non riuscivano a prendere una decisione. Fu a quel punto che il giovane Vincent, ultimo di cinque fratelli, entrò in gioco, agendo dietro le quinte. Preparò una bozza di piano per il rilancio della cartiera Bolloré e, insieme a un fratello, lo sottopose al barone Edmond de Rothschild, banchiere tra i più potenti. Anche se l' affare era di poco conto, il barone stette al gioco e finanziò la scalata del giovane Vincent all' interno della famiglia.
PULEGGE
Per Vincent fu il primo colpo finanziario di una lunga serie, che ha avuto come teatro la Borsa di Parigi. A fargli da maestro in quella che è definita (con riferimento alle sue origini) la tecnica delle «pulegge bretoni» (in Italia, si usa dire «scatole cinesi») è stato il banchiere Antoine Bernheim, l' inventore del «capitalismo senza capitali». In pratica, l' arte di controllare una società attraverso altre società paravento, con un investimento minimo. Un gioco dove l' allievo ha superato il maestro, fino a guadagnarsi la fama di «principe del cash flow».
COMMANDO
Bolloré comincia presto anche a gestire attività portuali in diverse città dell' Africa equatoriale (Congo, Nigeria, Mozambico) soprattutto dove ci sono i terminal del petrolio. Diventa proprietario di concessioni ferroviarie e stradali in Costa d' Avorio e Burkina Faso. Investe in infrastrutture pensate per far arrivare nei suoi porti i minerali estratti nelle miniere della zona.
Compra piantagioni di palme per la produzione di olio e di alberi della gomma dalla Liberia al Camerun, dalla Nigeria all' Indonesia. Detta così sembra nulla, invece significa sapersi destreggiare in Paesi contraddistinti da tassi di civiltà giuridica pressoché nulli, da criminalità pervasiva e corruzione a tutti i livelli. Lui stesso, in un' intervista dedicata alle attività in Africa (che rappresentano tuttora la parte più rilevante del business familiare) ha riconosciuto che «i nostri metodi sono più simili a quelli dei commando che a quelli delle forze armate regolari» (molti anche i rumors su presunti legami del gruppo con i servizi segreti).
PIRATA
Rare le interviste, la riservatezza è un dogma in casa Bolloré. Molto legato a Gabriel Grimaud, prete tradizionalista per non dire reazionario, che il finanziere bretone incontra puntualmente due volte alla settimana. Che fosse un cattolico tradizionalista, vicino agli ambienti più conservatori della chiesa francese, lo aveva rivelato anche il presidente Hollande in una delle sue interviste ai giornalisti di Le Monde nel libro Un presidente non dovrebbe parlare così. Dopo averlo definito «un pirata», Hollande aveva precisato: «Anche se ha un look moderno, sappiate che Bolloré è un cattolico integralista». Nei salotti parigini fece scalpore il divorzio dalla prima moglie, Sophie Fossorier, negli anni Novanta, dopo una liaison tra Bolloré e la cognata. Poi tutto è rientrato nella normalità e l' imprenditore si è sposato con romanziera Anaïs Jeanneret.
CELLULARE
«Sul cellulare ha messo un contatore per segnare i giorni che mancano al 17 febbraio 2022, quando l' impero di famiglia nato da una piccola cartiera di Quimper compirà 200 anni. Quel giorno, Vincent Bolloré - detto "Bollo" dagli amici - passerà le redini del gruppo alla settima generazione» ( Anaïs Ginori). Ha quattro figli: Yannick, Cyrille, Sébastien e Marie.
MEDIOBANCA
Cosa voglia precisamente Bolloré dall' Italia non è chiaro, e lui - a onor del vero - non l' ha mai spiegato. Quel che si sa è che i due capisaldi del suo potere economico in Italia (cioè l' 8% in Mediobanca, il 25% in Telecom) li ha certamente voluti, ma perché gli sono capitati, e non per una precisa ricerca strategica. Mediobanca se la ritrova essendosi prestato, per anni, a funzionare da terminale di operazioni decise sopra la sua testa, in epoche in cui lui era un pesce piccolo, una pedina nelle mani di Bernheim e dei veri decisori di Banque Lazard.
E Telecom, be': è stata per Vivendi, all' inizio, una specie di lascito casuale della vendita della rete di telecomunicazioni brasiliana Gtv a Telefonica. Ultimo atto di una serie di operazioni in cui la medesima Vivendi si era liberata dalle sue partecipazioni nei telefoni, non credendo alle sinergie tra la propria attività editoriale in Canal Plus e queste reti (il contrario di quello che sostiene adesso), salvo poi rientrare dalla finestra opportunistica di quell' 8% di Telecom, offertogli come «saldo in natura» del pagamento di Gtv da Telefonica. Con in tasca quella quota, e mancando, tra gli altri soci dell' ex monopolista italiano, qualcuno con uno straccio di strategia e due lire da spendere per contrastarlo, Bolloré ha avuto buon gioco a salire al 25%, ritrovandosene azionista di controllo senza opposizioni.
CAVALLO
E adesso cosa pensa di fare con Mediaset? Che Bolloré ambisca a conquistarla è sempre stato chiaro a tutti salvo che ai Berlusconi. Di certo, con i 700 milioni spesi da Videndi la scorsa settimana per salire dal 3 al 20% del capitale di Mediaset, ha destato l' attenzione dell' ex amico Silvio che l' ha catalogata subito come scalata ostile e dato mandato ai legali del Biscione di inoltrare varie richieste alla procura di Milano e alla Consob. Ma era evidente che Vivendi non se si sarebbe mai comprata solamente Mediaset Premium, nonostante avesse millantato il contrario, se non per usarla come cavallo di Troia attraverso il quale prendersi poi la casa madre. Era proprio chiaro come il sole. E rastrellare un quinto del capitale di un' azienda quotata da 20 anni e da 20 anni con lo stesso socio di maggioranza non è poca cosa; e, soprattutto, non si costruisce in un giorno. È evidente che Bolloré aveva pianificato la mossa da tempo, e studiato a tavolino la scalata. Ma per fare cosa?
cyrill vincent e yannick bollore
POKERISTA
Lanciare un' Opa su Mediaset costerebbe tantissimo (e a cascata andrebbero lanciate offerte anche su Telecinco ed Ei Towers) e l' esito sarebbe comunque incerto. Potrebbe continuare a rastrellare azioni (può arrivare fino al 29,9%) ma se c' è un dato di fatto è che Mediaset è inscalabile: il 40% in mano alla Fininvest di fatto blinda la società. L' assemblea straordinaria dei soci ha la cosiddetta «minoranza di blocco», senza il cui consenso non può essere approvata nessuna operazione straordinaria come l' adesione a un' offerta di acquisto.
vincent bollore dal financial times
Insomma, oggi la vera Mediaset non è scalabile senza il consenso dei Berlusconi. E se scalzare Berlusconi dal controllo di Mediaset con un' offerta ostile appare un azzardo, fargli la guerra in assemblea non può essere l' obiettivo di un' azienda come Vivendi. Vincent Bolloré, lo si è visto, è un pokerista della finanza. Forse il disegno finale non è chiaro neppure a lui, ma sa che ha diverse carte da giocare. Alla fine un tavolo, due sedie e 40 avvocati potrebbero bastare.