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ELKANN CHE MORDE ANDREA AGNELLI - IL PRESIDENTE FCA HA DECISO: IL CUGINO DEVE LASCIARE LA PRESIDENZA DELLA JUVENTUS. A FAR PRECIPITARE I RAPPORTI LO "SCARICABARILE" SULLA VICENDA DEI BIGLIETTI AGLI ULTRAS. E TRA I DUE LITIGANTI MARCHIONNE GODE

Andrea Giambartolomei per www.lospiffero.com

 

AGNELLI ELKANNAGNELLI ELKANN

Il ruolo di Andrea Agnelli alla testa della Juventus sarebbe al capolinea. John Elkann, presidente di Exor, la finanziaria che detiene la quota di maggioranza della società bianconera, vorrebbe liquidarlo dal club. La voce, che circola da alcune settimane, è diventata sempre più insistente, ridisegnando gli schemi del dualismo tra Gianni Agnelli, nonno di Elkann, e suo fratello Umberto, padre del presidente bianconero.

 

Ad aver increspato i rapporti, già rovinati dai comportamenti di Agnelli negli ultimi anni (e dai suoi invidiati successi col club), ci sarebbe la convivenza sempre più difficile con l’amministratore delegato Beppe Marotta, più vicino a Elkann. Pare che di mezzo ci sia lo scaricabarili di responsabilità sulla cessione dei biglietti agli ultras, una vicenda finita prima nel mirino della Direzione distrettuale antimafia di Torino, che ha indagato per presunti legami con la ‘ndrangheta alcuni tifosi interessati al bagarinaggio, e poi la procura della Federazione italiana gioco calcio.

 

Nella prima inchiesta sono stati sentiti come persone informate sui fatti diversi manager della Juventus, tra cui lo stesso Marotta, ma anche l’uomo fidato di Agnelli, il security manager Alessandro D’Angelo e l’ex amico ed ex direttore commerciale Francesco Calvo, passato al Barcellona dopo la liaison tra sua moglie, Deniz Akalin e il numero uno bianconero (vicenda che al nipote prediletto dell’Avvocato non è andata giù, soprattutto per la separazione di Andrea dalla moglie Emma Winter). Queste stesse persone poi sono state sentite dai procuratori della Figc.

JOHN ELKANNJOHN ELKANN

 

Il risultato però è contrastante: se a Torino la Juventus è uscita indenne dall’inchiesta (ma i pm non la ritengono nemmeno parte offesa dalle “silenti pressioni” degli ultras denunciate da Agnelli nel memoriale), a Roma la faccenda potrebbe farsi più intricata.

 

Il documento con cui la Figc comunicava al club la conclusione della sua inchiesta è andato ben oltre il lavoro dei magistrati ordinari citando “rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultras'’, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata”.

 

Inoltre ad Andrea Agnelli e a Stefano Merulla (responsabile della biglietteria) viene contestato di aver partecipato “personalmente, inoltre, in alcune occasioni, a incontri con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ‘ultras’”, mentre nei confronti di D’Angelo le occasioni non sono “alcune”, ma sono “numerose”. Il documento è stato recapitato, per tramite dell’avvocato, ad Agnelli, Calvo, D’Angelo, Merulla e la società. Chi non l’ha ricevuto è invece Beppe Marotta.

JOHN ELKANNJOHN ELKANN

 

La Juventus e i suoi manager si sono difesi e il procedimento federale non è ancora concluso. Una decisione è attesa e negli ambienti sportivi si sospetta che la federazione stia prendendo tempo, visto che presto ci saranno le elezioni per le nuove cariche: il presidente Carlo Tavecchio si ricandida alla guida e ha trovato l’appoggio del presidente della squadra più forte, la Juventus.

 

LAPO ELKANNLAPO ELKANN

Se Agnelli fosse davvero in uscita dalla palazzina di corso Galileo Ferraris, potrebbe andare un ruolo nella Ferrari: l’anno scorso si era candidato come consigliere facendo valere tutta la sua esperienza ad alto livello nello sport, ma Elkann aveva preferito a lui suo fratello Lapo.

 

Tuttavia, come ha ricordato di recente il giornalista Gigi Moncalvo, la folle notte a New York di Lapo (il finto rapimento inscenato per pagare un debito con una trans) potrebbe costargli il posto nel cda della scuderia di Maranello, aprendo un varco per Andrea Agnelli. Lì potrebbe trovare un’altra persona in rapporti gelidi con Elkann: Sergio Marchionne, ad di Fca e presidente della Ferrari, ruolo che potrebbe mantenere anche dopo l’uscita da Fca dal 2018.

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