EMMA MARCE-TAGLIA - L’AZIENDA DELLA EX LEADER DI CONFINDUSTRIA TRA CRISI E ESUBERI
Salvatore Cannavò per "il Fatto Quotidiano"
La Marcegaglia, intesa come azienda, non se la passa tanto bene. E non solo a Taranto. Secondo il sindacato, la crisi è strisciante e si fa sentire sul piano degli esuberi. In Puglia è stato chiuso lo stabilimento che produce pannelli fotovoltaici (ma venerdì ci sarà l'incontro al ministero dello Sviluppo). Cassa integrazione ed esuberi si fanno sentire, però, in quasi tutti gli stabilimenti italiani. Soprattutto nel settore dell'edilizia (Builtech), ma anche nella produzione di tubi e laminati (Marcegaglia Spa). Si fa sentire la recessione, la stagnazione del mercato. Ma anche la difficoltà di trovare una strategia vincente in un settore che si sposta sempre più a est.
L'azienda, poi, nel giro di un anno ha visto morire due uomini fondamentali. Il fondatore, Steno Marcegaglia, è scomparso lo scorso 10 settembre a 83 anni. Molti per dirigere la ditta ma depositari, in ogni caso, di decenni di esperienza.
L'altra morte risale al 7 dicembre 2012 ed è quella di Plinio Fiorini, il vero braccio destro di Steno. Anch'egli operaio, entrato in Marcegaglia a 15 anni, nel 1960, Fiorini è poi diventato il numero due. Burbero e immerso nel lavoro, si era guadagnato la stima di operai e sindacati, accorsi in massa al suo funerale.
Con la sua dipartita si inizia a percepire, spiega il sindacato, che la testa dell'azienda è fragile. Pesa la gestione troppo familiare. Nel mercato globale, per trovare soci e liquidità sarebbe utile la quotazione in borsa che, nonostante le dimensioni dell'azienda (50 stabilimenti, 7500 dipendenti di cui 5000 nel settore centrale della produzione) non sembra all'orizzonte.
Spicca, per negatività , il caso tarantino con i suoi 140 dipendenti lasciati a casa. Ma la mappa non è meno grave nel resto degli stabilimenti del gruppo.
A Graffignana, in provinca di Lodi, dove si producono i ponteggi per l'edilizia, sono stati dichiarati 70 esuberi su 112 dipendenti e a febbraio scadrà la cassa integrazione. A Pozzolo Formigaro in provincia di Alessandria, la produzione di tubi a freddo è cessata con 72 esuberi collocati in cassa integrazione straordinaria. L'unico dato positivo è che, a seguito di questa chiusura, si è verificato un incremento di produzione a Lomagna in provincia di Lecco.
A Fontanafredda, Pordenone, gli esuberi sono invece 100 e lo scorso luglio è stato siglato un accordo di cassa integrazione straordinaria. A Forlì le cose vanno meglio, ma il sindacato lamenta il non rispetto del piano di assunzioni concordato. A Sesto San Giovanni 50 esuberi su 170, mentre a Potenza i 60 dipendenti fanno la cassa integrazione a rotazione.
Il calo degli ordini si fa sentire anche a Mantova. Qui, pur in assenza di ricorso a riduzioni o ristrutturazioni, pesa lo spostamento di produzioni dirottate verso Casalmaggiore e Ravenna.
"La situazione del gruppo Marcegaglia - dice al Fatto Mirco Rota, segretario Fiom della Lombardia - si conferma particolarmente difficile per via della debolezza strategica. Noi continuiamo a chiedere che il ministero dello Sviluppo convochi azienda e sindacati per discutere di un piano aziendale. Ma finora il ministro Zanonato non ci ha prestato attenzione". Intanto, Emma Marcegaglia sembra tornare a tempo pieno nell'attività accanto al fratello, Antonio. Dopo una vita in Confindustria, dovrà dimostrare quanto vale.
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