ennio doris

IL MATTINO HA DORIS IN BOCCA – PENSIERI, PAROLE, OPERE E MISSIONI DI ENNIO DORIS: “MI SERVIVANO CAPITALI ENORMI, APPROFITTAI DI UN VIAGGIO A GENOVA PER PORTARE MIA MOGLIE A PORTOFINO. SUL PORTICCIOLO VIDI BERLUSCONI CHE PARLAVA CON UN PESCATORE CHE STAVA RIPARANDO LE RETI E...” – “NON ABBIAMO MAI LITIGATO, È TROPPO BUONO E PER LUI L’AMICIZIA HA UN VALORE ASSOLUTO” – LE SCODELLE DI CAFFELATTE, I SUDOKU E L’AMORE MONOGAMO PER LINA: "'UN PO' TI INVIDIO', MI RIPETE SEMPRE BERLUSCONI. 'HAI TROVATO SUBITO LA DONNA GIUSTA'"

Stefano Lorenzetto per il “Corriere della Sera”

 

silvio berlusconi ennio doris

Dicono che la sua arma migliore sia il sorriso con cui persuade i clienti, arrivati alla cifra record di 1,5 milioni. Ma forse il segreto di Ennio Doris, 80 anni compiuti venerdì scorso, è un altro: lo sguardo dei Rizzardi, gli zii di sua madre Agnese.

 

Quello magnetico di Carlo, maestro elementare a Tombolo, nel Padovano, che ipnotizzò intere generazioni di bambini, 60 per volta, terza, quarta e quinta in un’unica classe.

 

«Entrava in aula, la cagnara cessava di colpo e chi stava per dare un calcio al compagno restava pietrificato con il piede a mezz’aria», ricorda divertito Doris. Non che l’altro zio, Giovanni, fosse da meno: una sera a cena fissò il gatto che lo molestava e il felino, terrorizzato, balzò fuori dalla finestra rompendo il vetro.

ennio doris e la moglie lina.

 

Per non parlare di mamma Agnese: «Le rare volte in cui discuteva con papà, lei a un certo punto lo trafiggeva con gli occhi e lui li distoglieva da sé gridando “fute, fute!”, le due paroline usate per far scappare il gatto».

 

Alberto Doris, il padre, era un mediatore di bestiame. Lo chiamavano El Vai, storpiatura di Edelweiss, le sigarette preferite, quelle con la stella alpina sul pacchetto.

 

Suo figlio Ennio divenne «el fiólo del Vai carne», la ragione sociale di famiglia nel soprannome. A 10 anni avrebbe voluto abbracciare lo stesso mestiere. Una nefrite lo costrinse a cambiare strada: ragioniere. Oggi il fondatore di Banca Mediolanum può dire che si trattò di un colpo di reni per fare gol nella vita.

MASSIMO E ENNIO DORIS

 

Però un po’ di stalla le toccò lo stesso.

«Per fortuna. Lì capii che il lavoro serve a dimostrare chi sei. Il venerdì alle 2 di notte davo alle vacche il bevarón, acqua e semola, che le gonfiava, facendole sembrare più pasciute.

 

Poi le strigliavo ben bene e alle 4 del mattino le portavamo al mercato di Castelfranco Veneto. Difficile che qualcuna tornasse indietro».

 

Come le venne in mente, nel 1998, di fondare una banca senza sportelli?

«Il porta a porta lo imparai nel 1960 all’Antoniana, da impiegato nell’agenzia di San Martino di Lupari. Di pomeriggio era chiusa e così consegnavo a domicilio gli assegni circolari. Pensai di applicare il metodo in Italia. Capivo che gli sportelli avrebbero fatto la fine delle cabine telefoniche, nonostante un’agenzia fosse arrivata a valere 8-10 milioni di euro».

SILVIO BERLUSCONI ENNIO DORIS

 

La molla era scattata 30 anni prima.

«Sì, il giorno in cui decisi di lasciare la banca e andare a lavorare per Dino Marchiorello, titolare delle Officine di Cittadella. Scesi dalla mia Fiat 850 con i tappetini di plastica e salii sulla sua Citroën Pallas. I piedi affondarono nella moquette. Pensai: ne avrò una uguale. Nel 1981, divenuto broker della Dival, gruppo Ras, guadagnavo 100 milioni al mese».

 

Allora perché cercarsi altri affanni?

confalonieri berlusconi letta

«Sono abituato a inseguire le cose in cui credo. Mi dia pure dell’incosciente. Nel 1969 avevo lasciato Marchiorello per vendere fondi d’investimento con Fideuram. A trascinarmi fu Gianfranco Cassol, un mio ex compagno di scuola. “Si lavora a provvigione”, mi spiegò.

 

Formula magica, che di solito spaventa tutti. Il guadagno dipendeva solo da me. Mi alzavo alle 6 e cenavo dopo mezzanotte. Sabato compreso. La domenica mattina riunione con Cassol, il pomeriggio dedicato alla famiglia. Vivevo per i clienti».

 

Mi ha persuaso: le do dell’incosciente.

«Il successo è solo statistica. Ogni tot persone, di sicuro una i soldi te li dà».

MEDIOLANUM

 

Uno dei primi fu un falegname.

«Esatto. Mi allungò un assegno da 10 milioni di lire e mi chiese: “Sa che cosa le ho dato?”. Sì, 10 milioni. “No, lei si sbaglia”. Controllai la cifra: era corretta. “Le ho dato questi”, e mi mostrò i calli mostruosi che aveva sui palmi delle mani.

 

ennio doris.

“Si ricordi che io non posso permettermi il lusso di ammalarmi, perché senza risparmi la mia famiglia morirebbe di fame”. Una pugnalata al cuore. Diventare altruista fu il mio modo di essere egoista. Dovevo trasformarmi nel medico del risparmio, dare alla persone i farmaci giusti per le loro esigenze: polizze infortuni, previdenza integrativa, assicurazioni, fondi comuni, servizi bancari, case».

 

E così nacque Programma Italia, progenitrice del gruppo Mediolanum.

ennio doris

«Ma servivano capitali enormi, che non avevo. Approfittai di un viaggio a Genova, dove incontrai il fiscalista Viktor Uckmar, per portare mia moglie a Portofino. E sul porticciolo chi vidi? Silvio Berlusconi. Parlava con un pescatore che stava riparando le reti.

 

Lo riconobbi perché la sua foto era su Capital, a corredo di un’intervista in cui dichiarava: “Chi ha una buona idea, si rivolga a me”. Gli dissi: la ammiro molto, posso stringerle la mano? Ne fu lusingato.

 

victor uckmar

Premettendo che raccoglievo 10 miliardi di lire al mese per Dival con una squadra di 800 persone, gli illustrai brevemente un progetto sugli immobili. Lui mi pose tre domande. Alla terza, dimostrò di aver capito il mio settore più di me. Non avevo mai conosciuto in vita mia una simile capacità d’impadronirsi di un argomento. Passati 15 giorni, mi convocò ad Arcore».

 

Voleva saperne di più?

«Già. Mi ricevette in veranda. Mi ero presentato con un dossier che raccoglieva i profili di 3.000 clienti, giusto per dimostrargli che non partivo da zero. In quel momento mia madre mandò dal cielo un colpo di vento che sparse tutti quei fogli sul prato.

 

ennio doris e il cerchio di mediolanum 1

Le pagine sembravano migliaia, anziché un centinaio. Di solito Berlusconi era abituato a incontrare interlocutori del genere: “Guadagno tanto, quindi deve darmi di più”. Io gli dissi solo: da lei non voglio niente, facciamo una società al 50 per cento. Ci stringemmo la mano. Non servì altro».

 

Il suo socio ha scritto di lei: «Ennio con Fedele Confalonieri e Gianni Letta costituisce la mia trinità amicale». Quindi lei sarebbe lo Spirito Santo?

«Silvio è sempre generoso, anche nei paragoni. Per lui l’amicizia ha un valore assoluto. Non la tradirà mai».

 

Avete litigato qualche volta?

«Impossibile. È troppo buono. Nel 1982 suo cugino Giancarlo Foscale, responsabile amministrativo di Fininvest, cacciò un dirigente che rubava. Silvio era negli Stati Uniti. Al suo ritorno, staccò un cospicuo assegno al licenziato.

silvio berlusconi

 

Foscale s’inalberò: “Ma come? È un ladro”. E lui: “No, è un malato. Ha il vizio del gioco d’azzardo. Ma ha anche due bambini”».

 

Lei è monogamo, Berlusconi proprio no. Nessun contrasto su questo?

«“Un po’ t’invidio”, mi ripete sempre. “Hai trovato subito la donna giusta”».

 

Fantastico. Perciò la ricerca continua.

«La mia Lina aveva 15 anni. In una settimana ci fidanzammo. La sposai nel 1966. Resta uguale: eterea come Katharine Hepburn, bella come Sophia Loren».

 

In che modo conquista i clienti?

«Dimostrandogli che io per primo sono convinto. Puoi mentire con la parola, ma non con il corpo. Il mio maestro Cassol la chiamava “vendita verità”».

 

Che garanzie può dare con un debito planetario che ha superato i 253.000 miliardi di dollari, il 322 per cento del Pil?

ennio doris e la moglie lin a

«Non esiste istituto al mondo in grado di garantire alcunché. Anche se ha la tripla A delle agenzie di rating, può fallire. Sopra i 100.000 euro i depositi bancari non hanno protezione. Con la deflazione i tassi d’interesse sono negativi o quasi. L’unica che può salvarci è l’economia reale.

 

Ma le azioni sono rischiose per definizione. Se però lei possedesse per ipotesi quote di tutte le aziende del mondo, non perderebbe mai, perché le borse cresceranno sempre. Purtroppo i risparmiatori si fanno guidare dall’emotività, come insegna lo psicologo Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia».

 

IL MATRIMONIO DI GIANCARLO FOSCALE CON SILVIO BERLUSCONI

Quanto costò salvare quelli di Mediolanum dal crac Lehman Brothers?

«Alla mia famiglia 63,5 milioni, alla Fininvest 56,5. Il più bell’investimento di sempre, perché l’anno dopo la raccolta schizzò da 2,8 a 5,89 miliardi».

 

Per Chiara Amirante, che si occupa di emarginati da quando guarì da un male che la stava rendendo cieca, lei è «una bellissima Dio-incidenza».

«Si sorprese perché, su suggerimento di mia moglie, la chiamai a parlare ai nostri 300 manager riuniti a Merano. È stata una benedizione di Dio incontrarla».

 

Ne deduco che lei crede in Dio.

«Moltissimo. Sono nato nel paese dove da giovane fu curato il futuro san Pio X, appena ordinato prete. La parrocchia mi mandò a una scuola di formazione politica a Treviso affinché imparassi la differenza fra democrazia e comunismo. Infatti diventai assessore della Dc. I miei miti sono De Gasperi e don Sturzo. Veneravo Pio XII, così alto e magro da sembrare puro spirito. E Karol Wojtyla».

 

Chiara Amirante

«Non potete servire Dio e la ricchezza», ammonisce Gesù nel Vangelo.

«Tra Dio e mammona, ho sempre messo al primo posto Dio. Il denaro è solo un mezzo. Come il coltello: può uccidere o diventare il bisturi che salva».

 

Ogni domenica va a Tombolo, ho letto.

«È vero. Ho bisogno dell’aria del mio paese, degli amici d’infanzia. Giocavamo a briscola da Giosuè e da Mea, ma hanno chiuso. Ora ci si trova al bar Centrale».

 

Mi dicono che risolve i sudoku al volo.

«Sono numeri. Quando a inizio anno mi mostrano i budget, noto subito le cifre stonate: vedo quello che c’è dietro».

 

Quanti soldi ha in tasca?

ennio doris mediolanum

«Non uso il portafoglio. Tengo le banconote con un fermaglio, ma è in cassaforte». (Chiama la moglie Lina, se lo fa portare e le conta). «Sono 980 euro».

 

Mi confessa qualcosa che nessuno sa?

«Qualcosa che riguardi me? Le rivelo un segreto che da piccolo mi faceva molto soffrire. Per cena mi davano enormi scodelle di caffellatte, per cui di notte non facevo in tempo ad arrivare al gabinetto per la pipì.

 

Abitavamo in tre famiglie, 18 persone, nella stessa casa. La mattina mia madre lavava il materasso e lo metteva ad asciugare sulla finestra. Tutti lo vedevano. Ecco, ripensandoci, non era neppure un segreto».

ennio doris silvio berlusconi GIANCARLO FOSCALEennio doris ennio doris piersilvio berlusconiennio doris nel 2001PUBBLICITA' DI FORBES CON IN COPERTINA ENNIO E MASSIMO DORIS SU 'LA STAMPA'PUBBLICITA' DI FORBES CON IN COPERTINA ENNIO E MASSIMO DORIS SU 'LA STAMPA'ennio e il figlio massimo dorisennio doris e la moglie linaennio doris 2000ennio doris e il cerchio di mediolanumennio doris virginia raggiennio doris e la moglie lina ennio doris urbano cairoennio doris sergio cragnottiENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONImassimo doris e giovanni audiffrediENNIO E MASSIMO DORIS SULLA COPERTINA DI FORBES

Ultimi Dagoreport

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO IL CINISMO POLITICO: TRA DUE MESI SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – FERMI TUTTI: LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT: ELLY IN BILICO DOPO LA VERGOGNOSA SPACCATURA DEL PD ALL’EUROPARLAMENTO (UNICA VOCE DISSONANTE NEL PSE) SUL PIANO "REARM" DELLA VON DER LEYEN – SENZA LE TELEFONATE STRAPPACUORE DI ELLY AI 21 EUROPARLAMENTARI, E LA SUCCESSIVA MEDIAZIONE DI ZINGARETTI, CI SAREBBERO STATI 16 SÌ, 2 NO E TRE ASTENUTI. E LA SEGRETARIA CON 3 PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SI SAREBBE DOVUTA DIMETTERE – NEL PD, CON FRANCESCHINI CHE CAMBIA CASACCA COME GIRA IL VENTO E COL PRESIDENTE BONACCINI CHE VOTA CONTRO LA SEGRETARIA, E’ INIZIATA LA RESA DEI CONTI: PER SALVARE LA POLTRONA DEL NAZARENO, SCHLEIN SPINGE PER UN CONGRESSO “TEMATICO” SULLA QUESTIONE ARMI - ZANDA E PRODI CONTRARI: LA VOGLIONO MANDARE A CASA CON UN VERO CONGRESSO DOVE VOTANO GLI ISCRITTI (NON QUELLI DEI GAZEBO) – A PROPOSITO DI "REARM": IL PD DI ELLY NON PUÒ NON SAPERE CHE, VENENDO A MANCARE L'OMBRELLO PROTETTIVO DEGLI STATI UNITI TRUMPIANI, CON QUEL CRIMINALE DI PUTIN ALLE PORTE, IL RIARMO DEI PAESI MEMBRI E' UN "MALE NECESSARIO", PRIMO PASSO PER DAR VITA A UNA FUTURA DIFESA COMUNE EUROPEA (PER METTERE D'ACCORDO I 27 PAESI DELLA UE LA BACCHETTA MAGICA NON FUNZIONA, CI VUOLE TEMPO E TANTO DENARO...)