EXPORCATA - IL PIANO DI FRIGERIO E AMICI PER COMMISSARIARE LA SOGIN DELL’INAVVICINABILE RICARDO CASALE. E A CHI SI RIVOLGONO? “BISOGNA PARLARE A CESA”, DICE CATTOZZO. SI FA ANCHE IL NOME DEL RENZIANO GUERINI, PORTAVOCE DEL PD

Paolo Colonnello per "La Stampa"

«Ho appena finito una riunione in Senato». Per un uomo che poteva riunirsi in luoghi così istituzionali ma dichiarava come reddito una pensione da 25 mila euro, è dura passare per «mediatore» di tangenti. Ma è quanto risulta dalle informative della Gdf nell'inchiesta Expo. Primo Greganti, il "compagno G.", nonostante il passato («conto Gabbietta») e soprattutto il presente, rimane insomma un mistero.

Anche perché, pur non risultando intestatario di alcun bene immobile o quote societarie, il suo telefono «ha come formale intestatario la società Seinco En.Ri. srl» di Torino posseduta dalle figlie. Circostanza quest'ultima «oltremodo significativa» secondo la Guardia di Finanza se la si analizza «alla luce delle considerazioni svolte circa la fervente attività «consulenziale posta in essere da Greganti a fronte della totale insussistenza, in capo allo stesso, di qualsivoglia giustificazione formale delle fazioni percepite».

Altrettanto «significativo», si direbbe, è il giallo sugli ingressi di Greganti in Senato che formalmente non risultano nei brogliacci dei visitatori di Palazzo Madama. Eppure se ne parla nelle intercettazioni, lui stesso lo comunica a Giuseppe Cattozzo, factotum di Frigerio: «Ho appena finito una riunione in Senato». E non è una millanteria, visto che la Gdf lo ritiene compatibile con la localizzazione della cella in cui si appoggia il cellulare del "compagno G" «alle ore 10.58, ubicata in via dei Cestari, nei pressi di Corso Rinascimento/Palazzo Madama».

Come faceva Greganti ad entrare in Senato senza essere registrato? E soprattutto: perché vi entrava di nascosto? Ieri, per risolvere il rebus, lo stesso presidente Piero Grasso ha chiesto formalmente alla Procura «ogni utile elemento di dettaglio riguardante le date e gli orari in cui Greganti sia stato eventualmente osservato fare ingresso o uscire dai palazzi del Senato».

Sebbene, il "compagno G", che nella squadra veniva considerato sicuro riferimento per le coop rosse e il Pd, i suoi principali incontri li svolgesse ogni mercoledì a Roma, al caffè della Galleria Sordi, due passi da Palazzo Chigi e dal Parlamento. Oppure tra un viaggio e l'altro.

Risulta ad esempio incontro avvenuto lo scorso 26 febbraio, mercoledì con Francesco Riccio, ex tesoriere nazionale Ds e Paolo Fusaro, amministratore delegato di Olicar. Scrive la Gdf: «Alle ore 13.44 Greganti chiama Francesco Riccio e gli conferma l'incontro davanti al Frecciarossa».

Qualche ora prima aveva mandato un Sms a Fusaro «per combinare l'incontro pomeridiano: "Ciao Paolo, ci vediamo alle 15.30 con Riccio all'ingresso del Freccia club. Un minuto dopo arriva la conferma di Fusaro: "Ok"». Del resto, Greganti non era l'unico a incontrare politici di punta. In un'intercettazione tra Frigerio e Cattozzo, si parla nientemeno che del segretario dello scudo crociato, Cesa.

L'Udc ieri ha diffidato i giornali ad accostare il nome di Cattozzo a quello del partito. Ma con certe intercettazioni, è davvero difficile non farlo. L'argomento tra i due, verte sulla «stangata» da tirare alla Sogin la società del ministero delle Finanze che si occupa dello smaltimento di scorie radioattive e che «la squadra», dopo aver ottenuto un appalto per Maltauro, voleva «infiltrare» con un direttore generale, Alberto Alatri. Il piano è semplice: Frigerio e compagni vogliono ottenere il commissariamento della società dopo che l'amministratore delegato Nucci, a loro contiguo, è stato sostituito con l'inavvicinabile Ricardo Casale.

E a chi si rivolgono? «Bisogna parlare a Cesa», dice Cattozzo. Frigerio: «Cesa...prima ne parli a Cesa, poi vedi Galletti e poi al limite portiamo Alberto da Galletti». Di quale Galletti parlano? Forse il ministro dell'Udc, Gianluca Galletti. Ma i due, è ormai noto, sognano in grande: «Lo facciamo portare da Vito (Bonsignore? ndr) nel frattempo studiamo se c'è un'operazione di commissariamento...io devo parlare a Guerini...a Lorenzo devo parlare, perché adesso quel matto di Renzi vuole fargli fare il segretario del partito...».

Il riferimento è ovviamente a Lorenzo Guerini, portavoce del Pd. Cattozzo è lanciatissimo: «Bisogna che organizzo un incontro io, te e Guerini così lo tiriamo dentro, il Guerini...stiamo parlando di 7 miliardi e mezzo di lavoro, ragazzi...io parlo con Cesa...adesso mi cerco Cesa...». Il piano è complesso, nella loro testa "Enrico", ovvero Maltauro, che nell'interrogatorio dell'altro ieri ha negato decisamente, «deve stare su Tosi e basta, deve avere buoni rapporti con Tosi», ovvero il sindaco leghista di Verona.

Il «piano», faraonico pur di piazzare l'amico Alatri, prevede agganci con tutti. Va mobilitato ovviamente anche Primo Greganti: «L'ho chiesto anche a Primo, non è che politicamente non l'abbia coperto...solo che Primo sta facendo passare alcuni dei suoi, importanti...». Possibile che millantassero anche tra loro? Certo che, per un pensionato da 25 mila euro all'anno come Greganti, «coprire politicamente» un futuro direttore generale della Sogin non doveva essere uno scherzo.

 

 

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